La rassegna salernitana ha chiuso i battenti due giorni fa con lo spettacolo teatrale ideato e interpretato da Serena Gatti e liberamente ispirato ai romanzi dell’architetta palestinese Suad Amiry
di Maria Rosaria Grieco*
Salerno, 9 dicembre 2016, Nena News – Maldoriente, lo spettacolo teatrale ideato e interpretato da Serena Gatti e liberamente ispirato ai romanzi di Suad Amiry, conclude a Salerno la terza edizione della rassegna “Femminile Palestinese”. Ieri sera è stato emozionante ascoltare la narrazione della vita quotidiana di una donna architetto palestinese. La raffinata interpretazione di Serena Gatti ha saputo mostrare con grande impatto la brutalità dell’occupazione. Con eleganza e leggerezza ha puntato al cuore di tutti noi, portandoci per mano dentro alla vita di tutti i giorni, dentro al dolore, alle aspettative calpestate, alle umiliazioni reiterate.
Ci ha catapultato nel bel mezzo di un universo senza diritti, costringendoci a vivere la “normalità” della vita sotto occupazione, una vita non solo senza diritti, ma anche senza futuro e addirittura senza un passato. Ci siamo sentiti tutti cittadini di una terra a cui è negata l’identità, a cui è negata la memoria, in uno stillicidio continuo pianificato da sempre.
Femminile palestinese, che curo dal 2014, nasce proprio con la mission di contrastare la sistematica azione di memoricidio che nega l’identità culturale e politica di un popolo, che divora la sua memoria, la sua storia, i suoi diritti umani e civili. La rassegna infatti, attraverso linguaggi artistici differenziati, afferma una narrazione sulla Palestina diversa da quella dominante e lo fa soprattutto attraverso la voce delle sue donne, come è stato ieri sera con lo spettacolo Maldoriente che ha chiuso il programma 2016.
Quest’anno la rassegna, oltre alla piecè teatrale della Gatti, ha portato a Salerno l’attivista Arwa Abu Heikal di al-Khalīl (Hebron), il poeta palestinese Ibrahim Nasrallah, la cantante palestino/libanese Amal Ziad Kaawash con il gruppo musicale multietnico Jussur Project, lo storico israeliano Ilan Pappe che ha parlato di linguaggio e decolonizzazione con i docenti Giso Amendola, Pino Grimaldi e il giornalista di Al Jazeera Clayton Swisher, il libro di cucina POP Palestine cuisine con le autrici Fidaa Ibrahim Abuhamdieh, Silvia Chiarantini e la fotografa Alessandra Cinquemani, il performer Daniele De Michele, in arte DON PASTA con il suo spettacolo “Palestine Food Sound System”.
È stato un percorso fantastico pieno di emozioni che ha intercettato gli interessi culturali più svariati con un pubblico sempre eterogeneo e partecipe, un pubblico meravigliosamente curioso. Il mio pensiero va ai tantissimi affezionati che ci hanno seguito e sostenuto ad ogni appuntamento, senza i quali saremmo stati solo un contenitore sterile.
E in particolare voglio sottolineare il sostegno del Centro di produzione teatrale “Casa del Contemporaneo”, che ha sposato sia la vision che la mission della rassegna Femminile palestinese, senza mai intaccarne l’autonomia e tutelando quindi un progetto culturale che difficilmente avrebbe trovato spazio altrove. Dare voce alla Palestina è una scelta coraggiosa e scomoda per chi fa impresa culturale. Muoversi nella convinzione di sostenere il dibattito sui valori umani e civili è una scelta culturale che va oltre i soliti schemi commerciali.
Mi piace quindi parlare di queste buone prassi, che accadono oggi, nella città di Salerno, una delle tante città di provincia del sud Italia. Io penso sia meritevole prendere decisioni del genere, di militanza socioculturale, mentre in Italia e in Europa si innalzano muri, barricate e chiusure culturali, oltre che politiche, nei confronti di tutto ciò che viene vissuto come “diverso”. La direzione di Casa del Contemporaneo invece, controcorrente, ha voluto inserire la rassegna Femminile palestinese nel proprio cartellone permettendone la realizzazione. E noi continueremo a lavorare in rete con un territorio che sa rispondere agli stimoli culturali con grande passione.
Con le parole di Suad Amiry, che chiudono lo spettacolo Maldoriente, insieme al popolo palestinese che resiste e insieme a tutti i popoli che vedono calpestati i propri diritti umani e civili: “resteremo qua venti volte. All’infinito”. Noi resteremo qua venti volte, all’infinito. Nena News
*Curatrice di “Femminile Palestinese”