Alta tensione nel villaggio palestinese famoso per la sua “scuola di gomme” dove stamane l’esercito ha consegnato l’ordine di sgombero ai residenti. Decine di persone sono arrivate sul posto per manifestare la loro solidarietà alla popolazione locale. Ieri l’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani aveva ribadito: “La demolizione del villaggio è contraria al diritto internazionale”
AGGIORNAMENTO:
ore 15:45 Mezzaluna palestinese: tafferugli con la polizia: “35 feriti”. Dieci le persone arrestate. (GUARDA VIDEO)
Secondo la Mezzaluna palestinese, nei tafferugli avvenuti con la polizia oggi a Khan al-Ahmar ci sono stati 35 feriti. Quattro sono stati portati in ospedale. Uno dei feriti ha subito un colpo alla testa. Per ora non ci sono state le demolizioni, ma il timore è che il villaggio possa essere sgomberato nelle prossime 48 ore. Dieci le persone arrestate
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della redazione
Roma, 4 luglio 2018, Nena News – Situazione molto tesa nel villaggio palestinese di Khan al-Ahmar dove c’è la “scuola di gomme” costruita dalla ong italiana Vento di Terra. È scattato infatti stamane l’allarme demolizione. Il nostro direttore, Michele Giorgio, riferisce che l’esercito ha consegnato poco fa l’ordine di sgombero. I palestinesi temono ora che l’evacuazione forzata possa avere luogo stanotte dato che l’intera area sarà dichiarata venerdì da Israele “zona militare”.
Gli abitanti di Khan al-Ahmar non sono però soli: decine di persone sono accorse sul posto in segno di solidarietà con la loro lotta. Presente anche un discreto numero di giornalisti, non soltanto palestinesi. Ciò, però, non ha fermato i bulldozer israeliani che, nel momento in cui vi scriviamo, stanno spianando le strade ai piedi del villaggio. Un gruppo di palestinesi ha cercato di bloccato le ruspe, ma è stato subito disperso dai soldati israeliani. Demolite invece otto o nove strutture residenziali e tre per animali nel vicino villaggio beduino di Abu Nuwar.
Lo scorso 27 maggio la Corte suprema israeliana aveva dato l’ok per la demolizione di Khan al-Ahmar (nel governatorato di Gerusalemme). Secondo il massimo tribunale israeliano, infatti, il villaggio è costruito senza i necessari permessi (impossibili però d’avere per i palestinesi nelle aree controllate da Israele nella Cisgiordania occupata) e pertanto non vi è “alcun motivo per intervenire contro la decisione del ministro della difesa israeliano di demolire le sue strutture illegali”. La Corte suprema israeliana aveva poi stabilito che i suoi 180 abitanti, appartenenti alla tribù beduina dei Jahalin, saranno ricollocati da un’altra parte.
Non è chiaro ancora però dove. Secondo alcuni precedenti piani israeliani, i residenti dovrebbero essere trasferiti in un posto vicino ad una discarica ad Abu Dis, un sobborgo di Gerusalemme est. Qualunque sia il luogo di destinazione dei Jahalin, una cosa appare chiara: più che “ricollocazione” è in atto un vero e proprio trasferimento forzato di popolazione. Una deportazione che risulta ancora più inaccettabile per i Jahalin che sostengono che il futuro luogo di residenza scelto per loro da Tel Aviv non è adatto al loro stile di vita.
Contro la demolizione di Khan al-Ahmar si era espresso ieri nuovamente l’Onu. L’alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha infatti detto che la distruzione delle strutture presenti nel villaggio è una violazione del diritto internazionale e perciò ha esortato Israele ad abbandonare i suoi piani di demolizioni e a “rispettare i diritti dei residenti a restare nella loro terra”. La Società Civile per la Palestina, una rete tra 20 associazioni italiane, aveva lanciato un appello a fine maggio al nascente governo italiano, alle istituzioni della Unione Europea, alle Nazioni Unite, a tutte le forze della società civile e alle agenzie internazionali contro la demolizione e il trasferimento della popolazione.
La “scuola di gomme” è stata realizzata nel 2009 dalla ong italiana Vento di Terra su un progetto dello studio milanese ARCò. Si tratta di una struttura senza fondamenta, realizzata con pneumatici usati e progettata per fare fronte alle complesse normative e alle specifiche esigenze locali. Una struttura che, per caratteristiche costruttive e materiali utilizzati, è considerata un esempio nell’ambito dell’architettura bioclimatica. La scuola e la comunità sono state in questi anni sostenute dalla Cooperazione Italiana del Ministero degli Esteri, dalla Conferenza Episcopale Italiana, dalle Agenzie ONU e dalla Unione Europea e sono state meta di numerosi interventi e delegazioni a livello internazionale. Nena News