Nove film in una rassegna che accompagnerà Roma per un mese. Dopo gli eventi di gennaio, si riparte domani 2 febbraio fino al 23. Dal calcio a Gezi Park, dalla condizione femminile alla lotta di Rojava
di Rete Kurdistan Italia
Roma, 1 febbraio 2017, Nena News – “Venti di Mesopotamia” è una rassegna autorganizzata e itinerante di cinema sul Kurdistan e non solo. Per un mese dal 22 gennaio al 23 febbraio è a Roma con una serie di film – editi e inediti – che contribuiscono ad aprire o sguardo sulla realtà curda in Turchia e al confine con la Siria. Visioni da cui vogliamo partire per raccontare le condizioni di vita, le battaglie politiche, le storie e le scelte di chi oggi vive in un territorio – quello al confine tra la Turchia e la Siria – dove si consuma da 6 anni ormai, una delle battaglie più dure della guerra più lunga , complessa e disastrosa degli ultimi anni.
Nove film per raccontare diversi aspetti della storia della popolazione curda, che continua da più di quarant’anni a resistere nel panorama di un paese, la Turchia, dove ogni giorno si restringono sempre più gli spazi di libertà, si chiudono giornali e televisioni indipendenti. Un paese dove anche fare cinema di denuncia, se si è parte di una forza di opposizione, diventa sempre più difficile.
Una condizione troppo spesso dimenticata e tralasciata dai mezzi di informazione nostrani, relegata a questione di principio, quasi a dimenticare che dentro il coprifuoco, lo stato d’emergenza e gli arresti arbitrari vivono centinaia di migliaia di persone.
I FILM IN PROGRAMMA DA DOMANI:
2 febbraio ore 20.30, Cinema Detour, via Urbana 107
“Sara, tutta la mia vità è stata una lotta” di Dersim Zeravan
Una donna curda leggendaria, ribelle, intransigente. Una rivoluzionaria dai capelli rossi. Sakine Cansız, di cui sentiamo molto parlare, ma di cui sappiamo poco, ha lasciato la sua vita nelle pagine della storia raccontandola nel suo libro in tre volumi “Tutta la mia vita è stata una lotta”.
Nel documentario, Sakine viene raccontata attraverso le sue stesse parole e intervistando i suoi parenti e soprattutto le sue compagne e dai suoi compagni. Sakine Canciz è stata uccisa in un agguato a Parigi nel 2013, insieme ad altre sue due compagne, Leyla e Fidane. Il 24 gennaio del 2016 sarebbe dovuto iniziare a Parigi il processo, ma il principale accusato è morto poche settimane prima.
Dersim Zeravan: regista curda nata a Qamışlo, Kurdistan Rojava, Siria. Zerevan ha lavorato con il regista curdo Halil Dag nei primi anni del 2000. Ha partecipato a molti progetti di film come cameraman, assistente di regia e attrice. I suoi lavori comprendono — Beritan — Eyna Bêjne (Specchiera) — Dema Jin Hezbike (Quando una donna ama) — Nepaniya Rûye Me (Il segreto delle nostre facce) — Fermeskên Ava Zê (Lacrime cancellate) — Una canzone per Zagros — Tirej . “Sara” è il primo lavoro di Zerevan come regista. Attualmente sta lavorando a un progetto di film nel Rojava, Siria.
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3 febbraio ore 20 , Casale Falchetti, viale della Primavera 319/b
“Mustang” di Deniz Gazme Ergüven
Siamo all’inizio dell’estate. In un remoto villaggio turco Lale e le sue quattro sorelle scatenano uno scandalo dalle conseguenze inattese per essersi messe a giocare con dei ragazzini tornando da scuola. La casa in cui vivono con la famiglia si trasforma un po’ alla volta in una prigione, i corsi di economia domestica prendono il posto della scuola e per loro cominciano ad essere combinati i matrimoni. Le cinque sorelle, animate dallo stesso desiderio di libertà, si sottrarranno alle costrizioni loro imposte.
Deniz Gazme Ergüven: nata ad Ankara nel 1978, Deniz Gamze Ergüven ha avuto fin dall’infanzia una vita cosmopolita, segnata da numerosi viaggi tra la Francia e la Turchia prima, poi anche negli Stati Uniti. Cinéphile compulsiva, viene ammessa a frequentare la sezione regia alla Fémis di Parigi nel 2002, dopo aver conseguito la laurea in Lettere e un master in Storia africana a Johannesburg. Il film realizzato per l’esame del diploma, «Bir Damla Su» («Une goutte d’eau», 2006) viene selezionato alla Cinéfondation del Festival di Cannes e riceve un premio al Festival Internazionale di Locarno (sezione Pardi di domani).
Dopo aver concluso i suoi studi alla Fémis, Deniz Gamze Ergüven sviluppa un primo progetto di lungometraggio la cui storia si svolge durante le rivolte scoppiate nel 1992 nel sud di Los Angeles. Intitolato «Kings», il progetto, selezionato dall’Atelier della Cinéfondation, oltre che dal Sundance Screenwriter’s Lab, viene alla fine messo da parte a vantaggio di quello per «Mustang», scritto con Alice Winocour nell’estate del 2012. Storia di una liberazione, «Mustang» mostra la Turchia contemporanea attraverso uno sguardo forte e femminile. Deniz Gamze Ergüven l’ha girato nell’estremo nord della Turchia, nella regione di Inebolu, a 600 km da Istanbul.
