Il caso dell’attivista anti-Mubarak, condannato a 15 anni di carcere per aver aggredito un poliziotto durante una manifestazione “illegale”, sarà trasferito a un altro tribunale
della redazione
Roma, 15 settembre 2014, Nena News – A tre mesi dalla sua condanna a 15 anni di carcere con l’accusa di aver attaccato un poliziotto e di aver partecipato a una manifestazione illegale, torna libero su cauzione Alaa Abdel Fattah, il noto blogger e attivista egiziano, uno dei leader della rivoluzione che ha portato alla deposizione dell’ex presidente Hosni Mubarak nel 2011. Lo rende noto l’agenzia AFP riportando le dichiarazione del suo avvocato Mohamad Abdel Aziz. Assieme a lui sono stati scarcerati i due attivisti condannati con Abdel Fattah in contumacia lo scorso giugno per aver attaccato un agente durante una manifestazione non autorizzata.
L’AFP rende noto che la corte, la stessa che lo aveva condannato a giugno, ha accolto la richiesta della difesa che le chiedeva di astenersi dal caso e di trasferirlo a un altro tribunale. La corte avrebbe inoltre avviato un’indagine sull’utilizzo, da parte della procura, di video personali di Abdel Fattah che non avevano alcuna rilevanza nel processo, in palese violazione della privacy dell’imputato. Il processo d’appello è tutt’ora in corso.
Arrestato durante una manifestazione a causa della legge “anti-protesta”, promulgata lo scorso novembre dalla giunta militare che con un colpo di stato ha deposto il presidente eletto Mohammed Morsi il 3 luglio del 2013, che vieta a più di 10 persone di riunirsi in manifestazioni “non autorizzate”, Abdel Fattah è stato in carcere anche durante il regime di Mubarak e sotto la vecchia giunta militare offertasi di guidare la transizione verso le elezioni. Arrestato nel novembre dello scorso anno, era poi stato rilasciato su cauzione a marzo. L’11 giugno scorso, dopo aver aspettato il verdetto davanti al Tribunale nel quale gli era stato impedito di entrare, era stato immediatamente arrestato e condotto in carcere assieme ad altre due persone.
Dal colpo militare del luglio 2013 ai danni di Morsi, il nuovo Egitto di al-Sisi ha represso brutalmente qualunque forma di dissenso. Oltre alla ben nota resa dei conti contro i Fratelli Musulmani (organizzazione “terrorista” per il Cairo dallo scorso dicembre) che ha portato all’arresto di tutta la sua dirigenza e di migliaia dei suoi sostenitori, con migliaia di persone già condannate a morte, altrettanto dura è stata la repressione contro le forze di sinistra e laiche, sorvegliate e incarcerate a ritmi che si avvicinano pericolosamente all’era Mubarak. Nena News