Il generale della Cirenaica non ha firmato la bozza di cessate il fuoco preparata da Russia e Turchia a differenza di quanto ha fatto il suo rivale al-Sarraj, premier del Governo di Accordo Nazionale. In Turchia, dove ha incontrato Erdogan prima di volare al Cairo, il premier Conte ammonisce: “Nessun stato può recitare un ruolo da protagonista in Libia”
della redazione
Roma, 14 gennaio 2019, Nena News – La tregua in Libia sponsorizzata dalla Russia e Turchia non è stata ufficialmente raggiunta: ieri sera infatti il capo dell’autoproclamato Esercito Nazionale Libico (Enl), il generale Khalifa Haftar, ha lasciato Mosca senza firmare l’accordo di cessate il fuoco con il presidente del governo di Accordo Nazionale Libico (Gna) Fayez al-Sarraj. Secondo fonti libiche vicine all’Enl citate dall’Agenzia Nova, Haftar “non firmerà alcun documento a spese dei sacrifici degli eroi e delle speranze di salvezza dei libici e non concluderà alcuna intesa che impedisca al suo esercito di compiere il proprio dovere nel mantenimento dell’ordine pubblico e nella limitazione degli armamenti”.
Eppure la tregua ieri mattina sembrava cosa fatta: al-Serraj e Haftar erano volati addirittura a Mosca per firmare il cessate il fuoco mediato dal presidente russo Putin e dal suo pari turco Erdogan. Ma con il passare delle ore, la prospettiva di una riconciliazione si era a poco a poco allontanata: il comandante della Cirenaica, braccio armato del parlamento di Tobruk parallelo a quello ufficialmente riconosciuto dalla comunità internazionale di Tripoli del Gna, aveva chiesto del tempo per riflettere fino a stamattina sulla bozza di tregua a tempo indeterminato (al-Sarraj aveva invece deciso di firmare il documento). Nella capitale russa i due principali protagonisti libici (accompagnati dal presidente della Camera dei Rappresentanti di Tobruk Saleh e dal presidente del Consiglio di Stato di Tripoli al-Mishri) non avevano avuto contatti diretti: a fare da tramite erano stati i ministri degli esteri e della difesa russi di Russia e Turchia.
Secondo fonti libiche vicine all’Enl, tra i punti della tregua che avrebbero indispettito Haftar c’è quello che gli impone di ritirare i suoi uomini alle posizioni che occupavano prima della sua offensiva su Tripoli iniziata lo scorso 4 aprile. La bozza prevede, inoltre, altri 7 punti: rispetto incondizionato del cessate il fuoco raggiunto lo scorso 12 gennaio a mezzanotte; stabilire le condizioni per assicurare una tregua sostenibile attraverso misure necessarie per stabilizzare la vita quotidiana a Tripoli e nelle altre città libiche; porre fine a tutti gli atti di violenza; assicurare l’ingresso di aiuti umanitari alle persone bisognose; designare i membri della commissione militare prevista dalla missione Onu in Libia (Unsmil) per monitore l’attuazione del cessate il fuoco e garantirne la sua sostenibilità; designare i rappresentanti delle rispettive parti che partecipino al dialogo economico, militare e politico promosso dall’inviato Onu nel Paese, Ghassan Salemah; formare i gruppi incaricati di elaborare le modalità di una soluzione politica intra-libica.
La mancata firma di Haftar non aveva impedito ieri al ministro degli esteri russo Lavrov di parlare di “passi in avanti” in quanto “è stato esaminato un documento che dovrebbe rendere possibile la soluzione di questioni specifiche riguardanti il cessate il fuoco”. Ottimismo comprensibile quello di Lavrov dato che il testo rappresentava una vera e propria vittoria per Russia e Turchia i cui ruoli di “mediatori” venivano esplicitamente riconosciuti nell’intesa.
Gli incontri di Mosca erano stati seguiti con attenzione nelle stesse ore da Ankara dal presidente turco Erdogan e dal presidente del Consiglio italiano Conte in visita ufficiale in Turchia. I due leader, secondo quanto ha riferito alla stampa lo stesso Conte, hanno trovato “piena condivisione” sul dossier libico e hanno mostrato ottimismo sull’esito dei negoziati sottolineando come la bozza di Mosca possa costituire il documento base da portare alla Conferenza di Berlino che dovrebbe tenersi il prossimo 19 gennaio (e che ora potrebbe però essere a rischio).
Conte è volato poi al Cairo dove incontrerà il presidente al-Sisi. “L’Italia – ha detto – ha un’influenza in Libia che ci viene riconosciuta e che spendiamo non per ipotecare il futuro del paese per nostro bieco interesse, ma per indirizzare il popolo libico verso il benessere, la prosperità, l’autonomia e l’indipendenza” perciò ha aggiunto “è importante che nessuno si assuma un ruolo primario per condizionare il futuro della Libia” perché “non c’è uno stato che può recitare un ruolo da protagonista”. Nena News