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12 febbraio ore 18, Casale Alba 2, via Gina Mazza, Parco di Aguzzano – 14 febbraio ore 19.30, Nuovo Cinema Aquila, via L’Aquila 66
“Berno Ana” di Veysi Altay
Il giorno successivo al colpo di stato militare del 12 settembre 1980, Cemil Kirbayir fu arrestato. Nessuno ebbe più sue notizie a partire dal 7 ottobre 1980. La madre di Cemil, Berfo Kırbayır, per 33 anni, si è rivolta ad ogni pubblica autorità e istituzione statale per trovare i responsabili della sparizione di suo figlio e chiamarli in causa. Tuttavia, i suoi sforzi furono inutili. Nel 2011 il Consiglio Parlamentare Turco ha ammesso che Kırbayır è stato torturato e ucciso mentre era in prigionia. Ciononostante, non è stata rilasciata alcuna informazione relativamente al luogo dove è stato seppellito il suo corpo.
Questo documentario racconta della sparizione di Cemil mentre si trovava in detenzione e di sua madre Berfo, che per 33 anni ha lottato per ritrovare suo figlio. “Madre Berfo” è morta a 105 anni. Il municipio di Çankaya ad Ankara nel 2013 ha iniziato le procedutre per istituire e intitolare un parco a suo nome, con la costruzione di una statua in suo onore dallo scultore Metin Yurdanur.
Veysi Altay: nato nel 1976 ad Agri, ha lavorato per 18 anni come fotografo d’arte e di spettacolo, lavorando per giornali e nel cinema. Le sue foto sono state esposte in 5 mostre internazionali. Per 10 anni, inoltre, Altay ha lavorato con l’Associazione per i diritti umani in Turchia, dove coordinava gli uffici e la direzione generale, oltre a formare e progettare percorsi formativi a livello nazionale e internazionale. Ha condotto studi e stilato rapporti sulle mine antiuomo, sulla cultura del linciaggio, sul nazionalismo e sui lavoratori stagionali. Ha scritto per diversi giornali e riviste ed ha avuto un ruolo di coordinamento dentro Amnesty International, partecipando come oratore in diversi convegni e incontri internazionali. Ha scritto e diretto i documentari “Tornedo” e “State is the Perpetrator” (Lo stato tortura). Tra i suoi lavori anche un libro, “We, the disappeared” (Noi, gli scomparsi), disponibile in tre lingue.
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13 febbraio ore 18, Cineforum Domus, Viale Adriatico 20 - 14 febbraio ore 19.30, Nuovo Cinema Aquila, via L’Aquila 66
“NÛ JÎN” di Veysi Altay
Con lo slogan “La donna è vita. Vita è resistenza e la resistenza è Kobane”, il film descrive la vita quotidiana delle donne combattenti- Elif Kobane (18 anni), Viyab Peyman e Arjin, unitesi alle Unità di Protezione delle Donne (YPJ) nella loro battaglia contro ISIS. Il documentario racconta dell’assalto dell’ISIS del 15 settembre 2014 e della resistenza, durata 5 mesi, delle YPJ e delle Unità di difesa del Popolo ( YPG) attraverso lo sguardo di tre donne combattenti.
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16 febbraio ore 20, Cinema Palazzo, piazza dei Sanniti 9/a – 17 febbraio ore 19.30, Nuovo Cinema Aquila, via L’Aquila 66
“Yesil Kirmizi – Amedspor” di Ersin Kana
Questa storia racconta della città di Amed (Dyiarbakir). Una storia che parla di calcio dentro un conflitto armato.
Nella stagione 2015-2016, per la prima volta, la squadra Amedspor di Diyarbakir si è qualificata ai quarti di finale della coppa turca. Ha sfidato squadre di prima classe senza sconfitte, fino all’incontro finale con il Fenerbahce, da cui è stata eliminata. Ma anche il calcio è terreno di conflitto: la squadra è stata colpita da attacchi razzisti, i suoi sostenitori sono stati allontanati o sgomberati con la forza. Una storia di calcio che intreccia le vicende di una popolazione che resiste.
Ersin Kana: è uno sceneggiatore e regista curdo, ha indagato diversi aspetti del rapporto tra i cittadini e lo stato turco, raccontando, con il film “Cennetin Dususu”, le rivolte di piazza Taksim del 2013 contro la distruzione di Gezi Park.
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23 febbraio ore 20, Cinema Palazzo, piazza dei Sanniti 9/a
“1+8″ di Angelika Brudniak e Cinthya Madanski
La Turchia confina con otto paesi diversi: dalla Siria alla Grecia. Il film analizza i vari aspetti che scandiscono la vita delle comunità di frontiera, accompagnandoci in un viaggio nei villaggi situati da entrambi i lati di ciascun confine, uno in territorio turco e l’altro sul lato opposto. In queste 16 cittadine osserviamo così diversi modi di vivere e conosciamo i problemi sociali e politici specifici che le caratterizzano. Il profilo del paese prende così forma, tracciando sulla mappa i propri confini.
Angelika Brudniak: regista austriaca di Salisburgo, attualmente vive tra Vienna e New York. Attualmente sta lavorando a “If You See Something Say Something”, un film sui riti della vita quotidiana negli Stati Uniti. La sua filmografia include “Beni Cek” (2006) e “Summertime in Vienna” (2007).
Cynthia Madansky: regista, artista visiva e graphic designer. Recentemente ha realizzato un’installazione artistica dal titolo “La questione ebraica”. Laureata nell’Indipendent Study Program del Whitney Museum of American Art, ha conseguito il MFA alla Rutgers University.