In concomitanza con l’inizio dell’anno scolastico, si è innescato in Algeria un conflitto ideologico su lingua e identità dopo che è divenuta consuetudine l’insegnamento dei dialetti algerini già a partire dalla giovane età
Algeri - Il dibattito sull’insegnamento del dialetto algerino, che è un misto di arabo, francese e spagnolo, è riemerso a seguito delle esortazioni espresse durante una conferenza tenuta dal Ministero della Pubblica Istruzione nel mese di giugno – con la partecipazione di esperti in materia di istruzione – dove si invitava a continuare a insegnare la lingua araba agli studenti delle scuole primarie di età compresa tra i 5 e i 6 anni; i bambini utilizzano infatti dialetti colloquiali delle aree in cui vivono, in quanto non conoscono ancora l’arabo classico.
Questo “passaggio non pianificato” farebbe delle scuole algerine “la gatta sul tetto che scotta”, dal momento che gli oppositori denunciano i bassi livelli di istruzione, in maniera considerevole per quanto riguarda la conoscenza della lingua francese, dalle classi primarie fino all’università.
L’intensa polarizzazione
In breve tempo, le esortazioni hanno scatenato un caso di intensa polarizzazione tra l’élite intellettuale filo-francofona e il raggruppamento di quelli a favore delle politiche pro-localizzazione. Ognuno ha espresso il proprio parere sulle implicazioni dell’insegnamento dei dialetti sulla comunità algerina del futuro. L’esperto Nasser Jabi crede che la società algerina “si trovi ad affrontare un conflitto tra coloro che sostengono la lingua francese e coloro che sostengono la lingua araba, conflitto che interessa oramai le scuole e le istituzioni principali in cui le posizioni sono distribuite secondo le tendenze linguistiche e che ha portato al mancato riconoscimento del pluralismo linguistico. Anche se non siamo sicuri se sia meglio adottare la lingua dialettale a scuola, infatti, il problema riguarderebbe poi anche i metodi di come insegnarla”.
Il dibattito ha rivelato le ambiguità nel meccanismo dell’insegnamento dei dialetti che vengono utilizzati nel linguaggio comune. Mustapha Bin Omar, ministro dell’Istruzione negli anni ’80, ha detto: “La questione dell’insegnamento dei dialetti è confusa. Alcuni parlano la lingua madre, mentre altri parlano dialetti. Ciò rimane vago, anche per me. Non riesco a capire questo problema quando si arriva a dover prendere una decisione, dal momento che ogni area ha un proprio dialetto. Ho pensato che le esortazioni agli insegnanti al fine di utilizzare una lingua colloquiale – come è avvenuto anni fa – svaniscano quando inizia la lezione. Ma sembra che la raccomandazione abbia un’altra dimensione”.
I dialetti algerini differiscono da una zona all’altra in un paese che è grande più di 2,2 milioni di chilometri quadrati, con una popolazione di 40 milioni di persone. La costituzione del Paese prevede che l’arabo sia la “lingua ufficiale”, e riconosce la lingua amazigh come “lingua nazionale”, mentre la lingua francese non ha un riconoscimento ufficiale, anche se è molto diffusa a livello popolare nelle scuole e nelle università.
L’Inglese prima di tutto
La scrittrice Ahlam Mosteghanemi è una delle sostenitrici dell’arabo classico, contraria al tentativo da parte dei francofoni di eliminarlo secondo un’agenda prestabilita, a partire dalla rimozione dei linguaggi adottati dal sistema di istruzione.
Mosteghanemi ha fatto riferimento all’attuale “Francesizzazione” che ha preso le redini del potere. La lingua francese è stata ereditata dall’occupazione francese di 132 anni fa, rimanendo parte di vari aspetti della vita algerina, come nella scuola (a partire dal terzo anno) nei settori della finanza, degli affari e della stampa.
Secondo il Ministero delle Telecomunicazioni, 63 quotidiani sono scritti nella lingua di Voltaire, mentre sono 86 i giornali che pubblicano in arabo.
Più di mezzo secolo dopo l’indipendenza algerina, i difensori della lingua francese considerano quest’ultima ancora un “trofeo di guerra” che hanno guadagnato, anche se la Francia stessa si sta gradualmente affidando meno esclusivamente al francese. Tuttavia, la corrente dell’ “Arabizzazione” sta ancora cercando di eliminare questa lingua dai programmi di studio. In tal senso gli attivisti, a fianco dell’Organizzazione Nazionale dei Genitori degli Studenti, hanno lanciato una campagna nella quale viene chiesto che il francese sia ridotto nei programmi scolastici e venga sostituito con il linguaggio della scienza – l’inglese.
Nel giro di un paio d’ore, più di 4.000 persone hanno firmato una petizione sull’argomento. La petizione è stata inviata al Primo Ministro Abdel Malek Sallal, e comprendeva anche richieste per un rapido intervento ai fini della salvaguardia della lingua araba dal dialetto e dal francese.
Nella petizione, che è stata pubblicata sul sito web Avaz, si nota che gli organizzatori cercavano firmatari “per fare sentire la loro voce al governo algerino. La petizione verrà duplicata e presentata alle parti coinvolte e alla stampa dopo aver raccolto il maggior numero di firme possibili, dando così più forza alle richieste. Il francese non è più diffuso come prima nel mondo in molti settori. Si tratta di un piano per costruire un futuro promettente per i nostri figli”.
Riguardo alla richiesta di adottare l’inglese come prima lingua straniera nelle scuole algerine, gli esperti educativi affermavano che “è possibile che dobbiamo utilizzare di più il francese della Francia stessa, che ha diffuso le pubblicazioni dell’Istituto Pasteur in inglese e che include l’inglese nel suo curriculum a partire dalla seconda elementare?”. Gli osservatori ritengono che più di mezzo secolo dopo l’indipendenza dell’Algeria, la Francia è stata in grado di sferzare un duro colpo all’arabo – cosa che non riuscì a fare durante la colonizzazione del paese. In particolare, la Francia non sostiene i dialetti e insiste affinché si mantenga il suo linguaggio unificato, così come in altri paesi sviluppati.
Il ricercatore e docente universitario Noureddine Jawadi (Djamaa) ha detto che l’idea di insegnare la lingua dialettale o insegnare in dialetto e, alla fine, in arabo classico o lasciare quest’ultimo fuori dal curriculum scolastico “è un grave errore culturale e un abominio storico. È la strada sbagliata da prendere quando si parla di educazione”. Jawadi ha affermato che l’approvazione del dialetto ai fini dell’insegnamento è un errore educativo e un esempio di cattivo giudizio e comprensione. Ciò si va ad aggiungere alle vessazioni culturali del popolo algerino.
Il ministro dell’Istruzione algerino, Nouria Benghebrit, risponde ai critici con gli studi sui cervelli degli studenti condotti da neuroscienziati. Ha riferito che l’uso della lingua madre, o dialettale, in materia di istruzione aiuta a sviluppare importanti parti del cervello. Ha aggiunto che i risultati sono piuttosto bassi nelle province meridionali, dove gli studenti imparano l’arabo nelle scuole coraniche prima di andare a scuola regolarmente, a causa del modo in cui la lingua viene insegnata.
Con il conflitto intellettuale e sociale in corso le scuole algerine restano le maggiori vittime. È necessario cercare le cause sottostanti al graduale declino del livello di istruzione nel Paese. Nena News
(Traduzione dall’inglese a cura di Andrea Leoni)