Due tiktoker egiziane condannate a sei e dieci anni di prigione. Migliaia di etiopi arrestati in Arabia Saudita, la campagna sta coinvolgendo anche i migranti in possesso di regolare permesso di soggiorno. La Corte costituzionale turca dà il via libera al procedimento di messa al bando dell’Hdp
della redazione
Roma, 22 giugno 2021, Nena News
Due tiktoker egiziane condannate a sei e dieci anni di prigione
La sentenza è di domenica: due giovanissime influencer egiziane sono state condannate a dure pene carcerarie e al pagamento di una multa di 200mila sterline egiziane (circa 10.700 euro a testa), con accuse varie che vanno dal traffico di esseri umani alla frode fino ad atti contrari ai valori della società egiziana.
Mawada al-Adham, 23 anni e tre milioni di follower su TikTok, è stata condannata a sei anni di prigione; Haneen Hossam, 20 anni e un milione di follower, a dieci anni. Secondo l’accusa, avrebbero utilizzato la loro fama per “sfruttare” persone povere promettendo loro denaro. Al-Adham pubblicava video in cui ballava e cantava; Hossam dava consigli su come guadagnare dall’uso della app.
Il loro caso si trascina da tempo ed era stato anticipato poche settimane fa da un’altra condanna, anche in questo caso di una influencer su TikTok, Renad Emad, condannata a tre anni e a una multa di 100mila sterline egiziane, di nuovo per traffico di esseri umani. Le condanne hanno provocato sdegno sui social e molte personalità pubbliche egiziane hanno criticato la decisione, ritenendola volta a colpire giovani donne provenienti da classi basse della società e basata su una legge (quelle contro i crimini online) molto vaga e che garantisce alla magistratura un ampio spazio di manovra e repressione.
Migliaia di etiopi arrestati in Arabia Saudita
Una campagna di arresti sta interessando i quartieri a maggioranza migrante in Arabia Saudita. Iniziata la notte dell’11 giugno, ha già condotto all’arresto di migliaia di etiopi in tutto il paese, nelle città e nelle zone rurali, arrestati di notte nelle loro case o per strada – racconta Middle East Eye – da agenti in borghesi. Non solo migranti senza documenti, come più volte accaduto in passato contro diverse comunità di lavoratori stranieri, ma anche persone provviste di permesso di soggiorno.
Molti di loro hanno trascorso due o tre giorni in carcere, senza conoscerne i motivi, interrogati. Circa 600 di loro, come permessi di soggiorno validi, sono stati liberati dall’intervento dell’ambasciata etiope a Medina, altri 94 a Jizan. Alcuni sono stati portati fuori dalle celle dai datori di lavoro, ma di moltissimi non si conosce il destino.
Preoccupazione è stata espressa da organizzazioni per i diritti umani, come Human Rights Watch: “Notizie di migranti con e senza documenti arrestati, senza accesso a nessun tipo di garanzia legale è profondamente allarmante – il commento di Nadia Hardman, ricercatrice di Hrw per i diritti dei rifugiati e dei migranti – Dato il tipo di abusi che Hrw e altri hanno documentato nei centri di detenzioni per migranti in Arabia Saudita, possiamo solo immaginare cosa sta accadendo a queste persone”.
La Corte costituzionale turca dà il via libera al procedimento di messa al bando dell’Hdp
Ad aprile la Corte costituzionale turca aveva rigettato la richiesta del procuratore capo della Corte d’Appello della Cassazione di procedere con l’atto d’accusa nei confronti dell’Hdp, il Partito democratico dei popoli. Vizi procedurali, aveva detto l’Alta corte. Ieri invece la nuova richiesta è stata accolta: si può procedere con l’inchiesta per la messa al bando, con l’accusa di legami con il Pkk.
La notizia giunge a pochi giorni dall’attentato compiuto da un paramilitare turco contro una sede dell’Hdp a Smirne e all’uccisione di una dei membri del partito, Deniz Poyraz. La Corte costituzionale ha solo rigettato una delle richieste del procuratore, ovvero il congelamento del conto bancario del partito. Nel mirino ci sono però 500 membri del partito, la cui individuale messa al bando sfalderebbe l’intero movimento rendendo loro impossibile ricostituire un’altra entità o rientrare nell’agone politico.
Solo una delle ultime mosse delle autorità turche per liberarsi definitivamente dell’avversario politico, movimento filo-curdo e di sinistra che negli anni ha accolto sotto di sé movimenti femministi, ecologisti, progressisti, aleviti, turchi, curdi. Il lavoro del procuratore è partito, non a caso, dopo i ripetuti appelli del partito nazionalista Mhp, alleato di governo dell’AGP di Erdogan, che punta alla messa al bando dell’Hdp da tempo. Nena News