Nel racconto di Sasson Somekh la vicenda degli ebrei iracheni. Divenuti negli anni Cinquanta nuovi cittadini dello stato d’Israele per loro si prospetterà in maniera preponderante il problema identitario e linguistico
di Cristina Micalusi
Roma, 27 novembre 2014, Nena News – Nel suo suo libro di memorie scritto in ebraico Sasson Somekh, studioso che ha dedicato la sua vita all’insegnamento della letteratura araba nelle università israeliane, rievoca la sua giovinezza in una mitica Baghdad, mai dimenticata, lasciata a diciassette anni per emigrare con la famiglia in Israele.
Il suo caso rappresenta l’emigrazione degli iracheni di religione ebraica, ed è sicuramente emblematico.
Nel 1948 inizialmente furono solo una quindicina i cittadini iracheni che si trasferirono in Israele ma che divennero trentamila appena un anno dopo; e nel 1956 arrivarono a novantamila circa. Dal 1948 al 1953 complessivamente lasciarono l’Iraq circa 125 mila cittadini di religione ebraica che andarono ad ingrandire in Israele la folta comunità di ebrei provenienti dagli altri paesi arabi. Anche attraverso azioni militari tipo quella denominata “Tappeto Magico” che si occupò del trasferimento dell’antica Babilonia di migliaia di iracheni privati della loro nazionalità.
Per questi nuovi cittadini dello stato d’Israele si prospetterà sempre e in maniera preponderante il problema identitario e linguistico. Molti intellettuali ebreo-iracheni continueranno ad esprimersi e a comporre opere in lingua araba. Ma è evidente che scrivere in arabo in ambiente ebraico vuol dire indiscutibilmente rimanere ai margini dell’ambiente culturale israeliano.
Sasson Somekh esprime tutto il disagio di chi è stato strappato alle sue origini e alla sua cultura, non riuscendo mai del tutto ad integrarsi e sentire Israele come il proprio paese. Così la sua nostalgia per la perdita della patria irachena è paragonabile a quella degli arabi di Israele, anch’essi privati della loro amata Palestina.
Sasson Somekh è nato a Baghdad da una famiglia ebraica nel 1933. Nel 1951, Somekh e la sua famiglia emigrarono in Israele. Non sapeva l’ebraico, ma ha iniziato impararlo seriamente al fine di raggiungere il suo obiettivo di diventare un traduttore di poesia araba in ebraico. La sua prima traduzione è stata pubblicata nel 1954 in Ner, una rivista pubblicata da un’associazione dedicata alla promozione della riconciliazione arabo-ebraica.
E’ stato tra i fondatori della lingua araba Academy in Israele, istituita nel dicembre 2007 in collaborazione con diversi ex allievi.
Ha scritto 10 libri, molti traduzioni dall’arabo all’ebraico, tra i quali sono quattro antologie della moderna poesia araba, e circa 90 articoli in riviste accademiche. Nel corso degli ultimi 50 anni Somekh ha pubblicato centinaia di articoli su riviste letterarie. I suoi articoli si occupano principalmente di letteratura moderna e scrittori arabi, connessioni tra arabo e letteratura ebraica. E’ un collaboratore del quotidiano Haaretz. Nena News