La storia di Marah, una bimba di poco più di due mesi operata al cuore per una grave cardiopatia congenita all’European Gaza hospital di Khan Younis, durante la missione italiana di cardiochirurgia pediatrica
di Federica Iezzi
Khan Yunis (Gaza), 28 marzo 2014 – Nena News - Marah è nata nel nord della striscia di Gaza. E’ arrivata dopo un viaggio fatto in quelli che nei territori palestinesi chiamano “taxi collettivi”, avvolta in una copertina rosa e bianca. Sotto tanti, troppi vestitini, uno strato addosso all’altro. Era con la nonna. Una donna coperta da una jalabiya scura. Aveva un velo che le copriva l’intero viso, lasciandole scoperti solo i profondi e tormentati occhi neri. La giovane mamma, coperta da un velo colorato, tentava perdutamente, con la poca esperienza, di tenere in braccio la sua bimba di cristallo.
Marah ha qualche mese di vita e pesa poco meno di tre chili. E’ venuta al mondo con una cardiopatia congenita complessa. Qui a causa dei consueti matrimoni fra cugini aumenta la facilità di nascere con malattie poco conosciute.
Un pianto disperato l’ha accompagnata sull’enorme lettino. Mentre si avvicinava alla grande apparecchiatura per fare l’ecocardiografia, Marah come tutti i bambini era intimorita da quel gigante tecnologico, a cui davi ordini schiacciando dei buffi tasti. Osservava silenziosamente tutto con curiosità. Mostrava indifesa le sue percezioni, attraverso i suoi occhi neri.
E’ già alla sua seconda visita. La prima è stata subito dopo la nascita, in un altro ospedale, non lontano da Khan Younis e dall’European Gaza hospital. Un bel giorno la famiglia si riunì e prese l’autorevole decisione di farla visitare dai medici italiani, accolti dalla Striscia. Da lì un lungo giro di telefonate, appuntamenti mancati, relazioni cliniche mai lette, fino al momento in cui il cuore di Marah è stato sentito per la prima volta da uno degli anestesisti italiani della missione.
Nei facoltosi ospedali occidentali la chirurgia ha il delicato compito di corregge difetti al cuore tanto complicati, come quelli di Marah, con una serie di piccoli passi. Ogni piccolo passo è un nuovo intervento per il bimbo ed è una nuova sfida per la famiglia. A Marah non basta un solo intervento per guarire. Avrà bisogno di almeno due operazioni al cuore per iniziare a correre tra le dune di sabbia che costeggiano il mare nostrum.
Con una fragorosa energia ha affrontato il primo intervento. Così piccola e indifesa in sala operatoria. Il freddo guidava i gesti ripetitivi e conosciuti. Tutti i medici la circondavano e ognuno di loro dava qualcosa della sua esperienza unicamente a lei.
In terapia intensiva nei primi giorni sembrava affranta, la sua pelle era di quell’incredibile color olivastro, sottile, quasi vellutata. Ma i suoi occhi vispi brillavano ogni volta che arrivava una nuova persona a visitarla. E poi eccola che quasi insaziabile inizia a prendere il suo latte. Nessun gioco, nessun sonaglino, nessun carillon a tenerle compagnia, solo il suono pungente delle macchine della rianimazione.
Ha percorso armoniosamente questa strada in salita sotto gli occhi vigili della mamma. A volte con le lacrime, a volte con una serietà irreprensibile. A volte, mangiando, a volte dormendo, a volte facendo capricci. Ma mai lasciando andare la vita.Nena News