Oltre cinque milioni di casi nel continente, il 40% delle nazioni ha visto aumentare i contagi di oltre il 20%. Vaccinazioni a rilento: solo l’1% della popolazione africana ha ricevuto il siero, l’85% delle quali somministrate nei paesi con redditi maggiori
di Federica Iezzi
Roma, 3 luglio 2021, Nena News – I casi di infezione legati al virus SARS-CoV-2 in Africa stanno aumentando vertiginosamente, secondo i dati mostrati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Le positività sono salite a oltre 116.500 e hanno spinto il continente oltre i 5 milioni di casi. 136.000 i decessi. In 22 Paesi africani, quasi il 40% delle 54 nazioni, i casi sono aumentati di oltre il 20% e i decessi sono aumentati di quasi il 15%.
Sudafrica, Tunisia, Zambia, Uganda e Namibia hanno riportato il numero più alto di nuovi casi dall’inizio della pandemia. I sistemi sanitari in Africa sono ancora lontani dall’essere pronti a far fronte a una nuova ondata di infezione da coronavirus, con consegne di vaccini quasi ferme e casi in costante aumento.
Le strutture sanitarie essenziali e il personale necessario per gestire i pazienti affetti sono gravemente inadeguati in molti Paesi africani. La maggior parte dei Paesi ha meno di un letto in unità di terapia intensiva ogni 100.000 abitanti e solo un terzo ha ventilatori meccanici disponibili. In confronto, Paesi industrializzati contano più di 25 letti ogni 100.000 persone.
La mancanza di aderenza alle misure di prevenzione della trasmissione, la scarsa osservanza delle misure di salute pubblica, l’aumento dell’interazione sociale e del movimento hanno alimentato la nuova ondata che coincide con il clima stagionale più freddo nell’Africa meridionale e con la diffusione di varianti più contagiose. La variante Delta è stata segnalata in 14 Paesi africani e le varianti Alpha e Beta sono state trovate in oltre 25 Paesi.
Solo 12 milioni di persone sono completamente vaccinate nel continente, meno dell’1% della popolazione totale. Quasi l’85% di tutte le dosi di vaccino a livello globale sono state somministrate in Paesi ad alto e medio reddito, una media di 68 dosi per 100 persone nei Paesi ad alto reddito rispetto a quasi 2 dosi per 100 persone in Africa. Secondo gli analisti di Barclays, le economie più ricche del mondo si sono assicurate consegne pianificate sufficienti di dosi per coprire la popolazione più di quattro volte e mezzo, ma le più povere sono riuscite a procurarsi solo il 10% delle dosi.
Secondo Our World in Data, pubblicazione scientifica della Oxford University, sono state somministrate almeno 2,7 miliardi di dosi di vaccino anti-Covid19 in tutto il mondo. Sei Paesi non hanno avviato l’inoculazione, quattro dei quali si trovano in Africa: Tanzania, Burundi, Ciad e Eritrea. Nonostante la forte richiesta, da parte di leader mondiali e esperti di salute, a un accesso giusto ed equo a test, trattamenti e vaccini, fin dall’inizio della pandemia, per molti Paesi africani il livello di criticità rimane ancora alto.
Secondo quanto dichiarato dal consigliere dell’Oms, Bruce Aylward, l’iniziativa Covax, co-guidata dalla Vaccine Alliance Gavi, dall’Oms e dal Capi (Coalizione delle Innovazioni per la Preparazione alle Epidemie), che mira a fornire l’accesso globale ai vaccini anti-Covid19, ha consegnato 90 milioni di dosi a 131 Paesi in via di sviluppo. Paesi dal Malawi al Rwanda stanno raggiungendo la fine delle forniture che hanno ricevuto da Covax.
La terza ondata in Africa sta acquistando notevole velocità. Con il numero di casi in rapido aumento e le crescenti segnalazioni di forme clinicamente gravi, l’ultima ondata rischia di essere la peggiore mai registrata nel continente, secondo Matshidiso Moeti, direttore regionale dell’Oms per l’Africa.
Posti in terapia intensiva e scorte di ossigeno sono già a livelli preoccupanti. L’Oms ha iniziato a schierare esperti in alcuni dei Paesi africani più colpiti, tra cui Uganda e Zambia, oltre a supportare i laboratori regionali con sede in Sudafrica per monitorare le varianti virali. Nena News
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