Gli ordigni rinvenuti nella zona di Saadah, roccaforte houthi, a 600 metri da un centro abitato. Ma l’Arabia Saudita nega, come nega anche la presenza di truppe della coalizione a terra: secondo le testimonianze del governo yemenita e dei cronisti, starebbero combattendo i ribelli sciiti ad Aden
della redazione
Roma, 4 maggio 2015, Nena News - E’ allarme, in Yemen, per i risvolti che sta prendendo la guerra lanciata dalla coalizione a guida saudita contro i ribelli sciiti Houthi. Human Rights Watch ha denunciato ieri l’uso di bombe a grappolo da parte dell’aviazione di Riyadh, nonostante le convenzioni internazionali lo vietino: gli ordigni, fotografati dall’organizzazione dopo il ritrovamento nella provincia di Saadah il 17 aprile scorso, sono del tipo BLU-108 e sono fabbricati dalla Textron, azienda americana che produce anche elicotteri, veicoli blindati e autoricambi.
Dopo aver messo insieme foto e testimonianze dell’uso di armi non convenzionali nel conflitto studiando anche le immagini satellitari, HRW ha denunciato che “gli attacchi aerei sauditi con bombe a grappolo hanno colpito aree vicino ai villaggi, mettendo in pericolo la popolazione”: gli ordigni sarebbero caduti in un campo coltivato a 600 metri da un centro abitato nella provincia di Saadah, roccaforte del movimento sciita al confine con l’Arabia Saudita. All’interno di ogni bomba, ci sono decine di piccole munizioni che, se inesplose, diventano sostanzialmente mine che possono scoppiare anche molto tempo dopo.
“L’Arabia Saudita – ha dichiarato Steve Goose, direttore di HRW – gli altri membri della coalizione e il fornitore, gli Stati Uniti, stanno violando lo standard globale che rifiuta le bombe a grappolo a causa della loro minaccia a lungo termine per la popolazione civile”. Uno standard globale sancito da un trattato del 2008 sul divieto di impiego di questi ordigni adottato da 116 paesi, ma non dall’Arabia Saudita e dai suoi colleghi della coalizione, né tantomeno dagli Stati Uniti, che usano ed esportano questo tipo di arma vantando un tasso di ordigni inesplosi inferiore all’un per cento.
Sembra che a Washington, più che il contrasto della minaccia iraniana in Yemen, prema il giro d’affari che ruota intorno alla vendita delle armi: i dati riportati da un articolo del portale Middle East Eye mostrano come l’Arabia Saudita sia diventata il principale importatore mondiale di armamenti, che vanta proprio gli Stati Uniti tra i principali fornitori. Solo nel 2013 – dopo una discesa culminata nel 2007 con meno di un miliardo di dollari di vendite di armi- Washington ha guadagnato circa 5,5 miliardi di dollari vendendo armi a Riyadh, attestando il giro di affari tra i due alleati ai massimi storici.
I sauditi negano di usare i controversi ordigni e, nonostante l’operazione “Tempesta Decisiva” sia stata dichiarata ufficialmente conclusa la settimana scorsa per lasciare spazio all’operazione “umanitaria” detta “Ripristino della speranza”, continuano i raid della coalizione, soprattutto nella zona di Aden: una serie di attacchi aerei venerdì scorso ha colpito un ospedale e un campo medico, uccidendo 58 civili tra pazienti e personale medico.
Riyadh accusa infatti i ribelli Houthi di nascondere le armi nelle scuole e negli edifici residenziali, colpendo spesso le infrastrutture civili: qualche giorno fa la coalizione ha bombardato il principale silos di grano della città giustificando l’attacco con la presenza di Houthi lì nascosti, ma di fatto aggravando la situazione umanitaria di una zona in cui il pane scarseggia da settimane.
Gli abitanti di Aden denunciano la prigione a cielo aperto in cui sono costretti a vivere, tra bombardamenti della coalizione e scontri tra esercito e miliziani fedeli al presidente Abd Rabbo Mansour Hadi con i ribelli sciiti che, a quanto riportano i media arabi presenti, occuperebbero ancora buona parte delle principali infrastrutture intorno alla città portuale.
La ciliegina sulla torta sembra essere arrivata: fonti del governo di Hadi hanno dichiarato alle agenzie stampa internazionali, tra cui AFP e Associated Press, che sarebbe cominciata l’operazione via terra della coalizione. Riyadh ha negato la presenza di suoi soldati, ma i funzionari governativi yemeniti parlano di “truppe limitate in missione di ricognizione”. Ma secondo la testimonianza di un cronista sul posto, soldati sudanesi ed emiratini starebbero combattendo contro i miliziani sciiti nell’area dell’aeroporto di Aden. Nena News
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