La celebre corsa ciclistica italiana «scoperchia il marcio politico dell’occupazione israeliana e delle sue connivenze con Roma. Per la tredicesima volta parte dall’estero, ma il ciclismo non è una tavola da pranzo, siano tranquilli i superstiziosi» scrive Flavia Lepre
di Flavia Lepre
Roma, 5 dicembre 2017, Nena News – “Pace fatta tra gli organizzatori e Israele”, il Giro d’Italia parte da Gerusalemme! Così a Radio RAI 1 una giornalista liquida “l’incidente diplomatico”, come se il Diritto Internazionale non fosse sua competenza né riferimento. Il giorno prima, il 29 novembre, la fantasmagorica presentazione delle tappe italiane su Tuttosport, uno dei pochissimi giornali che non abbiano parlato della presenza sul sito ufficiale del sito del Giro d’Italia della specificazione “Gerusalemme Ovest” come luogo di partenza in un galoppo incalzante.
“Il Giro d’Italia 2018 partirà per la prima volta fuori dall’Europa: lo start è infatti previsto da Gerusalemme venerdì 4 maggio, l’arrivo è previsto a Roma domenica 27 maggio. (…)21 tappe, per un totale di 3.546,2 km, 44 mila metri di dislivello, 2 tappe a cronometro (44.2 km totali), 7 tappe per velocisti, 6 di media difficoltà e 6 di alta montagna, per un totale di 8 arrivi in salita.” E così proseguendo senza sosta per riprendere fiato. Dall’Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, di quel securo il fulmine tenea dietro al baleno; scoppiò da Scilla al Tanai, dall’uno all’altro mar.
Toni trionfali di “Urbano Cairo, Presidente e ad di RCS: “l’edizione 101 del Giro d’Italia, la prima della nuova epoca, sarà un edizione già da tutti definita storica.” L’epocale evento sembra porsi come spartiacque, due secoli, l’un contro l’altro armato, sommessi a lui si volsero, come aspettando il fato. Ma il 29 novembre è anche il giorno del botto. “Gerusalemme Ovest” esce scritto sul sito del Giro d’Italia. E’ tempesta furiosa. Nei titoli dei giornali le onde della procella. Come sul capo al naufrago l’onda s’avvolve e pesa, l’onda su cui del misero, alta pur dianzi e tesa, scorrea la vista a scernere prode remote invan; tal su quell’alma il cumulo delle memorie scese!
Il 30, prima delle 13,30 ritorna il sereno e la RAI1 Radio può rassicurare: “Pace fatta tra gli organizzatori e Israele”, il Giro d’Italia parte da Gerusalemme, due volte nella polvere, due volte sull’altar. Ma che cosa dice il Diritto Internazionale? Quello espresso è, oltre che di Israele, anche il punto di vista della giornalista e di RAI1? Senza una briciola di elemento critico, che so: aveva “l’incidente” qualche base reale? Eliminare “Ovest” come indicazione dell’area di Gerusalemme di partenza del Giro da parte degli organizzatori è un gesto che pone interrogativi? E le ingiunzioni israeliane non suggeriscono dubbi e riflessioni: che costituissero un ricatto? Che sul Giro d’Italia 2018 incombe un’enorme ipoteca politica? Che l’aver messo e poi tolto la specificazione “Ovest” suggerisce una certa labilità che può essere frutto d’ignoranza della situazione o della difficoltà di individuare un proprio punto di vista o solo l’intenzione di compiacere e sfuggire ad ogni critica? Che il Giro d’Italia è indifferente ad ogni discorso e piano che non siano esclusivamente quelli economici? In questo caso, non si verificherebbe che si svende un importantissimo evento sportivo per un piatto di lenticchie d’oro?
D’interrogativi la vicenda ne pone tanti. Come mai il giornalismo italiano ed in particolare quello RAI non ne coglie nessuno? E’ un problema di professionalità individuale? E’ un problema di censura? Di pressioni politiche a cui è difficilissimo sottrarsi o resistere? La risposta furiosa d’Israele sull’unità di Gerusalemme corrisponde alla realtà? E’ corretta dal punto di vista del diritto internazionale?
Lo spiraglio da cui era filtrato una parziale illuminazione su ciò che realmente Gerusalemme è, è stato in fretta richiuso: pace fatta, come se fosse una questione privata tra i due: Giro e Israele, di totale irrilevanza politica e giuridica generali. Invece, accettare che Israele si annetta Gerusalemme proietta in una dimensione internazionale di rapporti esplicitamente ed esclusivamente basati sulla forza. Quindi, significa contraddire tutto il faticoso percorso che dall’Ottocento (firma della Prima Convenzione di Ginevra, 8-22 agosto 1864, che sanciva la neutralità delle strutture e del personale sanitario; testi dell’Aja del 29 luglio 1899) al Novecento (convenzioni adottate all’Aja il 18 ottobre 1907, in relazione ai conflitti armati-guerra terrestre, marittima, neutralità..; due Convenzioni adottate nel 1929 per il trattamento dei prigionieri di guerra e, l’altra, per migliorare la protezione dei feriti e dei malati; le più famose quattro Convenzioni di Ginevra 12 agosto 1949), ha cercato di attutire e normare, contenendola, la brutalità dei rapporti internazionali.
Il pascoliano “apparì sparì d’un tratto” denuda la reale motivazione del Giro in “Israele”: non solo politica, ma volta a sostenere l’annessione israeliana di Gerusalemme e per giunta oscurandone l’illegalità e ci chiama tutti in correità. Nelle parole del Direttore RAI Mario Orfeo:” L’ultima grande manifestazione popolare di sport al mondo dove il livello altissimo della corsa si mescola con la passione della gente e con il territorio, che ne costituisce elemento essenziale.” Perché “ultima”? è una predizione? Nel pieno dei prodromi dello scongiurato “incidente diplomatico”, sembrava davvero che questa potesse essere l’ultima. Invece, il Giro d’Italia, risorge dalle potenziali ceneri, novella araba fenice: “la pace tra il Giro e Israele”! Infatti, è il Giro della pace!
Il Giro d’Italia finirà come Napoleone? Ed i giornalisti potranno, finalmente con Manzoni affermare Lui folgorante in solio vide il mio genio e tacque; quando, con vece assidua, cadde, risorse e giacque, di mille voci al sonito mista la sua non ha: vergin di servo encomio e di codardo oltraggio, sorge or commosso al subito sparir di tanto raggio? Nena News