Maliki annuncia l’ingresso delle milizie tribali nelle forze militari irachene. Plauso del partito sunnita Iraqiya. Nella provincia sunnita oltre 300mila profughi in sei settimane.
dalla redazione
Roma, 12 febbraio 2014, Nena News – La provincia di Anbar continua ad essere il teatro dei settarismi iracheni: da una parte il governo centrale, sostenuto dalle tribù locali, e dall’altra i qaedisti dell’ISIL che controllano parte delle città di Fallujah e Ramadi. Provocando un vero e proprio esodo: secondo dati delle Nazioni Unite, nelle ultime sei settimane oltre 300mila civili residenti nella regione sunnita sono stati costretti a lasciare le proprie case e le proprie comunità a causa delle violenze.
Oltre 50mila famiglia sono fuggite da Ramadi e Fallujah, molte delle quali rifugiatesi in province distanti da quella di Anabar. Numeri che fanno salire il numero dei profughi iracheni interni a oltre un milione e centomila unità, persone costrette a lasciare le proprie case per la totale mancanza di sicurezza nel Paese, scosso da attentati giornalieri e scontri tra miliziani islamisti e forze governative.
La provincia di Anbar, teatro di tensioni anche durante l’era Saddam, è oggi uno degli epicentri dei settarismi che insanguinano l’Iraq, specchio dell’incapacità del governo sciita del premier Al Maliki di garantire un minimo di unità interna. A dicembre miliziani dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante hanno assunto il controllo di interi quartieri di Ramadi e Fallujah e innalzato le bandiere di Al Qaeda su stazioni di polizia e edifici governativi occupati. Le forze militari non sono subito intervenute su ordine dello stesso Maliki, che ha chiesto alle truppe di arretrare come segno di buona volontà e dialogo con le frange sunnite. A causa dell’intensificarsi delle violenze, però, il governo ha optato per un’ingente operazione militare volta a riprendere il controllo della provincia con l’aiuto delle tribù locali – tradizionalmente lontane dal governo centrale, ma ora molto più spaventate dall’avanzata repentina di Al Qaeda.
Ad oggi la situazione non è ancora risolta: se a Ramadi le truppe governative hanno riassunto il controllo di alcuni quartieri, a Fallujah è l’ISIL a mantenere forti le proprie posizioni. Il governatore di Anbar, Ahmed al-Dulaimi, nei giorni scorsi aveva dato ai miliziani una settimana di tempo per lasciare l’area, per poi trovarsi di fronte al no di Baghdad, non affatto intenzionato a negoziare con i jihadisti. Al contrario, Maliki ha annunciato ieri l’integrazione delle milizie delle tribù nell’esercito regolare e nelle forze di polizia, nel tentativo di combattere con più efficacia i gruppi qaedisti.
“La vittoria sui terroristi non sarebbe possibile senza l’unità del governo locale di Anbar e le sue tribù e senza il coraggio dell’esercito iracheno”, ha detto Maliki, aggiungendo di aver positivamente accolto le iniziative proposte dai leader tribali e di voler risarcire le famiglie dei martiri e coloro che hanno subito danni alle proprietà.
La decisione del governo è stata accolta anche dal partito sunnita Iraqiya, storico avversario dell’esecutivo Maliki, spesso accusato di voler emarginare politicamente le fazioni sunnite: “Sosteniamo questo passo del governo perché è parte delle richieste dei manifestanti – ha detto il parlamentare di Iraqiya, Qais Al-Shadhar, riferendosi alle lunghe proteste della comunità sunnita che chiede la fine delle discriminazioni politiche, economiche e sociali da parte di Baghdad – Questa misura potrebbe servire a riavviare la riconciliazione nazionale”. Nena News