Stanziati dal governo 15 milioni di dollari per i lavori infrastrutturali nel nuovo insediamento di Amichai. Il governo Netanyahu, intanto, continua la sua battaglia per la deportazione forzata degli “infiltrati” africani. Morto il 21enne palestinese Raed al-Salhi gravemente ferito lo scorso 9 agosto dall’esercito israeliano
della redazione
Roma, 4 settembre 2017, Nena News – Buone notizie per i coloni: ieri il Gabinetto israeliano ha approvato lo stanziamento di 55 milioni di shekel (15,3 milioni di dollari) al ministero degli interni per completare le infrastrutture di Amichai, la nuova colonia cisgiordana destinata ad accogliere i residenti dell’avamposto illegale di Amona evacuati a febbraio per ordine della Corte suprema israeliana.
A luglio, infatti, i lavori nell’insediamento – il primo ad essere stabilito dopo 25 anni – erano stati sospesi per mancanza di fondi. Problema che da ieri sembra essere stato risolto nonostante il ministero avesse chiesto il doppio del budget. Moderata soddisfazione è stata espressa dai futuri residenti di Amichai. “Ringraziamo il primo ministro e il suo gabinetto per aver promosso tale iniziativa – ha detto il leader di Amona Avichai Boaron citato dal sito israeliano Arutz Sheva – Il premier ha dimostrato di essersi impegnato con i membri di Amona, ma il suo impegno sarà compiuto quando entreremo nella nuova cittadina”.
La gioia dei coloni contrasta con la rabbia dei palestinesi del villaggio di Jalud che, con il nuovo insediamento, saranno privati della loro terra. Nel tentativo disperato di annullare la decisione di Tel Aviv, hanno presentato così un reclamo all’Alto consiglio di pianificazione d’Israele per la Giudea e Samaria (Cisgiordania). A sostenerli è anche l’organizzazione israeliana per i diritti umani Yesh Din che ha esposto il caso alla Corte Suprema. Secondo l’ong Peace Now, la costruzione di Amichai ha come obiettivo quello di espandere l’insediamento di Shilo verso la Valle del Giordano. La mossa, osserva l’organizzazione israeliana, fa seguito all’approvazione lo scorso febbraio dell’adiacente colonia di Shvut Rachel est che Tel Aviv considera però ufficialmente un “quartiere di Shilo” piuttosto che un insediamento.
La continua colonizzazione di terra palestinese si accompagna al rinnovato vigore del governo di estrema destra israeliano di deportare tutti gli immigrati irregolari. Per poter risolvere una volta e per sempre il problema dei “clandestini”, la ministra di Giusizia Shaked (Casa Ebraica) e quello degli Interni Deri (Shas) hanno avanzato ieri due proposte: la possibilità di costringere gli “infiltrati” a lasciare lo stato ebraico senza il loro consenso e il tentativo di bypassare l’attuale legislazione secondo la quale i richiedenti asilo possono essere tenuti indefinitamente nei centri di detenzione finché non sono “convinti” ad essere deportati. Deri ha anche affermato che non bisogna più dare lavoro ai migranti. “E’ inconcepibile – ha detto il leader di Shas – che un infiltrato che rifiuta di andarsene venga rilasciato e possa vivere una vita normale e persino impiegato dagli israeliani”.
Della necessità di sbarazzarsi dei richiedenti asilo è convinto anche Netanyahu. Aprendo la riunione settimanale del suo gabinetto, Bibi ha ieri ripetuto le parole già espresse alcuni giorni fa durante la visita ai quartieri meridionali di Tel Aviv: “Non stiamo parlando di rifugiati. Solo alcuni di loro lo sono, ma la maggioranza è costituita da migranti economici. Dobbiamo difendere i nostri confini”. “Oggi – ha poi aggiunto – creiamo una squadra speciale di ministri che si incontrerà con i residenti con un certa frequenza. L’obiettivo è restituire questi quartieri [quelli a sud di Tel Aviv, ndr] ai loro cittadini e deportare gli infiltrati illegali. Il loro posto non è qui”.
Ieri, intanto, è morto per le ferite riportate il 22enne palestinese Raed al-Salhi. Il giovane, attivista del Fronte popolare per la Liberazione della Palestina, era rimasto gravemente ferito dai proiettili sparati dalle forze armate israeliane durante un blitz compiuto da quest’ultime nel campo profughi di Duheishe (Betlemme) lo scorso 9 agosto. Un altro palestinese, Aziz Arafeh, rimase ferito alla gamba nel corso degli scontri con i militari. I due ragazzi, arrestati dall’esercito, furono poi portati nell’ospedale israeliano Hadassah di Gerusalemme.
La morte di al-Salhi ha scatenato la rabbia immediata del capo della commissione palestinese per gli affari dei prigionieri, Issa Qaraqe, che ha accusato l’esercito israeliano di aver sparato a Salhi da distanza ravvicinata. Nena News