Nella rubrica del sabato, andiamo in Sudafrica con la questione ventennale delle proprietà degli Afrikaners mai redistribuite, in Congo con gli scontri tra Hema e Lendu, in Kenya con l’incontro a sorpresa tra Odinga e Kenyatta e in Zimbabwe dove i residenti all’estero vengono esclusi dal voto
di Federica Iezzi
Roma, 17 marzo 2018, Nena News
Sud-Africa
Il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha ribadito che nessuno ha il diritto di invadere la terra e di violare i diritti di altre persone. Lo stesso African National Congress (Anc), partito attualmente al potere, si sta impegnando per modificare la Costituzione riguardo l’espropriazione della proprietà senza compensazione. Questo ha spaventato i mercati e evocato le acquisizioni di fattorie di proprietà bianca nel vicino Zimbabwe.
La terra rimane una questione emotiva in Sudafrica: le maggiori proprietà rimangono nelle mani dei bianchi a oltre due decenni dalla fine dell’apartheid e nonostante i programmi del governo che mirano alla ridistribuzione delle ristrette disparità razziali di proprietà. Anche all’inizio di questa settimana, le acquisizioni di terreni in un sobborgo tra Johannesburg e Pretoria hanno provocato scontri con la polizia.
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Repubblica Democratica del Congo
Continuano i conflitti etnici nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo. Il leader locale della società civile Jean Bosco Lalu parla di crescente violenza etnica tra i pastori Hema e gli allevatori Lendu nella provincia dell’Ituri. Il numero di vittime è salito a 130 dallo scorso dicembre. Decine di migliaia di persone sono fuggite dalla violenza, tra questi oltre 27mila hanno attraversato il confine con l’Uganda.
Conflitto plurisecolare quello tra Hema e Lendu che ha ucciso decine di migliaia di civili tra il 1998 e il 2003. Negli ultimi anni i due gruppi hanno mantenuto un conflitto di basso livello con occasionali fiammate di violenza. L’anno scorso il conflitto ha costretto quasi due milioni di congolesi a fuggire dalle proprie case.
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Kenya
Incontro a sorpresa tra il presidente kenyano, Uhuru Kenyatta, e il leader dell’opposizione, Raila Odinga, per la prima volta dopo le contestate elezioni dello scorso anno: i due hanno annunciato un piano per superare le profonde divisioni etniche e politiche del Paese.
L’incontro è giunto poche ore prima dall’arrivo del segretario di Stato americano (ormai ex), Rex Tillerson. Gli Stati Uniti avevano più volte sollecitato colloqui diretti tra Kenyatta e Odinga per risolvere il conflitto politico.
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Zimbabwe
La Corte Costituzionale dello Zimbabwe la scorsa settimana ha portato avanti la sentenza di voto per la diaspora del Paese residente all’estero. Il caso è stato rappresentato dallo Zimbabwe Lawyers for Human Rights (ZLHR) e dal Southern Africa Litigation Centre.
I richiedenti sostengono che i requisiti di residenza imposti dalla legge elettorale contravvengano alla Costituzione che prevedeva diritti politici e consentiva a ogni cittadino dello Zimbabwe di partecipare ai processi politici, ovunque si trovasse. Lo Zimbabwe dovrebbe tenere nuove elezioni generali tra luglio e agosto di quest’anno.
I funzionari della commissione elettorale hanno escluso il voto della diaspora e hanno ribadito che i cittadini non residenti, desiderosi di votare, hanno l’obbligo di rientrare nel Paese. L’opposizione al contrario ha a lungo insistito affinché i milioni di cittadini dello Zimbabwe stabiliti all’estero potessero votare da qualsiasi luogo. Il presidente Emmerson Mnangagwa ha recentemente affermato che il voto della diaspora potrebbe essere possibile in futuro. Nena News
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