La poetessa e scrittrice siriana, ospite pochi giorni fa a Palermo e al “Festival di Letteratura Autobiografica” a Treviso, ha parlato del senso della poesia nella vita quotidiana e dello stato della cultura. L’intenzione dell’autrice è spingere i lettori a carpire gli effetti delle esperienze più dolorose vissute da una donna
di Cecilia D’Abrosca
Roma, 24 ottobre 2016, Nena News – Maram al-Masri è autrice di nuove poesie racchiuse nel testo, intitolato, “Lontananza” (Ed. Medinova, 2016), tradotto in francese, italiano e in lingua araba. Il suo “viaggio letterario” è iniziato in Sicilia e si è concluso al “Festival della Letteratura Autobiografica” di Treviso, pochi giorni fa. Gli argomenti discussi, nel corso degli incontri letterari, sono stati: la Siria, la condizione femminile e la posizione che occupa/dovrebbe occupare la Poesia e la Cultura nella nostra esistenza.
Maram predilige ambientazioni che interagiscano visivamente con la sua poesia. Non a caso, la scorsa estate, ha scelto di esibirsi circondata dai templi della Valle della città di Agrigento, restituendo al tempio stesso la funzione di luogo di incontro sacro e di recitazione.
Tra le poetesse viventi è la più avanguardista. Vive a Parigi ma è siriana di nascita. Maram al-Masri è una donna dall’impatto visivo incisivo, che ha adottato uno stile basato su forme di espressione dotate di una grande forza comunicativa, capaci di suscitare impressioni diverse: dalla sicurezza in sé, alla consapevolezza, dalla voglia di mettersi alla prova a quella di mostrarsi “fuori dell’ordinario.” La poetessa affronta momenti e fasi dell’esperienza di una donna, legati alla violenza e all’emotività; osserva e analizza le emozioni positive e negative, in particolari circostanze della vita, e le mette in poesia.
Il testo forse più esemplificativo, in tal senso, è “Le donne sognano di libertà”:
Le donne come me
non sanno parlare;
la parola le rimane
di traverso in gola
come una lisca
che preferiscono inghiottire.
Le donne come me
sanno soltanto piangere
a lacrime restie
che improvvisamente
rompono e sgorgano
come una vena tagliata.
Le donne come me
sopportano gli schiaffi,
senza osare renderli.
Tremano di rabbia
e la reprimono
Come leoni in gabbia,
le donne come me
sognano
di libertà.
Maram al-Masri nasce a Lattakia, in Siria. Studia a Damasco e a Londra. Dopo aver lasciato definitivamente la Siria, si trasferisce a Parigi, città nella quale vive dal 1982. Le sue letture saranno Kahil Gibran, Tagore e Nazim Hikmet. Sceglie di avvicinarsi ad un modo “coraggioso”di fare poesia, che attraversa la realtà delle donne toccando il tema delle rivendicazioni di un tipo di femminilità che la società civile spinge a tacere, o fa passare per insieme di comportamenti e atteggiamenti non consoni ad un ruolo femminile stereotipato. Maram lascia intravedere l’immagine di una donna non soggetta a sovrastrutture, non solo, che dialoga con la cultura europea della quale si sente parte, di una cultura disomogenea e opposta, rispetto a quella di provenienza.
La sua forma espressiva e stilistica, richiama la volontà di auto affermazione e la convinzione di mostrarsi per ciò che si è. Maram al-Masri dichiara se stessa attraverso la scrittura, prediligendo il genere della poesia, che per un’eccessiva semplificazione, alcuni critici definiscono, “poesia e letteratura erotica”, ma lei travalica ogni catalogazione e fa semplicemente poesia. Leggendo alcuni dei suoi testi ci si accorge di essere al cospetto di una personalità ferma e determinata a lasciar trasparire il lato emozionale femminile, senza reticènza ed escamotage linguistici. Maram al-Masri non intende disegnare o attribuire un ruolo alle sue lettrici, nell’ambito delle relazioni interpersonali, ma intende scuoterle, indurle alla riflessione. Pensare a sè.
Affronta, poi, il tema della marginalità, che rimanda a quelle persone che vivono “al di fuori” della società, nei termini in cui essa è concepita dal senso comune. Ha scritto di donne che vendono il proprio corpo nella poesia “Anime Scalze”:
Le ho viste.
Loro,
i loro volti dai lividi celati.
Loro,
gli ematomi nascosti tra le cosce,
Loro,
i loro sogni rapiti, le loro parole azzittite
Loro,
i loro sorrisi affaticati.
Le ho viste
tutte
passare nella strada
anime scalze,
che si guardano dietro,
temendo di essere seguite
dai piedi della tempesta,
ladre di luna
attraversano,
camuffate da donne normali.
Nessuno le può riconoscere
tranne quelle
che sono come loro.
Sono parole connotate dal coraggio di denunciare e sottolineare posizioni e scelte lesive della dignità femminile, attraverso uno stile di scrittura in cui l’autrice non risparmia profonde descrizioni.
Barefoot Souls (Arc Publication, 2015), tradotta da Theo Dorgan in triplice edizione, inglese, araba e francese è l’opera di poesia che precede l’ultimo lavoro di Maram. È una dedica alla vita delle donne siriane, che vivono a Parigi. Poesie che catturano le loro voci inascoltate, e le loro esistenze che, sono state, in qualche modo, oscurate e represse, nei modi più inimmaginabili. L’intenzione dell’autrice è spingere i lettori e le lettrici a carpire gli effetti delle esperienze più dolorose vissute da una donna. Nena News
Sono spiacente di vedere che anche lei non sfugge alla cattiva abitudine di riportare poesie tradotte senza citare la fonte né il/la traduttore/traduttrice, eppure senza l’oscuro lavoro di queste piccole case editrici e di questi traduttori, autori come Maram al-Masri sarebbero probabilmente del tutto sconosciuti.