Incontro con l’associazione Amel che si occupa della promozione dei diritti umani, civili e culturali, attraverso programmi di servizi sanitari, educativi, sociali e campagne di sensibilizzazione.
di Ya Basta e un Ponte per…
Beirut, 8 maggio 2014, Nena News – Abbiamo visitato la zona di Tripoli, momentaneamente tranquilla anche se non meno di due settimane fa luogo di scontro tra componenti libanesi connesse alle parti in guerra in Siria, cioè filo o contro Assad.. Ci sono alcuni posti di blocco sulla strada ed alcune zone sono ancora off limit, ma restando attorno alla città la vita sembra scorrere normale. Anche qui sono arrivati moltissimi profughi.
Anzi proprio queste aree sono considerate le più affollate. Una presenza invisibile come dato collettivo, molto visibile per gli effetti che genera. In particolare in queste zone, ma non solo, i siriani accettano di essere pagati in agricoltura e nell’edilizia ancora meno di libanesi e palestinesi, il che sta generando non poche tensioni. Prima del conflitto numerosi siriani si spostavano per lavori stagionali in Libano, dove ovviamente i salari erano più alti. Lavoravano alcuni mesi e poi tornavano a casa, e così via. Adesso costretti a restare accettano quel che viene offerto da chi non esita a sfruttarli, creando un malumore crescente tra libanesi e palestinesi, che restano sempre più disoccupati.
Anche qui vivono in molti casi stretti in appartamenti, garage che vengono affittati a suon di dollari. Preferiscono stare vicino al confine con l’idea di tornare a casa appena possibile, anche se tutti quelli con cui parliamo non vedono prospettive a breve termine di cambiamento della situazione. Ed inoltre se anche la situazione cambiasse di certo molti siriani continuerebbero a lavorare in Libano visto la situazione di distruzione del paese da cui provengono.
Nel pomeriggio andiamo a visitare l’Associazione Amel, un’organizzazione non confessionale, il che non è poco in Libano. Il loro lavoro consiste nella promozione dei diritti umani, civili e culturali, attraverso programmi di servizi sanitari, educativi, sociali, campagne di sensibilizzazione. Ci tengono a dire che non fanno differenza tra le persone da assistere, mentre in genere le prestazioni sociali vengono date a seconda della confessione religiosa di appartenenza.
Una parte delle loro attività è dedicata al supporto delle migranti lavoratrici domestiche. Ad oggi i dati parlano di 200.000 donne in regola e 70.000 irregolari che lavorano come domestiche, badanti, baby setter nelle case di famiglie libanesi. Vengono dall’Asia (Filippine, Sri Lanka …) e dall’Africa (Costa d’Avorio, Etiopia ..). Un flusso simile a quello che arriva nei Paesi del Golfo. Se entrano in regola arrivano attraverso una sorta di chiamata ed un sponsor o diretto, il datore di lavoro, o attraverso quello che gli procurano le oltre 500 agenzie che esistono nel paese.
Stando a quanto ci raccontano, le loro condizioni sono una sorte di “schiavitù moderna”. In molti casi il passaporto è trattenuto dai datori di lavoro, non possono lasciare la casa in cui lavorano, non hanno giornate di libertà. Una condizione che non risponde alle regole internazionali fatte dall’ILO. In Libano non esiste una normativa del lavoro che difenda queste donne. Tanto è vero che su questo l’associazione si sta battendo perché le leggi libanesi cambino e alcuni diritti vengano inseriti nella normativa nazionale.
L’associazione offre consulenza legale per la difesa dei diritti, molte volte calpestati di queste donne, facendo riferimento alle normative internazionali anche se servono anni per un processo. Gli altri servizi offerti sono corsi di lingua, assistenza sanitaria e consulenza sugli aspetti connessi al permesso di soggiorno oltre a rendere possibile momenti di incontro e di socialità per spezzare la solitudine delle “migrant, domestic workers”.
I casi di violenza e discriminazione sono tanti e arrivare a denunciarli non è semplice. Se vieni licenziata o te ne vai hai un anno di tempo per trovare un altro lavoro se no diventi illegale. In molti casi le donne denunciano che il padrone, come dicevamo, si tiene il passaporto, il che ti rende immediatamente illegale. Se vieni fermata e non sei in regola con il permesso, il rimpatrio è garantito: il volo viene pagato o dal governo o dal padrone o da associazioni.
Anche in questo settore l’arrivo dei profughi siriani ha creato nuova concorrenza infatti se il salario medio adesso è di circa 7000 lire libanesi (3,50 euro) all’ora, le siriane accettano anche 6000 lire. Abbassando così l’assicella salariale e creando concorrenza e “guerra tra poveri”, proprio all’interno della situazione generale di crisi. L’associazione promuove anche la denuncia della tratta e del traffico di essere umani.
Le lavoratrici domestiche manifesteranno la prima domenica di maggio in difesa dei loro diritti. Non manifesteranno il primo maggio, perché non essendo la data riconosciuta come festività, non possono lasciare il loro posto di lavoro. Attraverseranno Amra, quartiere centrale di Beirut, per rendersi visibili e rivendicare diritti e dignità. Una dignità che viene in molti casi calpestata dai datori di lavoro libanesi e che fa sì che le statistiche parlino di un suicidio alla settimana tra le lavoratrici domestiche.
L’Associazione Amel si occupa anche dei profughi provenienti dalla Siria intervenendo con oltre una ventina di sedi in tutto il paese cercando di coprire le necessità saniatrie, educative e alimentari. I servizi offerti sono aperti anche ai cittadini libanesi più bisognosi, ai rifugiati palestinesi perché l’associazione parte dal presupposto che ogni essere umano abbia dei diritti che vanno garantiti a tutti a prescindere dalla razza, dallo status e dalla religione.
“Sulle rotte dell’Euromediterraneo” in Tunisia, Turchia e Libano organizzate da: Un Ponte per … Coalizione Ya Basta Marche, Nordest, Emilia Romagna e Perugia Info e contatti generali: info@yabasta.it e solidarieta@unponteper.it I report completi dell’iniziativa saranno in Globalproject.info e Unponteper.it Media Patner dell’iniziativa: Nena News, Osservatorio Iraq, Progetto Melting Pot Europa, CORE online Segui le carovane in twitter #caromed