Il Dipartimento del Tesoro americano ha annunciato ieri di aver inserito nella sua lista nera 18 grandi banche iraniane perché “ha identificato nel settore finanziario un’ulteriore via con cui il governo iraniano finanzia le sue attività maligne”. Preoccupazione da Francia, Regno Unito e Germania: “Si aggrava così valuta straniera per pagare importazioni umanitarie”
della redazione
Roma, 9 ottobre 2020, Nena News – A poche settimane dal voto per le presidenziali statunitensi, ieri gli Stati Uniti hanno imposto una nuova tranche di sanzioni all’Iran che potrebbe limitare la capacità di Teheran di importare aiuti umanitari. Con un comunicato il Dipartimento del Tesoro Usa ha annunciato di aver inserito nella sua lista nera 18 grandi banche iraniane perché “ha identificato nel settore finanziario un’ulteriore via con cui il governo iraniano finanzia le sue attività maligne”. Il Segretario al Tesoro Steven Mnuchin ha poi precisato che i nuovi provvedimenti non limiteranno l’arrivo degli aiuti umanitari, ma sono “un impegno a porre fine all’accesso illecito di dollari americani”. Verranno insomma “permesse le transazioni umanitarie per sostenere il popolo iraniano”.
Ma le rassicurazioni di Mnuchin convincono in pochi. Già da tempo diversi commentatori e analisti sostengono che le sanzioni Usa (riconfermate dopo la decisione del 2018 del presidente Trump di uscire unilateralmente dall’accordo sul nucleare iraniano) hanno ostacolato l’arrivo di cibo, medicine e aiuti umanitari all’Iran. Un atto ancora più pericoloso se si tiene presente che il Paese islamico è ancora nel pieno della bufera causata dal Covid. Ad opporsi alle nuove decisioni anti-Iran dell’Amministrazione Trump, ha rivelato un alto ufficiale europeo al Washington Post, sarebbero però non solo esperti ma anche Regno Unito, Francia e Germania. Londra, Parigi e Berlino, infatti, temono che le nuove sanzioni congeleranno gli asset iraniani all’estero “aggravando così la carenza di valuta straniera per pagare le importazioni umanitarie”. Solo l’anno scorso Teheran ha importato prodotti sanitari e cereali per un valore pari rispettivamente ad un miliardo e 3,5 miliardi di dollari”.
Il nuovo giro di vite contro la Repubblica islamica ha scatenato immediatamente le proteste iraniane. Il suo ministro degli esteri, Mohamad Javad Zarif, ha accusato su Twitter gli Usa di voler “far saltare in aria gli ultimi nostri canali per pagare cibo e medicine”, ma ha rassicurato che “il popolo iraniano sopravvivrà a questa ultima crudeltà”. “Cospirare per affamare una popolazione – ha poi aggiunto – è un crimine contro l’umanità. Colpevoli e complici che bloccano il nostro denaro saranno assicurati alla giustizia”. Durissimo è anche il commento di Barbara Slavin, direttrice del Future of Iran Initiative al Consiglio atlantico. Secondo lei, infatti, le sanzioni sono “sadismo mascherato da politica estera” che “non faranno inginocchiare il governo iraniano, ma colpiranno solo le persone comuni, incoraggiando il contrabbando nel lungo termine”.
Le precedenti sanzioni Usa hanno già aumentato il costo della vita in Iran facendo lievitare i prezzi dei beni quotidiani (tra cui cibo e medicine). A ciò si aggiunga che a giugno la valuta locale ha toccato un minimo storico dato che 1 dollaro americano è scambiato con 193.300 rial. Ad aggravare il quadro della crisi economica iraniana c’è la diminuzione dei prezzi del petrolio e il calo dell’economia globale causato dalla pandemia di Coronavirus. Nena News