Ieri notte le forze di sicurezza irachene hanno arrestato diversi membri delle potenti Kataib Hezbollah, parte della galassia di milizie pro-iraniane integrate nello Stato. Una mossa dai molti significati: il tentativo del neo premier Kadhimi di ridurre un’ingombrante presenza o la volontà di soddisfare l’alleato Usa
della redazione
Roma, 26 giugno 2020, Nena News – E’ successo ieri notte, a sud di Baghdad, la prima mossa del neo premier iracheno Mustafa al-Kadhimi contro la potente galassia di milizie irachene filo-iraniane: le forze di sicurezza hanno compiuto raid in alcune sedi delle Kataib Hezbollah, gruppo armato accusato più volte dagli Stati Uniti di lancio di missili contro basi che ospitano marines, ma allo stesso tempo integrato nel sistema di sicurezza iracheno.
Secondo funzionari governativi ci sono stati degli arresti, sebbene non sia chiaro dove si trovino ora i miliziani detenuti. Secondo una fonte interna a Baghdad sarebbero stati già trasferiti alle Hashd al-Shalabi, le Unità di mobilitazione popolare, ovvero la “federazione” di milizie filo-iraniane che in questi anni hanno combattuto l’Isis nell’ovest del paese e poi si sono fatte partito, presente in parlamento. Secondo un’altra, sarebbero ancora in mano ai servizi di sicurezza.
Diversi anche i numeri dei fermati, c’è chi dice 19, chi 23. Secondo quanto riportato dalla corrispondente di al-Jazeera a Baghdad, Simona Foltyn, decine di miliziani delle Kataib Hezbollah hanno circondato la Zona Verde nella capitale e in particolare “uno degli edifici del servizio di controterrorismo chiedendo il rilascio dei fermati, affermando che erano stati arrestati illegalmente senza un mandato”.
Certo è che l’operazione segue alle minacce di Kadhimi che, nominato primo ministro, aveva parlato di pugno duro contro chi avesse preso di mira le postazioni Usa: nelle ultime settimane diversi lanci di missili hanno avuto come target l’ambasciata americana a Baghdad, nella Zona Verde, e altre basi in giro per il paese. Se è vero, però, che i miliziani sono stati riconsegnati alle Unità di mobilitazione, l’operazione assume i tratti di un avvertimento, e non una rottura definitiva con la milizia che più di altre rappresenta gli interessi iraniani nel paese vicino.
Kadhimi, accettato da entrambi i “burattinai” dell’Iraq, Usa e Iran, è considerato da alcuni analisti più propenso a seguire le indicazioni americane. Allo stesso tempo ha fin da subito mostrato l’intenzione di ridurre il potere delle milizie armate all’interno del paese, sia in politica che nella sicurezza militare. Una presenza ingombrante che detta molta parte dell’agenda interna e che ha avuto un ruolo centrale nella repressione delle manifestazioni di piazza iniziate il primo ottobre scorso
E le Kataib Hezbollah sono una delle milizie più potenti della “federazione”, che mai ha nascosto l’opposizione alla presenza Usa in Medio Oriente. Né lo ha fatto all’indomani dell’uccisione, in un raid Usa del 3 gennaio scorso, del generale iraniano Qassem Soleimani e del leader della milizia, Abu Mahdi al-Muhandis. L’eliminazione di uno dei vertici massimi delle Kataib Hezbollah aveva aperto alla reazione della milizia, con una recrudescenza del lancio di missili contro basi Usa.
Appena pochi giorni prima erano stati miliziani del gruppo a manifestare contro l’ambasciata Usa a Baghdad, prendendola d’assalto con pietre e incendi appiccati alla torretta e arrivando a sostituire la bandiera statunitense con quella irachena. Un assedio durato qualche giorno e seguito all’uccisione di miliziani filo-iraniani in un attacco Usa a una base al confine tra Siria e Iraq. Nena News