Nella rubrica del sabato sul continente africano andiamo anche in Ruanda, dove l’oppositrice Rwigara è stata assolta dalle accuse di incitamento all’insurrezione, e in Tanzania, dove i partiti di opposizione rischiano lo scioglimento
di Federica Iezzi
Roma, 15 dicembre 2018, Nena News –
Repubblica Democratica del Congo
Joseph Kabila, il presidente uscente della Repubblica Democratica del Congo, ha dichiarato di voler rimanere in politica e non esclude la possibilità di ricominciare a lavorare per un nuovo mandato nel 2023. Kabila, che si ritirerà dopo le elezioni a lungo ritardate, previste per il prossimo 23 dicembre, ha affermato di voler proteggere i suoi ‘successi’, rimanendo in politica.
L’ex presidente avrebbe dovuto dimettersi già nel 2016 alla fine del suo mandato costituzionale. Ma l’elezione per sostituirlo è stata ripetutamente ritardata, accendendo le proteste che poi hanno causato migliaia di vittime.
Le prossime elezioni segneranno il primo trasferimento democratico di potere nel Paese e segneranno la fine del governo di Kabila iniziato nel 2001, subito dopo l’assassinio di suo padre avvenuto durante una sanguinosa guerra civile che imperversò dal 1998 al 2003 e uccise cinque milioni di persone.
Kabila ha scelto il lealista Emmanuel Ramazani Shadary, come candidato della coalizione di governo. Su Shadary pendono le dure sanzioni dell’Unione Europea per il suo presunto coinvolgimento in violazioni dei diritti umani. Secondo gli attuali sondaggi di opinione Shadary sarebbe indietro rispetto ai principali personaggi dell’opposizione.
Il ritardo nelle elezioni è coinciso con un problema di sicurezza in gran parte del Paese. I ribelli armati continuano a combattere sui confini con l’Uganda e il Ruanda. Gli osservatori internazionali affermano che la mancanza di sicurezza renderà difficile la tenuta delle elezioni nel Paese equatoriale e creerà opportunità di brogli.
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Ruanda
Un tribunale ruandese ha assolto Diane Rwigara, ferma oppositrice del veterano presidente Paul Kagame, dell’accusa che includeva l’incitamento all’insurrezione e la falsificazione di documenti.
Rwigara, 37 anni, è stata arrestata nel settembre 2017 dopo che il suo tentativo di candidarsi alle elezioni presidenziali in Ruanda fu negato per falsificazione delle firme dei sostenitori dell’opposizione. L’attivista è stata anche accusata di incitamento all’insurrezione per le critiche verso il governo Kagame durante la preparazione delle elezioni.
Il caso di Rwigara ha attirato nuovamente l’attenzione globale sul sempre più esiguo spazio che Kagame lascia ai critici nel Paese dell’Africa orientale. Sotto accusa la libertà di espressione, le esecuzioni extragiudiziali e alla mancanza di libertà politica.
La giovane politica è stata una voce insolita di critica nel Rwanda prima delle ultime elezioni, ed è stata vittima di una campagna diffamatoria disonesta. Inoltre, con la madre, ha trascorso più di un anno in prigione prima del rilascio su cauzione dello scorso ottobre.
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Tanzania
I partiti di opposizione in Tanzania si schierano contro gli attuali legislatori per non approvare proposte di emendamento di legge che disciplinerebbero i partiti politici, con la causa di criminalizzare le loro attività. Hashim Rungwe, presidente di uno dei 10 partiti dell’opposizione, ha affermato che gli emendamenti proposti ridurranno le libertà costituzionali.
Tra le disposizioni, la nuova legge vieterebbe ai partiti di funzionare come gruppi ‘attivisti’. Fornirebbe a un funzionario governativo poteri radicali per sospendere o addirittura licenziare un membro del partito.
I critici dell’attuale presidente John Magufuli, che è salito al potere nel 2015, contestano una dura repressione del dissenso, con restrizioni sull’opposizione politica, i media, i blogger e le organizzazioni non governative. Nena News
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