Attentati di stampo qaedista, rivendicazioni indipendentiste al Sud, gli Houti che continuano a occupare la capitale. Il Paese è lacerato da rivalità e scontri che ne minacciano la tenuta. Sullo sfondo gli interessi di potenze regionali e internazionali
della redazione
Roma, 9 dicembre 2014, Nena News – Due attentati kamikaze hanno fatto almeno sette morti e otto feriti in una base militare dello Yemen sud-orientale, a Seiyun, provincia di Hadramawt. Nel centro della cittadina, vicino alla sede del governo locale, è esploso anche un altro ordigno che non avrebbe fatto vittime.
Gli attacchi sono stati rivendicati con un tweet da al Qaeda che ha la sua roccaforte in quelle aree e che anche ieri avrebbe colpito le Forze armate yemenite nelle stessa provincia, a Shehr, uccidendo in un agguato due soldati e ferendone un altro. Questo attentato non è stato rivendicato.
Gli attentati odierni sono stati messi a segno con veicoli carichi di esplosivo, fatti esplodere dagli attentatori suicidi all’arrivo nella base di un convoglio su cui viaggiava un generale, le cui generalità non sono state rese note. La dinamica non è ancora chiara, ma le Forze armate del Paese sono nel mirino dei qaedisti, in un momento di caos in Yemen, teatro di violenze dopo la presa a settembre della capotale Sana’a da parte del movimento sciita Houthi, con la sua base al Nord, che non si è ritirato dalla città, nonostante l’accordo raggiunto con la mediazione delle Nazioni Unite.
Dalle aree settentrionali gli Houthi sono arrivati fino a Sana’a e nelle zone centrali e occidentali del Paese, senza peraltro incontrare una reale opposizione. Gli scontri tra i combattenti sciiti e l’esercito, ma anche con le milizie di al Qaeda e i clan del Sud, stanno destabilizzando lo Yemen, lo Stato più povero della Penisola Arabica e denominato ‘paradiso dei qaedisti’. Un Paese che è anche stato nel 2011 teatro di una rivolta che ha messo fine, con un accordo di elité imposto alla piazza dal Consiglio di cooperazione del Golfo, organismo dominato dai vicini sauditi, al trentennale potere dell’ex presidente Ali Abdullah Saleh.
Al potere è salito il suo vice Abd Rabbuh Mansur Hadi, ma adesso la sua supremazia è messa a dura prova. Ieri a fare le spese di questo caos che sta scuotendo il Paese è stato il generale Ahmed Ali al-Ashouel, Capo di Stato maggiore delle Forze armate, rimosso con decreto presidenziale e spostato al Consiglio consultivo, Camera bassa del Parlamento. E mentre Hussein Naji Hadi Khairan prendeva il suo posto, cinque esplosioni hanno colpito gli acquartieramenti degli Houthi nei sobborghi della capitale, con un bilancio di otto feriti.
Lo Yemen è un Paese poverissimo e interessato da profonde lacerazioni interne. Gli Houthi del Nord hanno preso le armi, al Sud le spinte indipendentiste, mai sopite, si aggiungono alle mire del braccio yementita di al Qaeda, considerato dagli Stati Uniti il più temibile tra tutti gli altri. Washington è stato autorizzato dal governo di Sana’a a impiegare i droni contro le basi qaediste e sabato ha tentato con un blitz di liberare due ostaggi nelle mani dei miliziani, ma l’operazione è fallita e i due uomini –uno statunitense e un sudafricano– sono rimasti uccisi.
Secondo gli analisti, in Yemen si sta combattendo una lotta per il potere tra sciiti e sunniti, che ha sullo sfondo una battaglia più grande, quella per la supremazia regionale tra l’Iran sciita e la dinastia sunnita che regna a Riad. Nena News