Febbrili dichiarazioni di ottimismo e secche smentite si sono susseguite nei giorni scorsi, mentre la data limite per un accordo quadro sul nucleare iraniano si avvicinava sempre di più. Ma i nodi più critici non sembrano essere stati sciolti da un anno a questa parte
della redazione
Roma, 30 marzo 2015, Nena News - Restano solo 36 ore per concludere un negoziato che, negli ultimi giorni, appare sempre più sul filo del rasoio. Complici gli ultimi sconvolgimenti regionali - l’offensiva anti-sciita in Yemen guidata dall’asse sunnita anti-Iran che ha fatto quasi annullare l’ultimo round di colloqui – il dialogo tra le parti in causa si è fatto sempre più ambiguo, tra dichiarazioni ottimistiche dell’Europa e dell’amministrazione americana che vuole a tutti i costi portare a casa un accordo e smentite iraniane sul trasporto fuori dal paese degli stock di uranio arricchito.
La doccia fredda, dopo quattro giorni di colloqui intensi, è arrivata ieri da Teheran: “L’esportazione di scorte di uranio arricchito – ha detto ieri Abbas Araqchi, vice ministro degli Esteri iraniano, riportato dall’AFP – non è nel nostro programma, e non intendiamo inviarle all’estero”. Giorni prima era trapelata la notizia di un possibile invio di gran parte del materiale nucleare in Russia in base a un precedente accordo provvisorio, ma ora l’accordo sembra essere saltato: un cambio di programma che in un primo momento ha infuriato Washington, secondo la quale “non c’è dubbio che la disposizione delle scorte è essenziale per garantire che il loro programma sia esclusivamente pacifico”. Ma, con la deadline ormai prossima, l’amministrazione americana non se l’è sentita di mostrarsi troppo ferma: “Ci sono opzioni valide che sono oggetto di discussione da mesi, tra cui la spedizione delle scorte all’estero, ma la risoluzione è ancora in fase di discussione”.
Una questione spinosa e di non facile soluzione, che vedrebbe ogni passo falso della Casa Bianca utilizzato dal Congresso a maggioranza repubblicana, ostile al negoziato in corso, per prendere le misure promesse da mesi: più sanzioni, se l’accordo non venisse firmato il 31 marzo senza alcuna concessione alla Repubblica islamica. In realtà, secondo alcuni dei delegati a Losanna le cui dichiarazioni sono state riportate dal quotidiano britannico the Guardian, il vero nodo sarebbe la tabella di marcia sull’allentamento delle sanzioni. Secondo vari report della stampa presente ai colloqui in Svizzera, le potenze del 5+1 avrebbero proposto una serie di misure immediate, compreso l’allentamento delle sanzioni UE, ma si sarebbero “stancate di rinviare l’allentamento delle misure punitive del Consiglio di Sicurezza dell’Onu”. Le quali, secondo un diplomatico occidentale sentito dal Guardian, sarebbero “le più importanti per gli iraniani”.
Non solo spedizione degli stock e sanzioni, però. Il negoziato sembra essere incagliato anche sulle opzioni di sviluppo nucleare della Repubblica islamica dopo l’eventuale firma e persino sulla durata del possibile accordo: il 5+1 vuole che sia in vigore per 15 anni, Teheran per 11. Inoltre, come fanno sapere i funzionari presenti a Losanna, anche in caso domani venga firmato un accordo quadro in fretta e in furia, saranno necessari altri mesi di negoziato per definire bene i punti in vista di un accordo finale, il cui termine ultimo è stato fissato per il prossimo primo luglio. E nonostante allegri funzionari europei si dicano “ottimisti” perché “siamo nella fase finale” e un accordo potrebbe essere firmato “nelle prossime ore”, la verità è che nelle sale di Losanna, come in buona parte del Medio Oriente, sembra regnare un caos in cui sarà difficile raggiungere un’intesa ragionata. Nena News