Il premier al-Abadi ha nominato l’ingegnere civile primo cittadino di Baghdad: godrà dei poteri di un ministro e riferirà direttamente al governo. Scaramucce con Washington sulla ripresa di Mosul: l’Iraq accusa gli Usa di aver dato informazioni al nemico indicando il periodo di lancio dell’operazione.
della redazione
Roma, 23 febbraio 2015, Nena News – Il premier al-Abadi punta su una donna per risollevare le sorti della capitale. Da quanto ha assunto l’incarico di primo ministro, sostituendo al-Maliki, ex figlioccio Usa accusato da più parti di aver partecipato attivamente alla frammentazione settaria del paese, al-Abadi ha lanciato una serie di campagne politiche per trasformare il volto pubblico dell’Iraq. Obiettivo, ridurre al minimo gli effetti dei settarismi interni e ricompattare un paese devastato da otto anni di occupazione statunitense e afflitto da una corruzione cronica, tra le più alte al mondo.
Ad oggi di cambiamenti se ne sono visti pochi: al-Abadi non ha dalla sua un’autorità indiscussa e le scelte statunitensi pesano su quelle dell’esecutivo. Così la tanto promessa milizia sunnita da affiancare ad un esercito sciita è ancora lettera morta. Perché, allora, non ripartire da Baghdad? La capitale, cuore dello scontro settario, teatro di attentati suicidi settimanali, più volte minacciata dall’Isis, è stata affidata ad una donna.
L’ingegnere civile Zekra Alwach, direttore generale del Ministero dell’Educazione, è stata nominata sabato nuovo sindaco di Baghdad, un evento definito dalla stampa storico: mai ad una donna era stata assegnata la poltrona di primo cittadino in nessuna comunità irachena. L’obiettivo, dicono dal governo, è frenare le violenze e la corruzione. La Alwach farà riferimento direttamente al premier al-Abadi e godrà delle prerogative di un ministro.
“Al-Abadi ha sostituito il sindaco Naim Aboub e nominato la dottoressa Zekra Alwach”, ha fatto sapere il portavoce governativo Rafed Juburi, aggiungendo che la Alwach ha già assunto il suo incarico e che l’allontanamento di Aboub non va visto come una punizione (una possibilità paventata dai media locali viste le accuse di incompetenza che arrivavano dalla società civile e l’opinione pubblica).
Per le organizzazioni che tutelano i diritti delle donne, la nomina di Alwach è una vittoria significativa in un paese che non spicca certo per pari opportunità: secondo un rapporto delle Nazioni Unite del 2014, il 25% delle donne irachene sopra i 12 anni non sa leggere né scrivere e solo il 14% ha un lavoro.
Una buona notizia in un mare di cattive notizie: il paese da giugno è occupato per un terzo dalle milizie islamiste dello Stato Islamico e la coalizione globale guidata da Washington è stata più volte accusata dallo stesso premier al-Abadi di lentezza e inefficienza. Il timore, ai vertici iracheni, è di un possibile intervento via terra da parte degli Usa, un’eventualità che il governo ha più volte detto di non volere. Ultimo screzio in ordine di tempo è stato dato dall’annuncio da parte del Pentagono del lancio di una controffensiva per riprendere Mosul, seconda città per grandezza dell’Iraq e prima a cadere in mano al califfato.
Il mese scorso in una serie di interviste al-Abadi aveva annunciato l’intenzione di organizzare una vasta operazione militare per rioccupare Mosul, da lanciare entro l’anno. Pochi giorni dopo il Pentagono ha dichiarato che l’azione sarà organizzata addestrando unità speciali dell’esercito iracheno, dei peshmerga kurdi e delle tribù sunnite anti-Isis e che partirà non più tardi della prossima primavera.
Una dichiarazione che ha fatto infuriare Baghdad: il ministro della Difesa, Khaled al-Obeidi, ha sottolineato oggi che solo ai vertici militari e politici iracheni spetta la decisione sui tempi della controffensiva, aggiungendo che dare una scadenza all’operazione militare è come offrire il collo al califfo al-Baghdadi.
“Si tratta di una guerra urbana – ha detto al-Obeidi – e abbiamo lì dei civili. È molto importante prendersi il tempo e l’accuratezza necessari a organizzare un piano per la battaglia. Un ufficiale militare non dovrebbe rivelare i tempi di un’offensiva. La battaglia per Mosul comincia quando i preparativi saranno completi e il periodo sarà stabilito dai comandanti militari iracheni”.
Dall’invasione del 2003 alla rimozione di Saddam Hussein, dittatore trentennale che seppe tenere insieme le tante anime etniche e religiose irachene, dall’imposizione di al-Maliki come primo ministro alla distruzione delle istituzioni del paese e lo smembramento del suo esercito, gli errori compiuti da Washington (e le strategie neocoloniali a monte) hanno trascinato l’Iraq e il Medio Oriente in uno scontro settario di vasta scala. Nena News