Il virus rallenta la sua diffusione e cala la mortalità ma la malattia è ancora presente in molti Paesi e richiede l’attenzione e l’aiuto della comunità internazionale a Stati che restano poveri di risorse e strutture
di Federica Iezzi
Roma, 10 settembre 2015, Nena News – Passati più di 40 giorni dall’ultimo caso conosciuto e l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara per la seconda volta la Liberia ‘Ebola free’. Iniziano ora i 90 giorni di stretta sorveglianza. La trasmissione dell’infezione sembrava essersi arrestata, in Liberia, durante lo scorso maggio ma la malattia riemerse alla fine del mese di giugno, con sei nuovi casi e 143 nuovi contagi.
Dal dicembre 2013 in Liberia a causa del virus ebola sono morte 4.808 persone. I contagi sono stati 10.672.
Tutto parte da Guéckédou, una zona boschiva della Guinea Conakry, vicino al confine con Liberia e Sierra Leone. Dal primo caso riportato di ebola, nel dicembre 2013, l’Africa occidentale è stata devastata dall’infezione, con 28.073 casi confermati in Guinea, Liberia e Sierra Leone, e con 11.290 decessi. Documentati casi anche in Italia, Mali, Nigeria, Senegal, Spagna, Inghilterra e Stati Uniti.
Dopo quasi due anni, statisticamente, la velocità di trasmissione del virus in Guinea e Sierra Leone è arrivata al punto più basso. Nel mese di agosto ci sono stati dieci casi confermati in Guinea e quattro casi confermati in Sierra Leone, a fronte rispettivamente di 526 e 1.997 casi, durante il picco di trasmissione della malattia, nel novembre 2014.
Strategie di sanità pubblica sono tuttora in corso per rafforzare la sorveglianza contro l’infezione da ebola, per migliorare le capacità e le attività dei laboratori medici, per intensificare la formazione epidemiologica.
Secondo l’ultimo rapporto dell’OMS ci sono stati due casi confermati, segnalati la scorsa settimana in Guinea, nell’area di Ratoma della città di Conakry, un nuovo caso in Sierra Leone, il primo dopo due settimane. 410 pazienti rimangono ancora in follow-up nelle regioni occidentali di Conakry, Dubreka e Forecariah, in Guinea. Solo 48 in Sierra Leone, nel distretto di Kambia. Nessun paziente in follow-up in Liberia, tutti sono stati seguiti per 21 giorni dopo la guarigione.
Già in quarantena la piccola località di Sella Kafta, nel distretto di Kambia, nel nordovest della Sierra Leone, dove pare risiedesse la donna, che dopo aver contratto l’ebola, è deceduta la scorsa settimana. E proprio nella provincia di Sella Kafta, le prime 150 persone hanno ricevuto il vaccino sperimentale contro l’ebola VSV-EBOV, frutto della ricerca canadese. Testato già su circa 4.000 persone in Guinea, i risultati sembrano molto incoraggianti e definiscono la terapia ‘efficace al cento per cento’. In Guinea, dei circa 2.000 soggetti venuti a contatto con ebola, nessuno ha sviluppato il virus, dopo una vaccinazione immediata. Tra le 2.380 persone che invece hanno ricevuto il vaccino tardivamente, ci sono stati 16 contagi.
Mentre continua la discussione sul Favipiravir, farmaco antivirale messo a punto da ricercatori giapponesi, usato nella profilassi post-esposizione al virus. Nei test clinici, nei pazienti con bassa carica virale ematica, può fare la differenza, abbassando il tasso di mortalità dal 30 al 15%. Trial clinici sono ancora in corso a Guéckédou, Nzérékoré e Macenta in Guinea.
Costa d’Avorio, Gunea-Bissau, Mali e Senegal, che dividono i loro confini con uno dei tre Paesi maggiormente colpiti, sono nella lista dei Paesi africani ad altà priorità di supporto, stilata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’obiettivo è la copertura del livello minimo di scorte sanitarie per fronteggiare un eventuale spirale di contagi. Nena News
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