L’artista americana, che a inizio agosto aveva dichiarato che “esibirsi a Tel Aviv non è un atto politico”, ha cancellato la sua tappa israeliana per “l’impossibilità di esibirsi” anche per i suoi fan palestinesi. Intanto i palestinesi protestano per la decisione Usa di non finanziare più l’Unrwa
di Roberto Prinzi
Clamoroso dietrofront: la pop star americana Lana Del Rey, che a inizio agosto aveva annunciato la sua intenzione di cantare in Israele, ha cancellato ieri la sua tappa israeliana. Motivo: l’impossibilità di esibirsi anche per i suoi fan palestinesi. “E’ importante per me esibirmi sia in Palestina che in Israele e trattare tutti i miei fan ugualmente. Purtroppo non è stato possibile fare entrambe le date con tale breve avviso e perciò posticipo la mia presenza al Meteor Festival finché non posso programmare concerti sia per i miei fan israeliani che palestinesi” ha scritto l’artista su Twitter.
La cantante era stata criticata dal movimento BDS (Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele) quando a inizio agosto aveva resistito alla pressioni degli attivisti di non esibirsi in Israele. Del Rey disse allora di capire le preoccupazioni per la sua presenza al festival israeliano previsto per la prossima settimana, ma spiegò che “suonare a Tel Aviv non è una dichiarazione politica, né vuol dire sostenere le politiche del governo israeliano”. Sulla questione era intervenuto anche l’ex Pink Floyd Roger Waters (noto sostenitore del Bds e della causa palestinese) che aveva invitato la collega ad annullare il concerto.
La Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale d’Israele (PACBI) ha prontamente ringraziato Del Rey per la sua “decisione di principio”. Soddisfazione è stata espressa anche dall’organizzazione Jewish Voice for Peace secondo cui l’artista ha scelto “l’uguaglianza all’apartheid”. Esulta anche il Bds che già lo scorso anno aveva parlato di “vittoria” quando la nota cantante neozelandese Lorde decise di annullare la sua tappa israeliana.
Dal punto di vista più politico, intanto, i parlamentari palestinesi della Knesset incontreranno alti ufficiali europei per protestare contro la controversa legge israeliana della nazione ebraica approvata lo scorso 19 luglio. A riferirlo è stato ieri Hadashot news. Secondo l’emittente israeliana, Ayman Odeh (il leader della Lista araba unita) e diversi membri del suo partito si recheranno a Bruxelles per incontrare alcuni leader europei (tra cui anche la rappresentante della politica estera Ue Federica Mogherini) e vari ministri degli esteri e ambasciatori europei. L’obiettivo dei loro incontri sarà quello di fare pressioni su Tel Aviv affinché la legge venga annullata. Odeh, inoltre, protesterà all’Unesco anche per il declassamento dell’arabo da lingua ufficiale a lingua a “statuto speciale”.
Ma a protestare è anche l’Autorità nazionale palestinese (Ap). Un portavoce del presidente Abbas, Nabil Abu Rudeineh, ha criticato l’annuncio fatto ieri dagli Usa di non finanziare più l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (UNRWA). Abu Rudeinah ha parlato a riguardo di “assalto evidente contro tutti i palestinesi e contro le risoluzioni dell’Onu”, aggiungendo che gli Stati Uniti non hanno più un ruolo nella regione mediorientale e che non sono più parte della soluzione del conflitto israelo-palestinese. Washington critica l’agenzia delle Nazioni Unite non solo per le sue “pratiche fallimentari”, ma anche per come essa definisce i rifugiati palestinesi (l’Unrwa conferisce lo status di rifugiato anche ai discendenti dei rifugiati).
Duro è stato il commento del capo negozatiore palestinese Saeb Erekate: “Gli Usa non hanno il diritto a sostenere e benedire il furto delle terre palestinesi e l’illegittimo colonialismo israeliano sul territorio palestinese. Non hanno diritto a sostenere e benedire il furto di Gerusalemme e la sua annessione a Israele” ha detto all’agenzia palestinese Wafa. Di tutt’altro avvisto è il premier israeliano Netanyahu che, in una nota riportata da Hadashot news, ha detto di sostenere “la mossa [degli Usa] perché l’Unrwa è uno dei principali problemi che perpetua il conflitto”.
I finanziamenti Usa rappresentano circa il 30% del budget totale dell’Unrwa. Nena News
E’ possibile trovare almeno un articolo in cui Lorde non sia australiana?