La città, roccaforte del partito islamico sunnita Islah, è caduta nelle mani dei ribelli sciiti Houthi che combattono per l’autonomia delle regioni settentrionali. L’Arabia Saudita promette aiuti al governo di Sana’a
della redazione
Roma, 9 luglio 2014, Nena News – La fuga in massa di decine di migliaia di famiglie dalla città settentrionale di Amran, circa 50 chilometri dalla capitale Sana’a, sta provocando l’ennesima emergenza umanitaria in Yemen, teatro dello scontro armato tra gli sciiti Houthi che rivendicano autonomia per le regioni settentrionali del Paese e che hanno catturato la città, e le truppe governative.
I morti sarebbero almeno 60 e i feriti 180, ma testimoni hanno riferito all’agenzia Reuters di decine di corpi per le strade, di almeno 200 morti, di cui 100 soltanto ieri, durante l’avanzata dei ribelli verso Amran, roccaforte della potente tribù Bani al-Ahmar i cui esponenti occupano posizioni di spicco nel partito islamico sunnita Islah, nelle Forze Armate e nel governo. La Mezzaluna Rossa ha detto di temere per la sorte di almeno 5.000 famiglie ancora intrappolate in città.
Lo scontro armato tra ribelli e truppe governative è ripreso la scorsa settimana, in seguito alla rottura della tregua raggiunta lo scorso 23 giugno. Le parti si accusano a vicenda: gli Houthi sostengono che unità dell’esercito fedeli al partito Islah sono avanzate verso la provincia di Jawf provocando la reazione dei ribelli, accusati invece dal governo di non avere rispettato gli accordi per la tregua, che prevedevano il ritiro da alcune posizioni catturate nei combattimenti iniziati a febbraio, quando gli Houthi hanno guadagnato terreno nella provincia di Amran.
I ribelli hanno detto di non avere intenzione di attaccare Sana’a, ma di combattere contro il partito Islah che, dicono, è sostenuto dalle Forze armate. Uno scontro che ha radici lontane e fa tremare lo Yemen da almeno un decennio. Il Paese, il più povero della regione, negli ultimi anni si è guadagnato la fama di “paradiso dei qaedisti”, soprattutto sauditi, che hanno le loro basi al Sud e contro cui gli Stati Uniti impiegano i loro droni. Attacchi che talvolta centrano obiettivi civili. La zona di Aden, inoltre, è l’approdo di migliaia di profughi dal Corno d’Africa. Lo Yemen nel 2011 è stato anche teatro di una rivolta popolare, sull’onda delle primavere arabe, che ha portato alla caduta dell’ex presidente Ali Abdallah Saleh, capo di Stato dall’unificazione, nel 1990, tra Yemen del Sud e Yemen del Nord che ha guidato dal 1978. Le sue dimissioni e la salita al potere del suo vice, Abed Rabbo Mansour Hadi, sono state mediate dal Consiglio di cooperazione del Golfo, sorta di Nato della Penisola arabica gestita dalla confinante Arabia Saudita
La precaria situazione del Paese preoccupa proprio Riad che si è impegnata sostenere Sana’a con una serie di aiuti, non specificati, concordati con il presidente yemenita in una recente visita. La scorsa settimana cinque guardie di frontiera saudite sono morte in un attacco al varco di Wadia messo a segno da combattenti di nazionalità sauditadi al Qaeda nella Penisola arabica. Il confine tra il regno wahabita e lo Yemen è poroso, zona di contrabbando e di traffico di armi e di esseri umani. Nena News