Il blitz nella casa di un ufficiale di una milizia tribale sunnita è avvenuto ieri sera non lontano dalla città di Falluja. Il presidente iracheno, intanto, in visita nei Paesi del Golfo, ha chiesto domenica all’amministrazione americana di non “opprimere” il suo paese con le sanzioni sull’Iran
della redazione
Roma, 13 novembre 2018, Nena News – Torna il terrore nel nord ovest dell’Iraq dove ieri sera alcuni uomini armati hanno ucciso nove persone nella provincia dell’Anbar nel corso di un attacco alla casa di Misha’an Hazemawi, ufficiale di una milizia tribale sunnita. Il blitz è avvenuto nel distretto di Karma, a 16 chilometri a nord est della città di Falluja. Nessun gruppo ha rivendicato finora l’attacco, ma secondo fonti della sicurezza locale dietro alla sparatoria ci sarebbe lo “Stato islamico” che, sebbene sia stato dichiarato sconfitto da Baghdad nel dicembre del 2017, è ancora attivo nelle province di Kirkuk, Diyala e Salahddin dove di tanto in tanto compie incursioni sanguinose e rapimenti. Che i sospetti ricadano sugli uomini del “califfo” al-Baghdadi appare di facile comprensione: Hazemawi, rimasto ucciso nel corso del blitz, è un membro delle Forze di mobilitazione tribale, una rete di milizie sunnite che ha sostenuto il governo nella sua offensiva contro il “califfato”.
L’attacco giunge nelle ore in cui il presidente iracheno Barham Salih è in visita ufficiale negli stati del Golfo. Domenica, parlando in Kuwait, Salih aveva invitato gli Stati Uniti d’America a considerare la posizione economica e politica irachena nelle sue manovre anti-Iran. “Non vogliamo che l’Iraq venga gravato dalle sanzioni statunitensi su Teheran [entrate in vigore il 5 novembre, ndr] – ha dichiarato – l’Iran è un paese vicino e il nostro interesse è nell’avere buone e stabili relazioni con gli iraniani”. Le parole di Salih giungono come risposta all’ok dato venerdì dagli americani all’Iraq per continuare a importare gas naturale e fonti energetiche dall’Iran per un periodo di 45 giorni a patto però che Baghdad non paghi le importazioni in dollari. Il governo iracheno teme (non a torto) che le sanzioni Usa contro la Repubblica islamica potranno avere ripercussioni negative sulla stabilità dell’Iraq: l’economia nazionale è del resto strettamente connessa a quella dell’Iran, come ha dichiarato anche la Banca centrale irachena ad agosto.
Baghdad vuole mantenere “relazioni equilibrate con tutti i paesi dell’area e con la comunità internazionale” ha detto domenica il presidente iracheno. Da qui nasce la necessità del suo tour nei Paesi del Golfo: l’obiettivo, ha spiegato, è “costruire forti relazioni con gli stati arabi e del Golfo e approfondire i legami esistenti e la cooperazione in campo economico”. La prima missione diplomatica all’estero di Salih è monitorata con molta attenzione dall’amministrazione americana che spera che le monarchie arabe del Golfo possano addossarsi parte dei costi della ricostruzione dell’Iraq dopo gli anni di guerra contro l’Is. Il tentativo palese è così di indebolire l’influenza iraniana nel Paese.
Domenica, intanto, l’aviazione turca ha detto di aver “neutralizzato” (ovvero, nel lessico di Ankara, ucciso, ferito o rapito) 14 membri del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) nel nord dell’Iraq. Secondo la Turchia, i militanti erano pronti a sferrare un attacco sulle basi militari turche. Nena News