Oggi è il quinto anniversario della morte dell’attivista italiano Vik Arrigoni, ucciso a Gaza il 15 aprile 2011. Lo ricordiamo con una poesia che gli dedicò il poeta palestinese Ibrahim Nasrallah
della redazione
Gerusalemme, 15 aprile 2016, Nena News – Sono già trascorsi cinque anni dalla brutale uccisione di Vittorio Arrigoni, nella Striscia di Gaza. Molti di noi probabilmente ricorderanno bene cosa stavano facendo e dove si trovavano quando arrivò la notizia del suo rapimento. E ricorderanno ancora meglio quando annunciarono il ritrovamento del suo corpo senza vita. Ci sentimmo tutti più soli, nudi, perché sentivamo di aver perso un amico, un compagno, un riferimento, un ispiratore che era tale anche per chi lo aveva conosciuto solo tramite i suoi articoli e le sue parole scritte.
Vittorio è stato per anni la voce di Gaza in Italia e non solo. Tramite i suoi scritti abbiamo conosciuto Piombo Fuso e ci siamo indignati, abbiamo conosciuto i pescatori di Gaza e i contadini. Ma abbiamo anche riscoperto il significato vero di lotta comune, l’ormai dimenticato internazionalismo: oltre le frontiere, ci sono i popoli. Ci siamo fatti forza con due parole semplici, ma potentissime, “Restiamo umani”, una spinta, un sostegno, un monito per ogni tipo di lotta necessaria contro l’oppressione senza perdere di vista la propria umanità o quella che qualcuno prima di lui chiamava tenerezza.
Lo ricordiamo con una poesia scritta per lui dal poeta e scrittore palestinese, rifugiato in Giordania, Ibrahim Nasrallah. Solo uno degli esempi che raccontano da soli l’enorme amore che il popolo palestinese ha sempre avuto e ha per Vik:
“Hanno ucciso tutti
Hanno ucciso tutti
hanno ucciso tutti i minareti
e le dolci campane
uccise le pianure e la spiaggia snella
ucciso l’amore e i destrieri tutti, hanno ucciso il nitrito.
Per te sia buono il mattino.
Non ti hanno conosciuto
non ti hanno conosciuto fiume straripante di gigli
e bellezza di un tralcio sulla porta del giorno
e delicato stillare di corda
e canto di fiumi, di fiori e di amore bello.
Per te sia buono il mattino.
Non hanno conosciuto un paese che vola su ala di farfalla
e il richiamo di una coppia di uccelli all’alba lontana
e una bambina triste
per un sogno semplice e buono
che un caccia ha scaraventato nella terra dell’impossibile.
Per te sia buono il mattino.
No, loro non hanno amato la terra che tu hai amato
intontiti da alberi e ruscelli sopra gli alberi
non hanno visto i fiori sopravvissuti al bombardamento
che gioiosi traboccano e svettano come palme.
Non hanno conosciuto Gerusalemme … la Galilea
nei loro cuori non c’è appuntamento con un’onda e una poesia
con i soli di dio nell’uva di Hebron,
non sono innamorati degli alberi con cui tu hai parlato
non hanno conosciuto la luna che tu hai abbracciato
non hanno custodito la speranza che tu hai accarezzato
la loro notte non si espone al sole
alla nobile gioia.
Che cosa diremo a questo sole che attraversa i nostri nomi?
Che cosa diremo al nostro mare?
Che cosa diremo a noi stessi? Ai nostri piccoli?
Alla nostra lunga dura notte?
Dormi! Tutta questa morte basta
a farli morire tutti di vergogna e di sconcezza.
Dormi bel bambino”
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Aiutiamoli casa loro! Poi si denigra, si mistica, ci si dimentica. Non dimentichiamo, non facciamo dimenticare. Raccontiamo a chi non c’era, a chi era “distratto”.
Una poesia di straordinaria bellezza ed enorme intensità emotiva che testimonia la profondità del sentimento di uno dei più grandi poeti contemporanei nei confronti di Vittorio Arrigoni, un uomo giusto che ha sacrificato la sua vita per difendere le ragioni di un popolo oppresso.