Lo Stato Islamico ha preso il 90% del capoluogo di Anbar e occupato il quartier generale del governo, dopo che le milizie sciite sono state spedite nelle retrovie. In Siria a rischio il sito Unesco di Palmira.
della redazione
Roma, 16 maggio 2015, Nena News – Al-Baghdadi gravemente ferito, il 20% dei territori occupati in Iraq ripresi dal governo: le notizie spalmate sui media internazionali dal Pentagono avevano fatto pensare che lo Stato Islamico si fosse irrimediabilmente indebolito. Se a ciò si aggiungevano le cocenti sconfitte di Kobane, in Siria, e Tikrit, in Iraq, il quadro appariva completo.
Non è così: il califfato non è morto, ma avanza. Al numero di miliziani che cresce costantemente – soprattutto grazie ai flussi europei – e al denaro che sembra non mancare mai si affianca una capacità militare immutata. Così è caduta Ramadi, o almeno è prossima alla caduta: ieri i miliziani dell’Isis, dopo mesi di scontri con l’esercito di Baghdad per il controllo della città capoluogo della provincia di Anbar, hanno issato la bandiera nera sulla sede cittadina del governo. L’Isis, lanciandovi contro kamikaze già da giovedì notte, ha preso il quartier generale governativo e dato fuoco alla sede della polizia.
Alla conquista del compound si sono aggiunti i massacri: secondo Sheikh Omar al-Alwani, leader tribale locale, l’Isis ha ucciso decine di civili e 50 tra poliziotti e miliziani tribali. “Abbiamo chiesto loro di abbandonare le armi e scappare. Altrimenti li avremmo persi tutti”.
Per ora Baghdad non dichiara Ramadi caduta (l’Isis controllerebbe il 90%), gli scontri ieri notte proseguivano. Ma la presa della città rappresenta una sconfitta grave per il fronte governativo, composto da soldati, milizie sciite e volontari sunniti. Gli stessi che, grazie al coordinamento iraniano, avevano riconquistato Tikrit poco tempo fa e fatto pensare ad un capovolgimento delle sorti della battaglia. Da Tikrit sarebbe dovuta partire la controffensiva su Mosul, ma la perdita di buona parte della provincia sunnita di Anbar cambia le carte in tavola: prima di Mosul, Baghdad puntava a Anbar.
Dietro sta la sostanziale differenza nel fronte anti-Isis: a Tikrit le milizie sciite guidate da Teheran erano in prima fila, stavolta stanno nelle retrovie su richiesta esplicita delle tribù sunnite locali. Davanti resta l’esercito iracheno, depurato dalla sua componente sunnita e distrutto dall’invasione Usa dell’Iraq e mai capace di ricostruirsi. A Ramadi gli Stati Uniti hanno chiesto al premier iracheno al-Abadi di inviare combattenti sunniti locali addestrati negli ultimi mesi, ma i miliziani sono pochi e male armati.
Lo ammette candidamente il presidente del consiglio provinciale di Anbar, Sabah Karhut: Ramadi “è militarmente caduta. Questo è accaduto per la ben organizzata operazione dell’Isis e per la mancanza di una chiara strategia del governo, che ha portato al collasso della sicurezza. Giovedì notte abbiamo avvertito Baghdad dell’offensiva ma non c’è stata reazione”.
Ancora più disconnessi dalla realtà sono gli Stati Uniti: ieri il generale Weidley, capo del commando Usa che sta guidando la campagna anti-Isis, affermava che l’esercito iracheno controllava ancora la maggior parte dei siti strategici, le infrastrutture e le strade nella zona di Ramadi. E definiva le conquiste dell’Isis “limitate”. A reagire è Washington: il vicepresidente Joe Biden ha annunciate l’invio di altre armi all’Iraq.
Siria, occupato il sito Unesco di Palmira
In Siria a cadere in mano allo Stato Islamico è l’antica città di Palmira, patrimonio Unesco, nella provincia di Homs. Il sito, eretto duemila anni fa, è sede dell’antica cittadella di Fakhr al-Din al-Ma’ani, dove in queste ore proseguono gli scontri tra Isis e esercito siriano. Ma a Palmira non stanno solo rovine: nella zona vivono circa 100mila persone, tra cui molti siriani rifugiati della guerra civile.
Da martedì, giorno in cui è partita l’offensiva islamista, sono stati uccisi 73 soldati e 26 civili. Ieri i miliziani islamisti hanno giustiziano altri 23 civili, tra cui nove bambini, nel villaggio di Amiriyeh, nell’area del sito archeologico. Nena News
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