Nei giorni scorsi partiti di opposizione e personalità pubbliche hanno invitato gli egiziani a non recarsi alle urne. A correre solo Al-Sisi e un suo sostenitore: le presidenziali trasformate in un referendum sul presidente
della redazione
Roma, 31 gennaio 2018, Nena News – Alla fine tra due mesi, alle elezioni presidenziali, l’ex generale Al-Sisi correrà praticamente da solo. Di sfidante, in extremis, se n’è presentato uno solo ed è un suo sostenitore. La candidatura ufficiale è stata presentata lunedì, ultimo giorno utile per la registrazione, a sette minuti dalla chiusura delle liste di fronte alla National Commission Authority e con l’appoggio di 27 parlamentari (per legge ne servono almeno 20, oltre a 25mila firme di cittadini da almeno 15 governatorati diversi; Al-Sisi ha ricevuto 510 firme di deputati su 596).
A correre contro Al-Sisi sarà Moussa Mustafa Moussa, leader del piccolo partito liberale Al-Ghad. Una figura poco conosciuta che nel 2014 fu protagonista della campagna elettorale dell’attuale presidente e che, riportano i siti egiziani, ha come foto profilo su Facebook l’immagine di al-Sisi con la scritta “Ti sosteniamo come presidente”. Un parlamentare, sentito dall’agenzia indipendente Mada Masr, ha chiaramente spiegato che l’obiettivo era evitare che le elezioni si trasformassero in un referendum che “avrebbe danneggiato l’immagine dell’Egitto all’estero”.
Una farsa, per le opposizioni. Che chiamano già al boicottaggio del voto presidenziale del 26-28 marzo prossimo: ieri in una conferenza stampa il Movimento Civile Democratico, federazione di sette partiti di opposizione nata lo scorso dicembre, ha invitato gli egiziani a non presentarsi alle urne. L’incontro, svolto nella sede del partito Karama a Dokki, quartiere del Cairo, ha visto la partecipazione dei partiti Social-Democratico, Karama e Dustour: “Questo non è solo un processo elettorale senza garanzie – ha detto Yehia Hussein, portavoce del Movimento – Si è trasformato nella totale deprivazione del diritto del popolo egiziano a scegliere un presidente, una scena assurda a cui rifiutiamo di prendere parte. Chiediamo a tutti gli egiziani di unirsi a noi”.
All’incontro non era presente Khaled Ali, avvocato e rappresentante della sinistra, che ha tentato di candidarsi nelle settimane passate senza riuscirci, a causa del silenzio della stampa sul suo programma – un destino condiviso con un altro candidato, Mohammed Anwar Sadat – e della difficoltà a raccogliere le 20 firme di deputati necessarie alla regitrazione. Ali, rappresentante del partito Pane e Libertà, non ha partecipato in polemica per l’assenza di altre importanti fazioni di opposizione, tra cui i Socialisti Rivoluzionari e il Movimento 6 aprile, non invitati perché non sono membri del Movimento.
Il giorno prima, lunedì, un nutrito gruppo di personalità politiche e pubbliche aveva firmato un comunicato nel quale chiedono la fine del processo elettorale e lo smantellamento della National Elections Authority. Tra i 48 firmatari – il cui appello può essere firmato a questo link – ci sono il presidente di Dustour, Hala Shukrallah, l’ex ministro degli Esteri Maasoum Marzouq, lo scrittore Alaa al-Aswani, il cofondatore del Movimento 6 aprile Ahmed Maher e il giornalista Gamila Ismail, oltre al “tentato” candidato Sadat e ai vice presidenti della campagna elettorale di un altro quasi-candidato, il generale Sami Anan, arrestato poche ore prima della deadline per la registrazione.
Intanto ieri, in un’intervista con il quotidiano statale Al-Akhbar, il vice ministro degli Esteri per gli affari africani, Hamdi Sanad Loza, ha fatto sapere che gli egiziani residenti in cinque paesi non potranno votare dall’estero per non meglio specificate “ragioni di sicurezza”. Si tratta degli espatriati in Libia, Siria, Yemen, Somalia e Repubblican Centrafricana. Nena News