Il presidente francese tenta una via già percorsa, senza successo, dai predecessori: usare la diplomazia culturale. Ma come in passato dal quadro resta fuori il processo di decolonizzazione
di Federica Iezzi
Roma, 5 marzo 2022, Nena News – Emmanuel Macron si è impegnato a consolidare i rapporti tra Francia e Africa. Già nel 2017, ha visitato la nuova sede dell’università della capitale del Burkina Faso, Ouagadougou, dove ha tenuto un discorso annunciando una nuova politica francese incentrata sui giovani africani.
L’obiettivo era quello di creare un nuovo legame con l’Africa francofona e anglofona, riconoscendo anche i traumi che il colonialismo francese aveva causato. Quattro anni dopo, lo scorso ottobre, ha ospitato a Montpellier il New France-Africa Summit, evento chiave nella nuova direzione delle relazioni afro-francesi. A moderare il vertice, l’intellettuale e filosofo camerunese Achille Mbembe.
Nella tavola rotonda, i giovani imprenditori africani hanno accusato Macron di perpetuare le politiche neocoloniali francesi in Africa. Hanno citato come esempio il sostegno della Francia a Mahamat Idriss Déby, il nuovo leader del Ciad. Le forme di alleanze personali con uomini forti africani iniziarono con il presidente Charles De Gaulle (1959-1969) e raggiunsero l’apice sotto Georges Pompidou (1969-1974).
Il nuovo approccio di Macron, incentrato sulla diplomazia culturale, non è una novità. Fu provato negli anni ’50 senza successo. Un buon risultato sembra purtroppo improbabile anche questa volta. Questo perché è in disaccordo con la visione del mondo degli africani, fatto di imperialisti e anticolonialisti, dove viene costantemente evidenziata la necessità della decolonizzazione come elemento fondamentale per una sana società.
Dopo il 1945, membri della società civile africana iniziarono a rivendicare politiche e accordi con Parigi. Il Madagascar fu vittima di una violenta rivolta nazionalista contro la Francia tra il 1947 e il 1948. Dakar, la capitale del Senegal, divenne l’epicentro dell’attivismo anticoloniale man mano che i sindacati divennero più politicizzati.
Come risposta, la cultura francese entrò prepotentemente nei centri culturali soprattutto dell’Africa occidentale. Tutto, parte di un piano per diffondere la cultura francese come scala verso la modernità e verso una posizione sociale più elevata. Quella che negli anni ’50 veniva chiamata modernizzazione. Oggi ribattezzata da Macron come imprenditorialità.
Nell’ottobre 1955, Léopold Senghor, primo ministro responsabile per le questioni culturali internazionali nel governo francese di Edgar Faure, poi presidente del Senegal, organizza una serie di incontri a Lagos, in Nigeria. Il viaggio di uno dei principali intellettuali del movimento letterario Négritude, doveva rinvigorire il legame tra la cultura francese e quella africana.
Senghor considerava Négritude un mezzo per avviare la modernizzazione. L’insegnamento della lingua francese era fondamentale poiché facilitava e aumentava la mobilità sociale delle classi inferiori, verso luoghi di ‘innovazione e immaginazione’.
Alla fine degli anni ’50, i diplomatici francesi credevano addirittura di avere qualcosa di prezioso da offrire e si aspettavano un forte sostegno politico. Pertanto, istituzioni come università, centri culturali e scuole, in luoghi come Dakar e Accra dovevano subire grandi evoluzioni. Mettendo in primo piano i servizi che la Francia poteva offrire, il ministero degli esteri francese voleva evitare di ferire l’apice dell’orgoglio nazionalistico africano, mentre si correva verso il 1960, anno in cui ben 17 Paesi francofoni divennero indipendenti.
Le circostanze internazionali odierne sono molto simili al decennio successivo alla seconda guerra mondiale, quando sovietici, americani, britannici e altri nazionalisti africani hanno premuto per guadagnare terreno. Oggi, la crescita economica dell’Africa e l’espansione dell’influenza politica hanno attratto partner esterni impazienti di costruire relazioni con il continente. E molti membri della società civile africana non apprezzano l’interferenza francese. Nena News