Previsto per oggi lo stop all’embargo contro Teheran, in un incontro con l’Iaea, la Ue e gli Usa. La Repubblica Islamica guarda ad opportunità economiche e finanziarie che spaventano l’Arabia Saudita.
della redazione
Roma, 16 gennaio 2016, Nena News – Lo ha annunciato questa mattina il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Zarif: oggi potrebbe essere il giorno della fine delle sanzioni contro la Repubblica Islamica.
L’Iaea, l’Agenzia internazionale dell’Energia Atomica, presenterà il suo rapporto finale sul programma nucleare iraniano, su cui Teheran e 5+1 si accordarono lo scorso luglio. Nel rapporto l’agenzia dovrebbe confermare il rispetto da parte dell’Iran degli obblighi previsti dall’accordo della scorsa estate e quindi la fine delle sanzioni finanziarie ed economiche dopo anni di embargo, iniziato con la rivoluzione khomenista e la crisi degli ostaggi Usa, poi sospeso agli inizi degli anni ’80 e infine di nuovo ripreso. Fino ad oggi.
Zarif è arrivato questa mattina a Vienna dove incontrerà il segretario di Stato Usa Kerry, l’Alto rappresante della Ue agli affari esteri Mogherini e il capo dell’Iaea Amano. “Oggi con il rapporto del capo dell’Iaea l’accordo sul nucleare sarà implementato e dopo, con un comunicato congiunto, sarà dato l’annuncio del via all’accordo”, ha detto Zarif all’agenzia di Stato iraniana Irna.
“Oggi è un buon giorno per il popolo iraniano”, ha concluso il ministro consapevole del miglioramento delle condizioni economiche del suo paese con la fine dell’embargo. Teheran attende lo scongelamento di beni finanziari per un valore che oscilla tra i 60 e 100 miliardi di dollari, ma soprattutto l’apertura di Teheran agli investimenti stranieri che permetterà una crescita consistente e l’avvio di progetti infrastrutturali che garantirà anche un incremento del tasso di occupazione interno.
Dal punto di vista politico, Teheran rientra dalla porta nella comunità internazionale, forte di una nuova legittimazione globale, che ha avuto già effetti concreti nella crisi siriana. Un rientro che preoccupa l’alleato storico, l’Arabia Saudita, che non teme solo di perdere buona parte della propria autorità nell’intera regione ma anche di veder sfumare il monopolio – condiviso con Israele – dei rapporti con l’Occidente. Sia in termini di relazioni diplomatiche che di sicurezza: sono numerose le compagnie belliche private statunitensi ed europee che aspettano di entrare nel ricco mercato iraniano. Stesso discorso per le compagnie petrolifere che potranno senza rischi fare affari con Teheran, ma anche società e Stati che avvieranno rapporti economici nei settori finanziario, manifatturiero, alimentare, energetico.
Kerry e Lavrov a Zurigo per la Siria
Il segretario di Stato Usa Kerry resterà in Europa in attesa di martedì 20 gennaio, quando a Zurigo incontrerà il ministro degli Esteri russo Lavrov per preparare il negoziato siriano. Secondo il programma stabilito dalle Nazioni Unite, il dialogo tra governo di Damasco e opposizioni dovrebbe aprirsi il 25 gennaio.
Non mancano i timori di uno slittamento vista la reticenza delle parti ad accettare le precondizioni al dialogo. Il presidente Assad si è detto pronto a partecipare ma chiede prima di visionare la lista delle opposizioni che prenderanno parte al negoziato. La famigerata lista – redatta dalla Giordania – è già stata oggetto di screzi tra i due fronti, il pro e l’anti-Assad, per la presenza di gruppi su cui le parti non trovano un accordo definitivo. Dall’altra parte sta la Coalizione Nazionale Siriana, principale federazione delle opposizioni, considerata da anni l’unico rappresentante del popolo siriano da parte dell’Occidente: negli ultimi giorni suoi rappresentanti hanno polemizzato con il più forte sponsor di Damasco, la Russia, accusata di bombardare i civili siriani. Se i raid non cesseranno, ha detto la Coalizione, non è possibile dialogare con Damasco.
Tutto resta quindi sospeso, in attesa dell’incontro tra Stati Uniti e Russia. Nena News