I palazzi dell’ex presidente Saddam Hussein furono saccheggiati dagli americani. I responsabili di quei furti nella maggior parte dei casi non vengono processati.
della redazione
Roma, 18 aprile 2015, Nena News – Si parla molto, e giustamente, delle distruzioni di tesori dell’archeologia dell’Antica Mesopotamia da parte dei jihadisti dell’Isis. Ben poco si sa invece dei furti di reperti, opere d’arte e oggetti compiuti da soldati, contractors e altri cittadini statunitensi dopo l’invasione dell’Iraq nel 2003 e la caduta dell’ex presidente Saddam Hussein. Furti che, nella maggior parte dei casi, riferisce l’agenzia di stampa AP, restano impuniti.
I palazzi di Saddam Hussein – in questo modo furono definiti gli edifici istituzionali iracheni prima e dopo la guerra scatenata dagli Usa e dalla Gran Bretagna contro l’Iraq – furono saccheggiati dopo il 2003. Militari americani, contractors e altri cittadini degli Stati Uniti che hanno lavorato in Iraq, si appropriarono di una quantità enorme oggetti culturalmente significativi come spade e manufatti trovati in quei palazzi. Un “bottino di guerra” che circola ancora sulle vendite in internet e nelle aste pubbliche negli Stati Uniti.
L’agenzia AP riferisce che i materiali spesso sono restituiti una volta che diventano noti ma i responsabili di questi furti rimangono impuniti nella maggior parte dei casi. Le proteste irachene si stanno intensificando e l’ambasciatore dell’Iraq negli Stati Uniti, Lukman Faili, ha ribadito che Baghdad è impegnata a preservare il suo patrimonio e che il ritorno di oggetti archeologici saccheggiati è un progetto nazionale.
Il portavoce del Dipartimento della Difesa Mark Wright ha ammesso che il Pentagono non segue questi casi di “trofei di guerra” e ha aggiunto di non avere notizia di eventuali corti marziali nei confronti dei responsabili di questi furti. Tali casi, ha riconosciuto, non sono stati considerati una delle principali preoccupazioni negli anni successivi all’invasione dell’Iraq.
McGuire Gibson, professore di archeologia mesopotamica presso l’Università di Chicago, ha detto di aver avuto notizia di un procedimento, perlatro nei confronti di un civile, lo scrittore esperto di Medio Oriente Joseph Braude, catturato con tre antichi sigilli in marmo e un alabastro al ritorno da una visita in Iraq 2004 e successivamente dichiarato colpevole di contrabbando.
In un recente caso nel Connecticut, gli investigatori federali hanno appreso che oggetti dorati dei palazzi di Saddam Hussein sono stati messi in vendita da un cittadino americano che era stato in Iraq come un contractor della Difesa. La procura ha deciso di non chiedere il rinvio a giudizio dell’uomo perchè era stato “decorato” durante la guerra in Iraq. I manufatti sono stati restituiti il mese scorso con decine di altri pezzi.
Le fonti citate dalla AP sottolineano che da parte delle autorità federali e militari americane non c’è stata alcuna volontà di impedire il fenomeno del “bottino di guerra” presente tra i militari Usa che hanno partecipato all’occupazione dell’Iraq. Nena News