Nato per volere del dottor Mohamed Aden Sheikh, oggi il MAS Children Teaching Hospital ad Hargheisa, è un punto di riferimento per la diagnostica pediatrica e il successivo trattamento, nell’intero Somaliland
foto e testo di Federica Iezzi
Hargheisa (Somalia), 7 marzo 2017, Nena News – Marwa e Barwaqoo aspettano sulle panchine di pietra all’esterno dell’ospedale. Sono vestite di veli colorati. In Somalia anche le bambine sono obbligate a coprire il capo. Siamo al ‘Mohamed Aden Sheikh Children Teaching Hospital’, un ospedale pediatrico costruito grazie al lavoro e all’impegno italiano, ora amministrato totalmente dal governo del Somaliland, per gli attori internazionali regione autonoma della Somalia, che ha autproclamato la sua indipendenza nel 1991. Ideato da Mohamed Aden Sheikh, chirurgo somalo prigioniero politico del regime di Siad Barrè, l’ospedale ha preso forma nel 2012. I visi preoccupati delle madri accompagnano il percorso dei bambini.
Sono 50.000 i bimbi visitati in cinque anni. I medici locali si dividono tra diagnosi, ricoveri, terapie mediche, trattamenti chirurgici e le cinque preghiere giornaliere della religione islamica. Si entra nell’ospedale attraverso pareti dipinte di rosso fuoco. I bambini riempiono i letti delle spaziose stanze. Le culle riscaldate accolgono i neonati sotto peso. Poche lacrime. I bambini non fanno i capricci, ma come piccoli adulti seguono i consigli dei medici e degli infermieri.
La mattina è frenetica, già dalle prime luci del giorno i piccoli pazienti aspettano fuori dal cancello dell’ospedale. I più fortunati stringono nelle mani latte o succo di frutta. La giornata inizia con il triage sotto tettoie costruite di canne e legno, mentre il sole penetra e scalda l’aria ancora fresca. Poi le vie si dividono tra Out-Patient Department, laboratorio analisi, reparto, medicheria, malnutrizione. Tutto si chiude con il passaggio nella farmacia interna dell’ospedale per la programmazione delle cure. Nena News
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