Ieri uomini armati hanno sparato contro il convoglio su cui viaggiava il primo ministro al-Thinni. Malta Independent: il governo di Tripoli ha chiesto più volte di aprire il negoziato alla Valletta.
della redazione
Roma, 27 maggio 2015, Nena News – Ieri il premier del governo libico basato a Tobruk (riconosciuto dalla comunità internazionale), Abdullah al-Thinni, ha fatto sapere di essere sopravvissuto ad un tentato omicidio. Uomini armati a bordo di cinque auto hanno intercettato il convoglio su cui viaggiava e aperto il fuoco. Il primo ministro stava lasciando un incontro nel parlamento eletto libico, nella città di Tobruk, dove si è ritirato dopo la presa di Tripoli da parte di gruppi islamisti.
“Siamo stati sorpresi da tante pallottole – ha raccontato Thinni – Grazie a Dio, siamo fuggiti”. Una delle guardie del corpo è rimasta ferita, ma non ci sono state vittime. Secondo un comunicato del governo, si sarebbe trattato di criminali pagati dagli stessi che avevano tentato poco prima di compiere un raid nella sede del parlamento: un gruppo di manifestanti si era ritrovato di fronte alla sede del parlamento (una base navale) per protestare contro l’incapacità di Tobruk di mettere fine alla guerra civile in corso nel paese, ogni giorno più frammentato. Secondo il governo, i manifestanti intendevano entrare nella sede del parlamento dopo aver sparato in aria alcuni colpi d’arma da fuoco.
Un vuoto politico figlio della divisione in due governi e due parlamenti, di cui stanno approfittando gruppi estremisti islamici, tra cui lo Stato Islamico che pochi mesi fa ha preso la città orientale di Derna. A monte l’operazione Nato che ha rovesciato il colonnello Gheddafi nel 2011 e armato milizie locali, divenute nel tempo sempre più potenti e intenzionate a non abbandonare le armi.
La frammentazione libica è una realtà consolidata che preoccupa gli interessi dell’Occidente sia per la grave instabilità di un paese che rifornisce l’Europa di petrolio e gas naturale, sia per l’incapacità di controllare i flussi di migranti che arrivano ogni giorno disperati sulle coste italiane.
Come sempre, a guidare la mano di chi gestisce le sorti del mondo, sono gli interessi economici e strategici. Tra questi quelli egiziani: il presidente al-Sisi, che ha cominciato la sua personale crociata contro i movimenti islamisti (Fratelli Musulmani in testa), ha goduto e gode del sostegno finanziario occidentale nonostante le gravi violazioni dei diritti umani in Egitto. E nel caos libico ci ha infilato le mani: dopo aver bombardato Bengazi e aver addestrato l’esercito libico, in questi giorni Il Cairo ospita centinaia di leader tribali libici alla ricerca di modi per arginare i gruppi islamisti e impedirgli di attraversare il confine.
Obiettivo di al-Sisi è convincere le tribù a rinunciare alle armi e riportare l’ordine nel paese. Pena, dicono fonti vicine al governo egiziano, un’operazione militare sullo stile yemenita. Difficile, però, giungere ad una soluzione negoziale se si parla solo con una parte degli attori coinvolti: al Cairo, ovviamente, i Frateli Musulmani non sono stati invitati, come non sono stati invitati Alba della Libia e le Brigate Islamiste 17 Febbraio.
Chi pare invece cercare una soluzione negoziale sarebbero proprio gli islamisti del governo di Tripoli: secondo quanto pubblicato dal Malta Independent, a gennaio scorso le autorità libiche di Tripoli avrebbero inviato numerose richieste al paese perché ospitasse il tavolo del negoziato libico al fine di formare un governo di unità. Dalla Valletta però, scrive il giornale, non è ancora giunta alcuna risposta. Nena News
Pingback: LIBIA. Il premier di Tobruk sfugge ad un attentato - VoxPopuli.org