Il prigioniero politico palestinese è giunto al 78esimo giorno di sciopero della fame. Protesta contro la detenzione “amministrativa”, senza processo e accuse formali, che sconta da luglio in un carcere israeliano
di Michele Giorgio – Il Manifesto
Gerusalemme, 13 ottobre 2020, Nena News – «Maher sta molto male, ha perso quasi la metà del suo peso, ha un forte mal di testa e un ronzio costante nelle orecchie ed è troppo debole per stare in piedi. Ora fa fatica anche a rispondermi».
Così Taghreed al Akhras ha descritto ieri le condizioni del marito, Maher al Akhras, incarcerato in Israele e giunto al 78esimo giorno di digiuno completo. Rifiutando il cibo, Al Akhras – ora ricoverato all’ospedale Kaplan di Rehovot – protesta contro la detenzione «amministrativa» che sta scontando da luglio senza aver mai subito un processo e ricevuto accuse formali dalla procura militare israeliana.
Un giudice ha approvato il suo arresto «cautelare» – cominciato a luglio – sulla base di una segnalazione dello Shin Bet, il servizio segreto, che ha chiesto di tenerlo chiuso in una cella per non meglio precisate «ragioni di sicurezza».
Al Akhras si sta lentamente spegnendo ma non si arrende. Il suo avvocato ha fatto sapere che non rinuncia alla condizione che ha posto per mettere fine al digiuno: la scarcerazione immediata, quindi prima del 26 novembre, la data stabilita dal giudice militare come scadenza della sua detenzione. «Questo sciopero della fame è in difesa di ogni prigioniero palestinese e del mio popolo che soffre a causa dell’occupazione», ripete Al-Akhras.
A sostegno della sua liberazione è in corso una campagna internazionale che l’8 ottobre è culminata in un Twitter Storm con gli hashtag #SaveMaher #DignityStrike. Residente a Silat al Dhahr, un villaggio vicino a Jenin, Al Akhras, è già stato incarcerato cinque volte, gran parte delle quali senza processo.
Al Akhras non è il primo palestinese a digiunare per protesta in questi ultimi anni. Il motivo è stato sempre la battaglia contro la detenzione «amministrativa». Questa misura, proibita da leggi e convenzioni internazionali, prevede periodi rinnovabili di detenzione senza processo. È stata introdotta per la prima volta in Palestina durante il mandato coloniale britannico (terminato nel 1948). Ma le autorità israeliane la impiegano ancora contro i palestinesi sotto occupazione militare.
Al momento ci sono circa 350 palestinesi incarcerati senza accuse o processo su un totale di 4.400 prigionieri politici. Dal 1967, anno di inizio dell’occupazione di Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est, sono stati emessi almeno 50.000 ordini di detenzione amministrativa. Nena News