Secondo Tel Aviv stavano contrabbandando armi dall’Egitto. “Si trattava di pescatori”, replicano dalla Striscia. Quattro i feriti, incendiate le imbarcazioni.
dalla redazione
Gerusalemme, 26 marzo 2014, Nena News – La Marina militare israeliana ha aperto il fuoco questa mattina contro due navi palestinesi lungo la costa di Gaza, nei pressi della città di Rafah. Secondo l’esercito israeliano, le due barche avevano a bordo armi di contrabbando provenienti dall’Egitto e stavano tentando di raggiungere la Striscia. Diversa l’opinione palestinese: si sarebbe trattato di due pescherecci gazawi che stavano lavorando in mare.
Secondo testimonianze dei medici dell’ospedale di Kamal Udwan, quattro pescatori sono rimasti feriti dal fuoco israeliano che ha provocato un incendio a bordo delle due imbarcazioni. Altri testimoni hanno raccontato all’agenzia stampa Ma’an News che la Marina israeliana ha sparato anche contro navi gazawi ancorate lungo il porto, anche in questo caso provocando un incendio spento dai vigili del fuoco.
La portavoce dell’esercito israeliano ha invece affermato che durante la notte “la Marina ha identificato delle imbarcazioni palestinesi che arrivavano dalle acque territoriali egiziane in un sospetto tentativo di contrabbando”. Una volta giunte entro le acque di Gaza, ha continuato la portavoce, la Marina ha chiesto loro di fermarsi e, per non aver ricevuto risposta, ha aperto il fuoco, provocando un’esplosione a bordo, la prova – secondo Tel Aviv – che le navi trasportavano armi.
Sul mare di Gaza, come via terra, le autorità israeliane hanno imposto un blocco che dura dal 2007. Seppure gli Accordi di Oslo prevedano la possibilità per i pescatori gazawi di raggiungere una distanza di 20 miglia nautiche dalla costa, Israele impone unilateralmente da anni una distanza molto minore, tra le 3 e le 6 miglia. Ciò impedisce ai pescatori gazawi di guadagnarsi da vivere e ha nel tempo provocato un crollo nel numero di palestinesi impiegati nel settore della pesca.
Il porto di Gaza City, chiuso dal 1967 e trasformato da uno dei principali scali del Mediterraneo a mero approdo per le piccole imbarcazioni dei pescatori gazawi, sta lentamente morendo: dal 2000 ad oggi la produzione è calata di oltre il 40% e il numero di pescatori è crollato. Oggi vivono delle scarse entrate derivanti da una lunga giornata in mare solo tremila persone, il 42% in meno del 2000, secondo l’agenzia Onu OCHA. Nena News