Per i bambini di Gaza, la scuola fornisce un’apparenza di normalità nel caos successivo alla guerra. Ma la distruzione di molti istituti aggrava la situazione.
Yousef al-Helou – Middle East Eye
Gaza, 15 ottobre 2014, Nena News – La scorsa settimana [a metà settembre, ndt], i ragazzi di Gaza sono tornati a scuola. Era previsto che iniziassero il 24 agosto, ma l’avvio dell’anno scolastico è stato posticipato in un territorio martoriato dalla guerra per più di due settimane.
Per Ahmad Serhi del quartiere Zeitun di Gaza City, di nove anni, l’inizio dell’anno scolastico non significa solo una nuova classe e un nuovo maestro, ma anche una nuova scuola, dopo che quella che frequentava ha subito gravi danni durante i 52 giorni di bombardamenti israeliani su Gaza nella recente guerra. Nello sforzo di ripristinare un senso di normalità alla riapertura delle scuole, il padre di Ahmad ha comprato a lui e ai suoi fratelli quaderni ed uniformi [scolastiche].
Comunque, nonostante l’apparenza di un anno scolastico normale – che a Gaza comprende il fatto di fare i compiti a casa solo di giorno o alla luce di una candela in seguito alle quotidiane interruzioni di corrente – una sostanziale anormalità aleggia sui suoi figli e su altri a Gaza, in quanto lo shock psicologico della recente guerra appare sempre più evidente. Molto più che dei quaderni, i bambini hanno bisogno di aiuto psicologico per superare il loro trauma, dice Jameel Serhi.
“Hanno preso di mira le scuole nel tentativo di distruggere le nostre vite e intralciare il processo educativo”, dice a MEE [Middle East Eye] Serhi, dottore cinquantenne. “Possono sostenere che lo hanno fatto per ragioni di sicurezza, ma ciò non giustifica l’attacco contro strutture educative, soprattutto contro quelle in cui gli sfollati avevano trovato rifugio. Hanno attaccato le scuole [anche] nelle tre precedenti guerre che hanno scatenato contro Gaza.”
Mezzo milione di studenti come Ahmad frequentano le scuole di Gaza, circa 24.000 di questi studenti va alle scuole gestite dall’ONU nella Striscia, mentre gli altri frequentano le scuole statali gestite dal governo. La scuola Al-Shijaeyyah, che si trova nella parte orientale di Gaza City, è una di quello che sono state totalmente o parzialmente danneggiate durante la guerra. Ventiquattro, come Al-Shijaeyyah, sono state totalmente distrutte e non possono più accogliere gli studenti.
In base a quanto affermato dal Ministero dell’Educazione di Gaza, di queste 278 scuole 187 sono statali e 91 gestite dall’ONU. Tre di queste ultime sono state attaccate da aerei da guerra o da proiettili di carri armati mentre c’erano persone al loro interno. In più, 49 scuole private, 5 college e un’università – l’Università Islamica di Gaza – sono state danneggiate durante i bombardamenti, oltre a 75 asili e centri diurni che hanno subito danni parziali o totali. Gli attacchi aerei israeliani hanno distrutto l’edificio amministrativo principale dell’Università Islamica di Gaza in agosto. Ciò costerà circa 33 milioni di dollari – una cifra senza precedenti per riparare una scuola, in base a quanto sostiene il Ministero dell’Educazione.
Israele ha sottoposto Gaza a un asfissiante blocco terrestre e navale, e ha scatenato tre violentissimi attacchi su larga scala su un territorio impoverito a fine 2008, nel 2012 e la scorsa estate.
Già prima dell’ultima guerra, durante parecchi anni le scuole dell’ONU e quelle statali di Gaza facevano i doppi turni (mattina e pomeriggio) per far fronte all’incremento di studenti nella Striscia. Almeno 200 scuole nuove sono urgentemente necessarie, oltre alle riparazioni per quelle che sono state danneggiate, ma Israele ha rifiutato di far entrare materiale da costruzione nella Striscia, in base a fonti dell’ONU. Israele giustifica questo divieto sostenendo che Hamas utilizza quei materiali per costruire tunnel sotterranei e bunker.
In molte scuole che non sono state danneggiate dai bombardamenti vivono ancora migliaia di sfollati, con molte famiglie rimaste senza casa che si rifiutano di lasciare le scuole. Raed Quider, psicologo quarantenne e padre di cinque [figli], afferma che le scuole che i suoi figli frequentavano l’anno scorso sono tra queste e teme che i suoi figli perderanno la possibilità di essere seguiti in modo adeguato.“ Mio figlio e le mie due figlie sono molto bravi a scuola. Hanno preso ottimi voti e non posso immaginare come studieranno in classi sovraffollate con più di 50 studenti in una sola classe; è l’unico modo per accogliere il gran numero di studenti le cui scuole sono state distrutte” dice Quider a MEE.
Recentemente 7.800 membri dello staff che lavora nelle scuole di Gaza sono stati formati su come occuparsi degli studenti come parte di un programma psico-sociale di tre settimane, dice Abu Hasna dell’ONU. Sostiene che circa 1.000 studenti che frequentano le scuole dell’ONU soffrirà ora di forme diverse di disabilità permanenti e necessiterà di un accompagnamento specifico. Mentre prende atto che il processo formativo quest’anno sarà duramente colpito, Quider spera almeno che i suoi figli potranno usufruire di questo tipo di aiuto. “I bambini, compresi i miei, necessitano di un trattamento psicologico che li aiuti a superare le loro paure e i loro traumi” dice.
All’Università Islamica di Gaza, gli impiegati sostengono che molti studenti stanno cercando un modo per pagare le tasse di iscrizione per tornare a scuola, dove le lezioni devono ancora iniziare. La più antica e grande università della Striscia è stata attaccata il 2 agosto dai bombardieri israeliani che hanno distrutto i principali edifici amministrativi. Yahya Al-Sarraj, il responsabile per le questioni estere dell’università, afferma che Israele ha attaccato l’università a causa della sua reputazione.
“Il nostro lavoro è stato intralciato dalla guerra, i nostri impiegati stanno facendo del loro meglio per riprendere il lavoro dopo che l’edificio dell’amministrazione è stato colpito, il che ha comportato la perdita di computer, database, files e documenti,” afferma. Più del 60% degli studenti universitari, molti dei quali hanno avuto la casa distrutta durante la guerra, non hai mezzi per tornare agli studi. “Sollecitiamo donatori generosi perchè ci aiutino a ricostruire al più presto quello che è stato distrutto, in modo che possiamo riprendere il nostro impegno accademico” dice Al-Sarraj.
Il giornalista Mohamed Awad ha contribuito a questo reportage da Gaza.
(traduzione a cura di Amedeo Rossi)
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