Oxfam denuncia la distruzione di un magazzino di aiuti umanitari in un raid saudita nonostante la coalizione sapesse della sua presenza. Critiche a Riyadh per il blocco navale che ha fermato l’assistenza ai civili e per i bombardamenti non troppo mirati
della redazione
Roma, 20 aprile 2015, Nena News - A quasi un mese dall’inizio dell’offensiva della coalizione anti-Houthi in Yemen, cominciano a farsi sentire le critiche che le organizzazioni umanitarie rivolgono all’Arabia Saudita, leader delle operazioni aeree contro i ribelli sciiti, per la mancata protezione nei confronti della popolazione civile. I caccia di Riyadh hanno infatti colpito sabato scorso un magazzino gestito da Oxfam nella provincia di Saadah, storica roccaforte degli Houthi, distruggendo tutti gli aiuti umanitari e il materiale che l’organizzazione usa nei progetti di acqua potabile portati avanti ormai da alcuni anni nonostante Oxfam avesse comunicato alla coalizione le proprie coordinate e dato “informazioni dettagliate” sui propri centri logistici.
“Questo è un oltraggio assoluto – ha dichiarato Grace Ommer, direttrice di Oxfam in Yemen – soprattutto se si considera che abbiamo condiviso informazioni dettagliate con la coalizione sulle sedi dei nostri uffici e impianti di stoccaggio. Il contenuto del magazzino non aveva alcun valore militare: c’erano solo aiuti umanitari associati al nostro lavoro precedente a Saadah, e cioè portare acqua pulita a migliaia di famiglie”. Saadah è una delle province più povere del paese, simbolo palese di quell’esclusione che gli Houthi avevano denunciato con l’occupazione di Sanaa lo scorso settembre, chiedendo di essere integrati nei processi decisionali del Paese.
Il programma per l’acqua di Oxfam, grazie ai fondi di Unione Europea e del Governo svizzero, ha costruito reti idriche per portare acqua pulita a 70 mila persone che vivono nelle comunità rurali della provincia di Saadah. Prima dell’inizio dell’offensiva saudita, le stime delle organizzazioni internazionali parlavano di circa 10 milioni di persone senza accesso all’acqua. A quasi un mese dall’inizio della guerra, i dati diffusi dalla Fao parlano di circa 16 milioni di yemeniti in necessità umanitaria e senza accesso all’acqua potabile, tra cui 4,8 milioni in situazione di emergenza, mentre sarebbero circa 100 mila le persone già fuggite dal Paese.
Riyadh è stata molto criticata dalle organizzazioni internazionali all’inizio dell’offensiva per il blocco navale imposto allo Yemen che, seppur mirato al blocco delle armi destinate ai ribelli Houthi, colpiva soprattutto i carichi di aiuti umanitari che arrivavano nel Paese. Inoltre l’Arabia Saudita, pur avendo promesso di coprire interamente i costi della copertura umanitaria in Yemen (circa 274 milioni di dollari), continua a colpire infrastrutture vitali e zone residenziali sostenendo che gli Houthi “vi nascondano le armi” – come ha dichiarato il portavoce della coalizione generale Ahmed Asseri – pur dichiarando pubblicamente che “gli obiettivi vengono scelti per evitare vittime civili”.
Intanto la conta dei morti in Yemen sta rapidamente crescendo, con i bombardamenti della coalizione che si sovrappongono agli scontri tra milizie tribali e Houthi innescati quasi in ogni angolo del Paese. Al 14 aprile scorso, secondo l’Alto Commissariato Onu per i diritti umani, i combattimenti in Yemen avevano ucciso almeno 364 civili, tra cui almeno 84 bambini. Nella notte tra venerdì e sabato le vittime erano state circa 50. Le violazioni dei diritti umani e delle convenzioni della guerra si contano da tutti le parti e neanche gli ospedali vengono risparmiati dagli scontri tra ribelli sciiti, esercito regolare e milizie tribali.
Nessuna delle parti sembra voler cedere. Riyadh ha rifiutato l’invito del segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon a interrompere i raid come parte di un piano iraniano per un cessate il fuoco immediato di tutte le fazioni. L'”odiatissima” Repubblica islamica ha avuto per Riyadh parole molto dure, accusando la coalizione di condurre una “provocatoria campagna aerea militare” che prende di mira “indiscriminatamente zone residenziali, tra cui dei campi profughi, uccidendo e ferendo civili innocenti, in particolare donne e bambini”. Non mollano la presa neanche i ribelli Houthi, che per bocca del loro leader Abdulmalek al-Houthi hanno fatto sapere che non si arrenderanno mai davanti a “quest’aggressione selvaggia”.
“L’Arabia Saudita – ha detto il leader della guerriglia sciita in un messaggio televisivo, insistendo sul fatto che l’Iran non ha “nessuna influenza” in Yemen – non ha alcun diritto di interferire negli affari di un paese vicino. Il problema politico è un affare interno e spetta a noi a definire il nostro futuro”. Nena News
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