Senza coraggio storico e priva di una solida determinazione morale, la sinistra sionista plaude ai pericolosi accordi conclusi dal governo più di destra che Israele abbia mai avuto
di Orly Noy* Middle East Eye
* (Traduzione dall’inglese di Luciana Galliano pubblicata su zeitun.info)
Roma, 30 settembre 2020, Nena News – Se ci fosse stato bisogno di un’ulteriore prova dell’intrinseca incapacità della sinistra sionista di Israele di analizzare correttamente le circostanze politiche e rispondere di conseguenza, l’abbiamo avuta quando i leader di questo fronte si sono affrettati a concedere la loro benedizione agli “accordi di pace” tra Israele e gli Emirati Arabi Uniti e successivamente con il Bahrain.
Tamar Zandberg, leader del partito Meretz [storico partito della sinistra sionista, ndtr.], ha dichiarato di “plaudire alla decisione di rinunciare all’annessione e di passare invece a un accordo con un importante Paese arabo”. Peace Now [movimento israeliano non-governativo pacifista, ndtr.] ha dichiarato che “l’accordo con gli Emirati Arabi Uniti è un grande passo nella giusta direzione”.
Nitzan Horowitz, presidente del partito Meretz, ha affermato che “l’instaurazione di relazioni con gli Emirati Arabi Uniti dimostra che la revoca dell’annessione e [il perseguimento] di una soluzione a due Stati è la via per la normalizzazione regionale”.
Il New Israel Fund [organizzazione statunitense no profit per la giustizia e uguaglianza in Israele, ndtr.] lo ha descritto come un importante sviluppo. Anche Gideon Levy, il giornalista di solito più critico e attento, ha plaudito all’iniziativa: “Qualsiasi tentativo da parte di Israele di essere accettato con mezzi non violenti nel contesto regionale in cui è entrato con passo pesante circa un secolo fa è uno sviluppo positivo”.
Un triste scherzo
Indaffarata a concedere le sue benedizioni, la sinistra ebraica israeliana è stata del tutto cieca alla reazione ovunque profondamente critica dei palestinesi all’accordo. Che avrebbe dovuto essere in sé un campanello di allarme.
Ma a prescindere dalla ferma opposizione palestinese, la natura problematica della posizione della sinistra israeliana sarebbe stata evidente, se qualcuno si fosse preso la briga di chiedersi in cosa consistessero veramente quegli accordi, cosa spingesse il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a firmarli, a favore di chi fossero stati progettati e quale fosse il loro obiettivo.
Normalizzazione: che scherzo triste.
Basta guardare agli accordi di pace che Israele ha firmato con l’Egitto e la Giordania per capire esattamente quanto Israele sia oggi “normalizzato” agli occhi dei cittadini di quei Paesi. Non solo non si sono mai visti turisti egiziani o giordani per le strade di Israele, gli accordi non sono serviti a mitigare il modo in cui gli egiziani e i giordani vedono Israele – come un brutale occupante.
Non appena i nuovi accordi sono stati resi pubblici, il popolo del Bahrein stava già protestando con rabbia contro qualsiasi normalizzazione con Israele. Mentre gli accordi di Israele con l’Egitto e la Giordania hanno portato almeno a un’era senza guerre con due dei vicini e hanno risolto controversie di confine di vecchia data, l’accordo con gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein non servono nemmeno a qualcosa di simile. Quale conflitto risolvono esattamente questi accordi?
Quand’è che abbiamo paventato una guerra con gli Emirati Arabi Uniti? Quale nostro confine è ora più sicuro? Israele non ha confini con gli Emirati Arabi Uniti o il Bahrein.
Eludere la questione palestinese
È triste e scoraggiante che la sinistra ebraica in Israele si sia affrettata a sposare un accordo il cui obiettivo principale, oltre all’apertura di un altro mercato per l’industria delle armi israeliana, è di eludere la questione palestinese e ottenere la legittimità regionale pur continuando a perpetrare l’occupazione, le violenze e la spoliazione del popolo palestinese.
L’argomento della sinistra secondo cui un accordo con Emirati Arabi Uniti e Bahrein “ha tolto dal tavolo l’opzione dell’annessione” è infantile in modo imbarazzante. Sin dall’inizio l’annessione è stata una minaccia architettata per fornire a Israele proprio questo spazio di manovra.
Bisognerebbe essere davvero ingenui per pensare che le relazioni con gli Emirati Arabi Uniti o il Bahrein possano eliminare dal programma l’annessione. Dopotutto, Netanyahu e il suo governo di estrema destra esistono da oltre un decennio. Se davvero avessero voluto l’annessione, l’avrebbero realizzata molto tempo fa.
Ma poiché l’annessione de facto si rafforza quotidianamente senza comportare alcun costo reale per Israele né a livello locale né internazionale, Netanyahu non ha alcun interesse a scatenare l’opinione pubblica mondiale attraverso un’annessione de jure.
Al contrario con quella vuota minaccia miete capitale politico, mentre la deplorevole stoltezza della sinistra alimenta la sua corsa.
Contrariamente a quanto sostiene la sinistra, non solo questi accordi non fanno nulla per risolvere il conflitto con i palestinesi, peggio, ribadiscono il vecchio slogan della destra: puoi ottenere la pace per la pace, non è necessario pagare per la pace restituendo la terra.
L’etica della “pace”
Come spiegare allora il sostegno della sinistra ebraica israeliana a un accordo così irrealistico e dannoso?
Ha molto a che fare con l’etica della “pace” abbracciata tanto orgogliosamente dalla sinistra israeliana come fronte israeliano della pace. Penso non sia un caso che la sinistra sionista abbia scelto come emblema la “pace”, piuttosto che l’idea di giustizia.
Questo è in realtà da sempre uno dei maggiori inganni nel ruolo di quella che è conosciuta come la sinistra sionista: convertire la richiesta di giustizia in vaghi sogni di pace. Non che la pace non sia un valore importante; anzi. I Paesi, come le persone, dovrebbero certamente aspirare alla pace. Ma quando la pace diventa una via per aggirare la giustizia, non solo la giustizia viene fatta a pezzi, di fatto non si raggiunge nemmeno la pace.
La ragione per cui la sinistra sionista in Israele preferisce parlare più di pace e meno di giustizia ha a che fare con il carattere del sionismo. Il sionismo può offrire vuoti accordi di pace ma non può offrire alcun tipo di giustizia, perché per sua natura aspira a preservare ed estendere la superiorità ebraica e i privilegi che ne derivano.
Così, questa sinistra immaginaria a Oslo è stata in grado di imporre ai palestinesi un “accordo di pace” progettato per perpetuare l’inferiorità palestinese nei confronti di Israele (e nemmeno il poco che Oslo ha promesso ai palestinesi è stato reso effettivo da Israele) – ma Israele si è attentamente astenuto da qualsiasi accenno alla giustizia storica per non aprire il vaso di Pandora dell’ingiustizia intrinseca che è stata la Nakba.
Oggi, senza coraggio storico e priva di una solida determinazione morale, una sinistra che sta gradualmente scomparendo plaude agli accordi manipolatori e pericolosi conclusi dal primo ministro del governo più a destra che Israele abbia mai avuto.
Le opinioni espresse in questo articolo sono all’autrice e non riflettono necessariamente la politica della redazione di Middle East Eye.
Orly Noy è una giornalista e attivista politica che risiede a Gerusalemme.