Nonostante il divieto imposto dalla prefettura, circa 400 persone hanno manifestato ieri. Decine di feriti tra gli agenti e i manifestanti
della redazione
Roma, 21 luglio 2017, Nena News – La manifestazione di ieri ad al-Hoceima, città della regione marocchina del Rif, era stata vietata dalle autorità locali, secondo le quali non erano state seguite le procedure legali per tenere il sit-in. Nonostante il divieto e il blocco parziale di internet, però, circa 400 persone hanno preso parte al sit-in lanciato nei giorni scorsi sui social network.
La polizia, dispiegata per impedirla insieme a numerosi checkpoint per chiudere le strade, è intervenuta lanciando gas lacrimogeni ai giovani manifestanti che hanno lanciato sassi agli agenti, mentre auto private e taxi giravano intorno al sit-in suonando il clacson in segno di solidarietà con i manifestanti. Secondo il bilancio rilasciato dalla prefettura, sarebbero 72 i poliziotti e 11 i manifestanti rimasti feriti. Uno dei giovani è in coma, ferito alla testa. Gravi anche due agenti.
“Ogni volta che scendiamo in strada, non ci permettono di manifestare pacificamente – dice la 19enne Warda a Middle East Eye – Le nostre richieste sono semplici, vogliamo università e ospedali”. “La nostra principale richiesta è il rilascio dei prigionieri”, aggiunge il 35enne Mohammed al-Faqih.
Da ottobre nel Rif si susseguono le manifestazioni di protesta, intensificate a maggio e guidate dal Movimento Popolare, il cui leader Nasser Zefzafi è tuttora in prigione insieme ad un centinaio di manifestanti. A monte la richiesta di maggiore giustizia sociale e lavoro in una regione dimenticata dagli investimenti nazionali marocchini. Re Mohammed VI tenta da settimane di correre ai ripari imponendo al parlamento e al consiglio dei ministri l’attuazione rapida di un piano di investimenti vecchio di due anni ma mai implementato, un programma da 670 milioni di dollari che avrebbe dovuto rilanciare l’occupazione nel Rif.
Il 5 luglio i militari erano stati ritirati da al-Hoceima, su ordine del re nel tentativo di rimportare la calma. Ma la strategia del monarca non funziona, perché di interventi politici non ce ne sono ancora stati in questa area montagnosa nel nord del Marocco, a maggioranza berbera e marginalizzata da un secolo.
Ad ottobre a scatenare le prime proteste era stata la morte di Mouhcine Fikri, giovane venditore ambulante di pesce, schiacciato da un camion della spazzatura dove era entrato per recuperare un pesce spada che la polizia aveva confiscato e gettato via. La rabbia è esplosa e si è presto allargata, sia ad ottobre che a giugno, anche in altre città del Marocco fino ad arrivare alla capitale Rabat.
È di ieri, infine, la notizia del rilascio di Said Chaaou, ex deputato marocchino di origine olandese accusato di essere a capo del traffico di droghe verso l’Europa – il Rif è la regione che produce più hashish al mondo – e di aver finanziato la protesta scoppiata nella regione. L’udienza per la sua estradizione è stata fissata per il 26 settembre in un tribunale olandese. Chaaou era stato arrestato un mese fa, dopo due mandati di cattura internazionali emessi nei suoi confronti. Nena News