Seminare paura nei villaggi e far capire chi comanda: questo l’obiettivo dei raid notturni effettuati dall’esercito israeliano in tutta la Cisgiordania, i quali spesso finiscono con un’uccisione. Gideon Levy tratteggia la figura dell’esercito di quella che ormai sempre meno sentiamo chiamare “unica democrazia mediorientale”
di Gideon Levy – Ha’aretz
Roma, 17 marzo 2014, Nena News - L’esercito più morale del mondo ha lanciato un missile anti-carro contro una casa in cui un giovane ricercato palestinese si stava nascondendo. L’esercito più morale del mondo ha guidato un bulldozer fin sul tetto della casa e l’ha distrutta. L’esercito più morale del mondo ha usato dei cani per cercare tra le macerie. L’esercito più morale del mondo ha usato una trivella che chiamano “pentola a pressione”assolutamente disgustosa, che ha inventato per i propri scopi.
E’ successo lo scorso giovedì a Bir Zeit, in Cisgiordania. I soldati dell’esercito più morale del mondo sono arrivati la mattina presto per un’altra “di quelle operazioni di detenzione”, come altre che si susseguono tutte le notti e di cui raramente si viene a sapere qualcosa. Si tratta di seminare paura nel mezzo della notte nei villaggi, invadendo le case di persone -inclusi i bambini- che dormono profondamente, perquisendo e distruggendo brutalmente. Qualche volta, come giovedì scorso, il tutto è finito con un’uccisione. Tutto questo accade in un momento in cui gli attentati terroristici palestinesi sono molto ridotti.
Qualche volta queste operazioni si svolgono per una reale necessità, ma allo stesso tempo a volte si tratta di operazioni di routine per mantenere in esercizio la capacità di intervento delle truppe e per dimostrare chi eserciti l’effettivo potere sovrano sugli abitanti. L’esercito israeliano ha inventato un nome rassicurante per queste operazioni: lo ”strumento del caos”, cioè prendere d’assalto una comunità di civili con lo scopo di creare panico e paura, e sconvolgere le loro vite – come una volta sono state descritte dall’organizzazione per i diritti umani Yesh Din durante un processo in un tribunale militare.
A Bir Zeit è toccato a tre ragazzi palestinesi, membri del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina, un’organizzazione non particolarmente attiva. Nonostante quanto si sono affrettati a dichiarare i corrispondenti dell’esercito, come sono soliti fare, secondo i quali “era intenzione dei tre [ragazzi] realizzare un attentato terroristico nel prossimo futuro” – sì, l’esercito più morale del mondo è un esercito che riesce persino a prevedere le intenzioni- sembra discutibile che questi ragazzi meritassero la morte.
Nonostante ciò l’esercito israeliano ha ammazzato Muataz Washaha, che aveva rifiutato di arrendersi, sostenendo che avesse un fucile- un assassinio con un’ispezione superficiale senza alcuna giustificazione e Israele si è bevuta questa storia con uno sbadiglio. Questo è il modo in cui agisce l’esercito più morale del mondo, e come crede di dover agire. Non c’è altro modo per arrestare un giovane [palestinese] che ammazzarlo con un missile anti-carro e poi distruggere la casa della sua famiglia.
Fortunatamente, esattamente lo stesso giorno, è stata resa pubblica un’opinione molto autorevole sulla reale moralità dell’esercito israeliano: Amnesty International ha pubblicato un rapporto, denominato “Trigger Happy” [Grilletto facile], in cui viene dimostrato l’evidente disprezzo dei soldati dell’IDF per la vita palestinese manifestato con l’uccisione di dozzine di cittadini palestinesi, bambini compresi.
Secondo l’organizzazione si tratterebbe di omicidi intenzionali, eventualmente considerabili come crimini di guerra.
Ovviamente quest’opinione non è riuscita a spezzare l’entusiastica convinzione dei cittadini israeliani circa l’indiscussa moralità del loro esercito. “Vai in Siria” è una risposta frequente. Il ministro degli esteri e l’esercito hanno spiegato che Amnesty International soffre di: “una totale mancanza di comprensione delle sfide sul terreno d’azione.”
E in verità, che cosa ha capito Amnesty? Alla fine della scorsa settimana, il regime militare che governa in Myanmar (Birmania) ha vietato per ragioni analoghe le attività dell’organizzazione Medici Senza Frontiere sul proprio territorio. Se potesse, anche Israele impedirebbe il lavoro di Amnesty e di gruppi simili.
Ma un cittadino rispettabile non ha bisogno di Amnesty International per sapere. Solo due giorni fa, l’esercito israeliano ha ucciso una donna sul confine con Gaza a Khan Younis, dopo aver messo in pratica un altro protocollo contro di lei – “Il Protocollo per tenere lontano”. L’uccisione di manifestanti vicino alla recinzione che strangola la Striscia di Gaza ” è di routine – cosa c’è da segnalare? E’ esattamente come sparare sui pescatori.
Anche in Cisgiordania sparano e uccidono i manifestanti, quelli che tirano pietre, bambini e giovani.
E’ così che è stato ammazzato a Jalazun il bambino Wajih al-Ramahi circa due mesi fa. Due settimane fa, B’Tselem – Il centro di informazione israeliano per i diritti umani nei Territori Occupati- ha pubblicato le sue conclusioni riguardo l’autopsia: Ramahi è stato colpito alla schiena, da una distanza di 200 metri.
Questo è stato anche il destino del giovane di Budrus Samir Awad, e di dozzine di altri morti che non rappresentavano un pericolo per la vita di nessuno e che sono stati colpiti a morte da un dito sul grilletto spaventosamente facile, morendo senza alcuna ragione. Nena News.
(Traduzione di Alberto Fierro e Carlo Tagliacozzo)