Secondo il gruppo Boko Haram, vicino ad al Qaeda, il calcio è «corruttore». Almeno 21 i morti.
di Rita Plantera
Cape Town, 19 giugno 2014, Nena News – Benché non ci siano state ancora rivendicazioni, pare esserci la longa manus di Boko Haram dietro l’esplosione nel nord-ovest della Nigeria di martedì sera all’esterno di un locale dove decine di persone si erano radunate per seguire il match Brasile-Messico. Un kamikaze su un risciò a motore si è fatto esplodere nel quartiere di Nayi-Nama della città di Damaturu, nello stato dello Yobe, poco dopo l’inizio del primo tempo facendo almeno 21 morti e 27 feriti secondo i dati forniti dall’ospedale locale Sani Abacha.
Niente di nuovo sul fronte nigeriano, se non fosse che ad amplificare l’accaduto sia il framework calcistico dei Mondiali. Il calcio è lo sport nazionale in Nigeria ed è assai comune radunarsi in luoghi pubblici per vedere le partite su maxi-schermo. O almeno lo era prima che fosse vietato per ragioni di sicurezza e che la paura costringesse molti nigeriani a seguire i match chiusi in casa.
Nell’Africa Orientale sono principalmente due le principali minacce alla stabilità politica e alla sicurezza sociale, vale a dire Al-Shabaab (il gruppo qaedista somalo che nei giorni scorsi ha lanciato un duplice attacco sulla costa keniana al confine con la Somalia provocando la morte di almeno 65 persone) e Boko Haram (gli integralisti islamici responsabili ad aprile scorso del rapimento di oltre 200 ragazze). Il leader di quest’ultimo, Abubakar Shekau, ha più volte in differenti video predicato e inveito contro il calcio e la musica quali strumenti corruttrici dell’Occidente per fuorviare i musulmani dal loro credo. E proprio sull’onda di una scia di attacchi che da tempo tiene sotto scacco i civili e le autorità nigeriani, che l’esercito in apertura dei mondiali aveva chiuso al pubblico le aree con maxi-schermo mentre il governo aveva fortemente esortato gli abitanti di Abuja a evitare raduni in luoghi pubblici per seguire le dirette della Coppa dal Brasile.
Il ministro dei Federal Capital Territory, Bala Mohamed, con una direttiva ha ordinato alta vigilanza in luoghi sensibili come parcheggi, ristoranti, mercati, supermercati, centri commerciali, banche, chiese, moschee, alberghi e ospedali. Sapendo che molti nigeriani fanno affidamento sui luoghi pubblici, bar e negozi che si organizzano per l’occasione con televisori o maxi schermi, per seguire la nazionale di calcio, le super eagles, date per favoriti tra le squadre africane.
Il primo giugno scorso un’autobomba a Gavan, nello stato nord-orientale dell’Adamawa, ha ucciso 18 persone che seguivano una partita di calcio in tv. Una settimana prima un kamikaze si era fatto esplodere durante una proiezione all’aperto di una partita nella città di Jos. L’esplosione di martedì è stata l’ultima di una serie avvenute nei cosiddetti viewing centres e attribuite a Boko Haram, responsabile con sempre maggior frequenza di attacchi a scuole che seguono un curriculum occidentale ma anche a chiese e moschee.
Dalla Somalia, al Kenya, alla Nigeria e all’Uganda sono molti gli stati dell’Africa a vivere questi Mondiali di calcio nel terrore di nuovi attacchi e in forte allerta. Memori della finale del 2010 insanguinata dall’uccisione da parte di Al-Shabaab di 76 persone radunatesi per seguire il match in due ristoranti di Kampala, la capitale ugandese. Nena News