Da ieri 956 palestinesi scioperano dopo essere stati mandati via per mancanza di fondi, a seguito dei tagli Usa. Continua la Marcia del Ritorno: Israele spara e uccide un 21enne. Spari della Marina di Tel Aviv anche contro piccole imbarcazioni che sfidavano il blocco
della redazione
Roma, 25 settembre 2018, Nena News – Quasi mille dipendenti dell’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, Unrwa, sono entrati in sciopero ieri a Gaza contro i tagli al budget, provocati dai mancati finanziamenti, in primis la sospensione di quelli statunitensi. Tagli che hanno condotto l’agenzia a licenziare centinaia di lavoratori a Gaza.
I programmi dell’Unrwa nei campi profughi palestinesi nei Territori occupati e nei paesi arabi, vitali per fornire servizi medici, scolastici, di raccolta rifiuti, rischiano di ridursi drammaticamente – sta già accadendo da tempo – a causa dei mancati introiti. Perché, a differenza dell’Unhcr per cui i finanziamenti degli Stati membri dell’Onu sono obbligatori, l’Unrwa vive di aiuti volontari. E la decisione Usa di tagliare 364 milioni di dollari, lo scorso anno, ha provocato un buco enorme.
Alle centinaia di dipendenti già sospesi ne potrebbero seguire altri. In tutto l’agenzia Onu dà lavoro a oltre 13mila rifugiati palestinesi, in tutti i settori, dalle cliniche alle scuole. Al momento a Gaza i licenziati ammontano a 956. Quelli che ieri hanno iniziato la protesta, con il sindacato che invitava anche gli altri ad aderire. Chiedono all’Unrwa di discutere del futuro del proprio staff nella Striscia, già schiacciata da una dura crisi economica dovuta a undici anni di assedio israeliano. E chi il lavoro ancora ce l’ha, denunciano i lavoratori, si è visto in alcuni casi diminuire le ore di lavoro.
Ieri il sindacato ha annunciato per giovedì una conferenza stampa di fronte alla sede dell’Unrwa nella Striscia e parlato di “misure senza precedenti” per reagire ai tagli: “Se l’Unrwa non tornerà indietro sulle sue decisioni entro giovedì – ha detto Ahmed Lubbad, vice presidente del settore dei servizi – resteranno sorpresi di quanto faremo”. Tramite il proprio portavoce, l’Unrwa risponde: degli ultimi mille assunti solo 113 non hanno visto rinnovato il contratto. E, aggiunge, lo sciopero sta negando i servizi a 260mila studenti e 1,2 milioni di rifugiati della Striscia.
La paura è tanta: ci sono lavoratori giovani che difficilmente troveranno altre opportunità a Gaza e chi, dopo aver lavorato 15 anni per l’agenzia, è stato mandato a casa con un messaggio, dicono i dipendenti. Una paura che si fa disperazione: lo scorso luglio un dipendente dell’agenzia aveva tentato di uccidersi dandosi fuoco dopo il licenziamento. E così la pressione che Washington voleva porre sulla leadership palestinese per costringerla a sedersi a un tavolo del negoziato ancora più sbilanciato del passato a favore di Israele, a pagare il prezzo sono i palestinesi, i rifugiati contro la cui stessa esistenza la Casa Bianca di Trump sta operando per modificarne lo status.
Nel frattempo la Striscia vive una continua repressione: ieri, mentre i mille lavoratori scioperavano, l’esercito israeliano apriva il fuoco lungo le linee di demarcazione tra la Striscia e Israele, uccidendo un palestinese e ferendo decine. Era in corso una manifestazione, parte della Grande Marcia del Ritorno: i soldati hanno sparato e hanno ucciso il 21enne Mohammed Fayez Abu Sadeq e ferito circa 90 persone, di cui dieci colpite da pallottole vere. Sale così a 187 il bilancio delle vittime – oltre 20mila i feriti – dal 30 marzo scorso.
Nelle stesse ore dieci piccole imbarcazioni gazawi tentavano di rompere il blocco israeliano via mare, per ricevere come risposta gli spari della marina israeliana. Nessun ferito, con Israele che parlava di “migliaia di palestinesi insorti” sulla costa e in mare. Nena News