A dieci anni dalla rivoluzione che cacciò il dittatore Mubarak, una restaurazione brutale avvolge il paese. Di quell’esperienza però resta molto, una presa di coscienza visibile nelle forme di opposizione rimaste e le organizzazioni di base nate dopo la proteste. E anche la musica
di Giulia Filpi
Roma, 25 gennaio 2021, Nena News – Il 25 gennaio 2011, al Cairo, piazza Tahrir si riempì di manifestanti che chiedevano a gran voce la «fine del regime» del presidente Hosni Mubarak, ispirati dal movimento di protesta scoppiato circa un mese prima in Tunisia contro Zine El-Abidine Ben Ali.
Mubarak rassegnò le dimissioni dopo diciotto giorni di mobilitazioni, spesso represse nel sangue, ma le rivendicazioni di giustizia sociale e libertà provenienti dalla piazza non furono mai soddisfatte. Dieci anni dopo, a ricordare quei giorni rimangono tante canzoni. Ne abbiamo scelte cinque.
Ramy Essam – Irhal
Irhal significa vai via: il destinatario, naturalmente, è Hosni Mubarak. Il testo è un compendio dei più famosi slogan delle proteste di gennaio 2011. Ramy Essam eseguì diverse volte questo brano durante l’occupazione di piazza Tahrir, accompagnato dalla sua chitarra e da centinaia di migliaia di persone che cantavano in coro con lui: «Al-sha’ab yurìd isqàt al-nizam» (Il popolo vuole la caduta del regime). Nonostante drammatiche ritorsioni da parte delle autorità, negli anni successivi Ramy Essam ha continuato a cantare contro il potere, criticando prima la giunta militare, poi il governo dei fratelli musulmani e infine quello di Abdel Fattah Al-Sisi.
Ya Midan- Cairokee feat. Ayda El-Ayoubi
Ayda El-Ayoubi era diventata famosa negli anni novanta con le sue canzoni patriottiche e romantiche. Dopo la nascita del primo figlio, si riavvicinò all’islam e smise di fare musica, ritornandovi solo molti anni dopo, con canzoni a tema religioso. Poi venne il 25 gennaio, e Ayda imbracciò il suo oud per sostenere le proteste insieme al gruppo rock Cairokee. Il risultato è una struggente ballata dedicata alla piazza egiziana per antonomasia: «Piazza, o piazza, dove sei stata fino ad adesso?».
Raga’een- Eskenderella
Gli Eskenderella nascono al Cairo nel 2000. All’inizio, la band si esibiva in case private e proponeva soprattutto brani della tradizione egiziana del Novecento, ma più tardi iniziò a interpretare anche canzoni originali, come Raga’een (Stiamo tornando), scritta nel gennaio 2011 dal poeta Amin Haddad e ispirata alle proteste. Il brano veniva eseguito all’aperto, insieme al pubblico: «Stiamo tornando, o vita, stiamo tornando con un cuore nuovo. Stiamo tornando, con speranze sempre più grandi. Stiamo tornando dal passato, andando verso il futuro».
Youssra Al-Hawary – El soor
Verso la fine di marzo 2011, dopo le manifestazioni popolari davanti al ministero dell’Interno, le autorità egiziane fecero costruire spessi muri intorno alla sua sede, nel centro della capitale, a pochi passi da piazza Tahrir. Oltre a ospitare scritte e graffiti, le nuove barriere sconvolsero la vita dei residenti del quartiere, tra cui quella della giovane fisarmonicista Youssra Al-Hawary, che in quei giorni scrisse Al-Soor, (Il Muro), interpretando un testo del disegnatore e vignettista Walid Taher: «Davanti al muro, davanti a quelli che lo hanno costruito, un vecchietto si ferma e fa la pipì».
Revolution records – Kazboon
Thawragya, aka Revolution records, è un’etichetta indipendente di Alessandria che produce rap e hip hop “rivoluzionari” dal 2006: quando iniziarono le proteste di piazza Tahrir, Ahmed Rock, C-Zar e Temraz avevano già pubblicato brani come Waqt thawragya (Tempo da rivoluzionari) e Mamno’ el-taghrir (Vietato cambiare), inneggianti alla rivolta contro l’oppressione e la censura. Dopo le dimissioni di Mubarak, il potere passò al Consiglio supremo delle forze armate (Scaf), che promise di rispettare il diritto degli egiziani a manifestare pacificamente. Seguirono migliaia di processi militari contro i civili, torture, incarcerazioni, sparizioni forzate e violenze sessuali. E i Thawragya scrissero Kazboon, (Bugiardi).