Dalla tornata elettorale americana emerge che la comunità ebraica negli Stati Uniti è solidamente liberale e progressista (circa il 77% ha votato Biden). Le conseguenze di questa scelta si ripercuoteranno sul repentino cambio al vertice delle lobby israeliane nelle politiche economiche del paese
di Francesca Merz
Roma, 23 novembre 2020, Nena News – Queste recenti elezioni americane, come sempre, ma forse più di sempre, sono state seguite dal mondo intero con apprensione e attenzione. E’ passato il messaggio, in parte certamente vero, che quella delle elezioni americane 2020 fosse una partita riguardante molto più che la politica interna o estera USA, ma un modus operandi, e, in qualche modo un fenomeno globale fatto di negazionismi e superficialità comunicativa preoccupante. Come sappiamo le elezioni hanno infine premiato il democratico Joe Biden, ma in questa sede, in maniera specifica, vogliamo concentrarci su cosa è avvenuto,e soprattutto su cosa è cambiato nelle scelte degli ebrei americani in queste elezioni.
La conferma che ci viene da questa tornata elettorale è quella che la comunità ebraica americana è solidamente liberale e progressista, circa il 77 per cento degli elettori ebrei americani ha infatti votato Biden. Questa percentuale è ben al di sopra delle due elezioni precedenti (Hillary Clinton 71% circa; Barack Obama, 69% circa) ma in linea con il record nella prima vittoria di Obama e in quella di Bill Clinton e Al Gore. “In queste elezioni storicamente cruciali, gli elettori ebrei hanno semplicemente ripudiato completamente Donald Trump e un partito repubblicano che si è rivolto agli elementi xenofobi e di estrema destra del paese”, ha commentato il presidente di J Street Jeremy Ben-Ami.
Le conseguenze di questa scelta, in maniera del tutto pragmatica si ripercuoteranno sul repentino cambio al vertice delle lobby israeliane nelle politiche economiche del paese. Il gruppo sionista liberale J Street, che ha combattuto sin dal primo momento contro Trump e Netanyahu, assumerà il ruolo di lobby israeliana centrista, con molti amici nel Congresso Democratico; l’AIPAC, che ha sostenuto ciecamente Netanyahu e, da dietro le quinte, Trump, diventerà più marginalizzata a destra. E con Trump oramai decaduto, è plausibile pensare, che J Street perderà la sua ala più a destra, e potrà tornare ad investire il ruolo di interlocutore per la parte ebraica liberale.
La notizia più strana, ma anche quella più rincuorante, per chi scrive, è che una nuova generazione di ebrei americani sta modificando totalmente il proprio rapporto con Israele, e in particolar modo con le politiche israeliane, ciò che è emerso dai sondaggi elettorali è che il 22% degli ebrei sotto i 40 anni sostiene apertamente il BDS (il boicottaggio, disinvestimento e le sanzioni contro Israele), movimento al centro di fortissime pressioni internazionali, dichiarato da Israele alla stregua di un movimento terrorista, e recentemente riabilitato da una sentenza UE (https://www.bdsitalia.org/index.php/comunicati-diritto-boicottaggio/2574-sentenza-cedu)
Con il cambio ai vertici della lobby israeliana in USA è quindi probabile, visti questi numeri, che saranno proprio i giovani ebrei di sinistra, che sostengono i diritti umani palestinesi a battersi per chiedere un’azione reale e non solo a parole per una “soluzione a due stati”.
Ma esaminiamo in dettaglio alcuni dei numeri del sondaggio di J Street sugli elettori ebrei, sulla base di interviste con 800 di loro (dal 28 ottobre al 3 novembre, fatto dalla società “progressista” GBAO Strategies): emerge prima di tutto che gli ebrei sono tra i gruppi progressisti più politicamente affidabili: hanno votato per Biden in modo schiacciante, il 78%, mentre solo il 17% si definisce conservatore. Inoltre, tra gli intervistati, emerge la fortissima avversione nei confronti di Netanyahu: gli ebrei intervistati che si dissociano da Bibi sono raddoppiati negli ultimi due anni. Sembra quindi non del tutto corretta la strategia di Joe Biden, che ha impostato una campagna elettorale il cui motivo di fondo era l’amore per “Bibi”. Gli ebrei americani non amano Netanyahu, e accanto all’opposizione a Netanyahu, sta aumentando l’opposizione agli insediamenti.
(Continua domani)