Tra questi appartenenza a “organizzazione terroristica” e incitamento a rapimento di soldati. La parlamentare del Pflp ha parlato con l’avvocato e raccontato del brutale trasferimento in prigione.
della redazione
Roma, 23 aprile 2015, Nena News – Dodici capi d’accusa sono stati presentati dal procuratore militare israeliano la scorsa settimana contro Khalida Jarrar. La parlamentare palestinese, membro del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, era stata arrestata il primo aprile scorso dall’esercito israeliano nella sua casa di Ramallah. Subito dopo l’arresto era stato spiccato un ordine di detenzione amministrativa (misura cautelare che non prevede accuse ufficiali né processo) di sei mesi per ragioni di sicurezza, pratica abusata dalle autorità israeliane contro attivisti e membri di movimenti politici.
Ora le accuse, dodici. Tra queste l’appartenenza ad un’organizzazione terroristica (così Israele considera il Pflp), l’attività pubblica a favore del partito e l’incitamento al rapimento di soldati israeliani: “Siamo rimasti sorpresi – aveva commentato la scorsa settimana l’avvocato della Jarrar, Sahar Francis – Il procuratore aveva esplicitamente detto la settimana precedente che non c’erano elementi per trattenerla. Ora queste accuse rafforzano la convinzione che il suo arresto sia una vendetta”.
Una vendetta, secondo la Jarrar, dovuta alla sua resistenza all’ordine di deportazione a Gerico che qualche mese fa le autorità israeliane le avevano imposto. Dopo aver protestato per un mese in una tenda a Ramallah, la Jarrar aveva ottenuto dalla corte israeliana la cancellazione dell’ordine di deportazione. Poco dopo è arrivato l’arresto, giunto – tra l’altro – lo stesso giorno dell’adesione ufficiale dell’Autorità Palestinese alla Corte Penale Internazionale. La Jarrar è infatti membro del comitato palestinese che si sta occupando del rapporto da presentare alla Corte.
Domenica scorsa Khalida Jarrar ha avuto modo di incontrare il legale del Comitato per i Prigionieri, Hanan al-Khatib. All’avvocato la Jarrar ha raccontato dell’interrogatorio avuto con le autorità del carcere, incentrato sulla sua attività politica e sulla vittoria ottenuta nel far decadere il precedente ordine di deportazione. La parlamentare ha poi raccontato del trasferimento dal carcere di Ha Sharon a quello di Ofer: insieme ad altri prigionieri, sono partiti alle 3 del mattino e il viaggio è durato nove ore durante le quali tutti loro erano ammanettati ad una sedia sotto la supervisione delle forze speciali.
Khalida Jarrar non è la sola ad aver subito un ordine di detenzione amministrativa, misura prevista dal diritto internazionale in casi di emergenza e per tempi limitati, ma ampiamente utilizzata dalle autorità israeliane. Solo nella giornata di martedì a 41 palestinesi sono stati consegnati ordini di detenzione amministrativa, per periodi compresi tra due e sei mesi. Ventinove dei 41 erano già in detenzione amministrativa: le autorità hanno emesso un nuovo ordine, altra pratica comune. Nelle carceri israeliane sono detenuti prigionieri politici in detenzione amministrativa, quindi senza processo, da oltre un decennio. Ad oggi sono circa 500 i prigionieri in detenzione amministrativa, tra cui – oltre la Jarrar – 18 membri del Consiglio Legislativo palestinese. Nena News
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