La guerra e le minacce dei jihadisti non hanno fermato gli sciiti diretti in pellegrinaggio a Karbala, prima vietato da Saddam. Sono oltre due milioni, dice la stampa locale. In tanti sono entrati illegalmente nel paese e si teme che i fedeli diventino bersaglio dei terroristi
di Giovanni Pagani
Roma, 3 dicembre 2015, Nena News – Nonostante l’invito lanciato dall’Ayatollah Ali Khamenei in persona a rispettare tutte le procedure concordate tra Baghdad e Tehran, centinaia di pellegrini privi di visto regolare hanno forzato la frontiera irachena negli ultimi giorni, nei pressi di Zurbattiyah. L’incidente, che il ministro dell’Interno Mohammed al-Ghabban ha attribuito a una leggerezza nei controlli da parte iraniana, rischia di complicare ulteriormente il già precario scenario di sicurezza nel paese. Le cerimonie di chiusura del mese di Muharram, che oggi hanno luogo a Karbala in occasione dell’Arba’een, hanno attirato migliaia di sciiti dall’Iran. “Una manifestazione di fede senza precedenti”, ha commentato la Guida Suprema.
Nei giorni scorsi il ministro degli Interni iraniano, Rahmani Fazli, aveva chiesto alla propria controparte irachena di accelerare il rilascio di visti, assicurando che la Repubblica Islamica si sarebbe impegnata a garantire il regolare svolgimento delle operazioni di transito; oltre a fornire protezione aerea e terrestre al pellegrinaggio. L’ambasciatore iracheno a Tehran, Rajih Sabir Aboudi al-Mousavi, aveva intanto assicurato l’accesso ad almeno due milioni di pellegrini iraniani, molti dei quali si trovavano già in Iraq.
Ma il pellegrinaggio rischia di complicare il già difficile lavoro dei servizi di sicurezza iracheni. Nella giornata di lunedì, due esplosioni nei sobborghi di Baghdad hanno causato rispettivamente nove e quindici morti, mentre altri due attentati suicidi ai margini della capitale erano stati sventati lo stesso giorno. Il 20 novembre scorso la polizia irachena aveva inoltre sequestrato diciotto bambole-bomba nel quartiere di al-Hussayina. Secondo le autorità, gli ordigni avevano come obiettivo i pellegrini sciiti in cammino verso Karbala.
La festività dell’Arba’een cade a quaranta giorni dall’Ashura, ricorrenza in cui i musulmani sciiti commemorano il martirio dell’Imam Hussein avvenuto a Karbala nel 680 d.C. Si tratta delle due date più importanti del calendario sciita, oltre ad essere tra le più grandi manifestazioni religiose al mondo. Nel 2014, sono stati quasi venti milioni i pellegrini giunti alla tomba di Hussein per l’occasione.
A partire dal rovesciamento del regime baatista nel 2003, e la conseguente elezione del premier Nuri al-Maliki – al quale è succeduto Haider al-Abadi quest’anno – la popolazione sciita irachena (55%) ha iniziato a sperimentare una rinnovata libertà di culto; negata da Saddam Hussein per i precedenti vent’anni. La costituzione di un governo a maggioranza sciita e il simultaneo scioglimento dell’esercito, una delle poche istituzioni statali con identità inter-confessionale, hanno però riprodotto analoghe logiche settarie a parti invertite, provocando il graduale alienamento della popolazione sunnita.
In termini di politica estera, ciò è risultato nel progressivo avvicinamento di Baghdad alla Repubblica Islamica. Equilibrio ulteriormente rafforzato dall’inasprirsi della rivalità regionale tra l’Iran sciita e un fronte sunnita con capo a Riyadh. In tale quadro, che rivela tutta la propria drammaticità nella violenza settaria che continua a vessare il territorio iracheno, festività religiose come il giorno dell’Arba’een assumono sempre maggiore importanza: rappresentando sia un’opportunità di cooperazione politica, che di dimostrazione di forza. Come giustamente osservato dal giornalista iracheno Adnan Abu Zeed lo scorso 23 ottobre – giorno dell’Ashura – “è proprio l’inasprirsi dello scontro settario su scala regionale a trasformare eventi come questo in momenti estremamente delicati per la sicurezza nel paese”.
I ripetuti attacchi ai fedeli in processione verso Karbala da parte di gruppi di stampo jihadista s’inseriscono infatti in un’ottica di rappresaglia contro la comunità sciita; tanto desiderosa di mostrare il proprio entusiasmo per la festività, quanto rinvigorita dall’appoggio di Tehran. L’Ayatollah Ali Khamenei aveva esortato tutti i musulmani a prendere parte al pellegrinaggio, invitando a non esporre l’immagine della Guida Suprema, bensì quella dei martiri iracheni che ogni giorno perdono la vita nella lotta contro il sedicente Stato islamico.
Non stupisce, a tal proposito, che nonostante la profonda crisi economica in atto in Iraq e l’elevatissimo rischio di attentati, nel paese milioni di pellegrini continuino a fare di tutto per raggiungere i luoghi sacri dell’Islam sciita. Nena News