Il sempre più evidente impegno turco nei Balcani ha riguardato soprattutto il campo culturale, legato in particolare all’Islam, e le infrastrutture di trasporto. Adesso, Ankara mira ad allargare la propria influenza anche al settore della cooperazione militare
di Marco Siragusa
Roma, 15 maggio 2020, Nena News – Lunedì 11 maggio il presidente albanese Ilir Meta ha ratificato l’accordo di cooperazione militare con la Turchia raggiunto lo scorso novembre. L’intesa, che era già stata approvata dal parlamento albanese il 23 aprile, prevede un sostegno finanziario di circa 100 milioni di lire turche (16,5 milioni di dollari) in cinque anni. La cifra è destinata al ministero degli Interni albanese che si impegna ad acquistare, da aziende turche, attrezzature militari allo scopo di modernizzare le forze armate e la protezione civile.
A febbraio, la presidente della Commissione di sicurezza nazionale albanese, Ermonela Felaj, aveva parlato di “un accordo che riveste un’importanza speciale” e di “un altro aiuto che la Turchia offre al nostro paese”. Nello stesso mese è stato firmato tra i due paesi un piano di cooperazione annuale nel campo della difesa e della sicurezza.
Tra fine marzo e inizio aprile, in piena emergenza coronavirus, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva inviato a Tirana sei ambulanze dotate di respiratori e attrezzature di primo soccorso per malati di Covid-19 e un cargo con oltre 50 mila mascherine e altro materiale medico.
Non è la prima volta che la Turchia si mobilita per offrire sostegno alla protezione civile e alle forze armate albanesi. Più recentemente era già successo durante il terremoto che ha il colpito il paese delle aquile il 26 novembre 2019. In quell’occasione, le squadre di soccorso turche furono le prime ad arrivare a Durazzo, epicentro del sisma. Il primo ministro Edi Rama non perse occasione per esprimere grande gratitudine all’amico turco sottolineando che “il popolo albanese non dimenticherà mai questo aiuto”.
Cosa si nasconde veramente dietro lo sforzo di Ankara nel garantirsi una così stretta amicizia con Tirana? Gli interessi turchi nei Balcani sono ormai noti ed evidenti anche ai più distratti osservatori, tanto che si comincia a parlare sempre più apertamente di “Neo-Ottomanesimo” anche in riferimento alla politica estera adottata nella regione.
Nello specifico, il sostegno turco si è concretizzato con investimenti di varia natura: dal supporto al settore bancario a quello infrastrutturale come, ad esempio, la partecipazione di imprese turche nella costruzione dell’aeroporto di Vlora (Valona) o ancora nell’acquisto del 49% delle quote di Air Albania da parte della Turkish Airlines.
Vi è poi un capitolo a parte che riguarda la cultura e la promozione dell’Islam. L’Albania è infatti un paese a maggioranza musulmana. La comunanza religiosa viene costantemente sfruttata da Ankara per diffondere l’idea di una comune tradizione e cultura. Da qui i progetti di promozione religiosa anche attraverso la partecipazione economica alla ristrutturazione di moschee. Come evidenziato da alcune inchieste, come quella del settembre scorso dell’analista Fatjona Mejdini per il Balkan Investigative Reporting Network, la penetrazione turca nel paese avviene anche grazie al ruolo svolto dalla Fondazione Maarif. Costituita nel 2016 per espressa volontà del presidente Erdogan, la Fondazione si occupa di diffondere la cultura turca all’estero attraverso la creazione di scuole e istituti d’istruzione. Nel 2018 ha acquistato la New York University di Tirana e l’anno successivo ha inaugurato un asilo, il “Farm Kindergarten Albania”, alla periferia della città.
La creazione di centri di formazione ha un doppio obiettivo per Erdogan. Da un lato, come detto, diffondere l’idea di una cultura e una storia comune tra Albania e Turchia; dall’altro limitare la presenza del movimento Hizmet legato all’acerrimo nemico Fethullah Gulen, che proprio nel paese balcanico può vantare ancora un discreto intervento. Proprio sulla presenza dei gulenisti nel paese erano sorte, poco tempo fa, alcune tensioni con il governo albanese che lamentava un’eccessiva intromissione turca nei propri affari interni.
Più in generale, per Ankara l’Albania rappresenta un alleato fondamentale. Nel breve periodo contribuisce sicuramente a rafforzare il ruolo di co-protagonista nell’area balcanica, esattamente in linea con quell’idea “Neo-Ottomanesima” del presidente Erdogan. Nel lungo periodo, potrebbe garantirle un fidato alleato all’interno dell’Unione Europea. Lo scorso marzo infatti, l’Albania ha avviato le negoziazioni per l’adesione all’Unione. Un processo che, nella migliore delle ipotesi, durerà diversi anni ma su cui Erdogan ha già messo gli occhi. Nena News