Con metà dei voti scrutinati il primo partito è la coalizione Sairoun, seconde le milizie sciite, solo terzo il favorito premier al-Abadi. Un voto di rottura, verso formazioni che presentano nuove priorità. Terremoto nei rapporti con l’Iran: se le milizie sono legate a doppio filo a Teheran, lo sciita al-Sadr non è affatto un filo-iraniano
della redazione
Roma, 14 maggio 2018, Nena News – I risultati sono ancora parziali, solo la metà dei voti sono stati scrutinati. Ma i primi dati forniti dalla Commissione elettorale mescolano le carte irachene: alle elezioni parlamentari iracheni, che si sono svolte sabato (bassa l’affluenza, poco superiore al 44%) il favorito, l’attuale primo ministro al-Abadi a capo della coalizione Nasr, “Vittoria”, sarebbe solo terzo. Eppure un recente sondaggio dava la sua popolarità alle stelle: il 79% degli iracheni gradiva la sua politica, soprattutto dopo l’annuncio dello scorso dicembre di sconfitta dello Stato Islamico.
In testa al momento c’è la coalizione Sairoun, “In cammino insieme”, formata dal movimento del religioso sciita Moqtada al-Sadr e dal Partito Comunista iracheno. Segue al secondo posto la coalizione Fatah, “Conquista”, che riunisce le unità di mobilitazione popolare, ovvero le milizie sciite legate all’Iran e guidate dal potente Hadi al-Amiri.
Secondo la Reuters che ha visionato un documento della Commissione elettorale, Sairoun sarebbe prima con 1.3 milioni di voti e 54 seggi su 329, Fatah seconda con 1.2 milioni di voti e 47 seggi e al-Abadi terzo con un milione di preferenze e 42 seggi.
Sul piano geopolitico lo sconquasso è visibile: se al-Sadr non è affatto un filo-iraniano, anzi, ha sempre criticato la longa manus di Teheran sugli affari iracheni tanto d andare a far visita alla monarchia saudita lo scorso anno (stessa cosa fece quasi in contemporanea al-Abadi). le milizie sciite sono in qualche modo la principale espressione dell’Iran in Iraq, armate e addestrate dalla unità di élite delle Guardie Rivoluzionari del generale Suleimani.
Si resta in attesa, dunque, dei risultati definitivi: la vittoria di al-Sadr non significa in automatico la possibilità di formare un governo, una coalizione più ampia sarà di certo necessaria. C’è ancora molto da capire, soprattutto in termini di disaffezione della popolazione (più di un iracheno su due non si è recato alle urne) e di priorità nel post Isis: in molti hanno riconosciuto la loro preferenza a forze relativamente nuove o comunque di rottura, vuoi la forza militare delle milizie sciite, vuoi il discorso anti-corruzione, riformista e a sostegno della classe operaia di al-Sadr. Amiri e al-Sadr sono al momento primi in quattro delle dieci province scrutinate.
Certa è la presa di Baghdad da parte di sadristi e comunisti: Sairoun è prima nella capitale, ma anche nelle province di Wasit, al-Muthanna, Diyala e Dhi Qar. Fatah delle milizie sciite vincerebbe invece Bassora, Kerbala, Babil e al Qadisiya, dunque le aree sud a maggioranza sciita. A Baghdad al-Abadi sarebbe solo quinto, prima di lui il rivale diretto, l’ex premier al-Maliki al terzo posto, e la coalizione sunnita Watanuya dell’ex primo ministro Allawi. Nena News
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